Riaprire per non fallire. Questo è il mantra dei governi di Francia, Grecia e Paesi Bassi che hanno annunciato l’inizio del processo di riaperture per tornare alla normalità dopo lockdown più o meno generalizzati, in vigore da sei mesi. Le situazioni epidemiologiche locali non sono delle migliori e suggerirebbero ulteriore prudenza. Il premier greco Kyriakos Mitsotakis ha annunciato che oggi riapriranno bar e ristoranti all’aperto a dal 3 maggio il coprifuoco sarà spostato alle 23. Già a marzo il governo ha riaperto i saloni di bellezza, i parchi archeologici, decidendo di eliminare il coprifuoco rafforzato nei fine settimana. Ecco perché stupisce fino a un certo punto il fatto che le misure verranno rimosse quasi del tutto entro la metà di maggio, compreso l’obbligo di quarantena per quei turisti, provenienti dall’Unione Europea, dal Regno Unito e dagli Stati Uniti, che sono stati vaccinati o che risultano negativi al Covid-19. Una mossa per trasformare la Grecia nella prima, grande meta turistica europea a riaprire agli stranieri prima della stagione estiva e per sottrarre visitatori ai paesi rivali.
Il turismo contribuisce al 20 per cento del prodotto interno lordo del Paese e impiega il 25 per cento della forza lavoro creando più di un milione d’impieghi. Per questo il governo greco vuole somministrare entro la fine di maggio 5 milioni di vaccinazioni, su una popolazione che arriva a quasi 11 milioni di abitanti. Si spera che questo sforzo possa servire ad accentuare la decrescita della curva dei contagi che, al momento, è in uno dei punti più alti dall’inizio della pandemia con una media settimanale di 2551 infezioni provocate dal Covid-19 (in leggero calo rispetto alle oltre 3000 del 5 aprile). La situazione nelle terapie intensive non è delle migliori: i posti letto occupati da persone colpite dal Covid-19 erano, sino ad alcuni giorni fa, circa 847, un livello significativamente alto.
I greci, almeno per il momento, appaiono esausti e poco speranzosi in una futura ripresa del settore turistico. Solamente il 5 per cento degli intervistati, come riportato da TornosNews, ritiene che la domanda nel settore turistico tornerà ai livelli pre-pandemici entro sei mesi, il 21 per cento pensa che ciò avverrà nel 2022, un altro 21 per cento punta sul 2023 e il restante 5 per cento di chi ha voluto prendere parte all’inchiesta non vede una ripresa prima del 2024.
Nonostante una media di 7700 infezioni provocate dal coronavirus ogni ventiquattro ore e il più alto tasso di occupazione delle terapie intensive da un anno a questa parte, i Paesi Bassi allenteranno le restrizione. Oggi è stato rimosso il coprifuoco finora in vigore tra le 22 e le 4:30 del mattino e mai accettato da una parte della popolazione. In un sondaggio di Hart van Nederland il 30 per cento dei residenti e la metà degli under 30 aveva apertamente dichiarato che non lo avrebbe rispettato.
La chiusura dei bar e dei ristoranti, decisa a ottobre, si era scontrata con una ferma opposizione da parte degli addetti ai lavori. E il ricorso giudiziario contro la serrata, poi respinto dai tribunali, aveva trovato l’appoggio del 60 per cento degli abitanti del Paese secondo quanto riportato da un sondaggio realizzato a ottobre 2020 da Hart van Nederland. Il 77 per cento degli abitanti riteneva, invece, che questi locali avrebbero dovuto continuare a essere aperti se in grado di rispettare le norme relative al coronavirus.
Ecco perché verranno riaperti bar e ristoranti all’esterno tra le 12 e le 18 con un massimo di due coperti per tavolo, si potranno ricevere due ospiti in casa ogni giorno e si potrà tornare nei negozi non essenziali senza prendere un appuntamento. La prossima fase delle riaperture avverrà l’11 maggio, ed eventualmente confermata il 3 maggio.
Le parziali aperture annunciate dal Primo Ministro Mark Rutte hanno provocato reazioni diversificate all’interno della società. Soddisfazione da parte dei proprietari delle attività economiche e dei sindaci, che chiedevano la riapertura da settimane, e scetticismo da parte dell’unità di crisi che collabora con il governo che aveva suggerito di aspettare più tempo e che ha chiarito come la decisione assunta dal governo sia politica. Le ammissioni in ospedale sono infatti in crescita così come il valore dell’indice di contagio RT, che è tornato a superare l’1. Buona parte dei sindacati ha invece mostrato soddisfazione e avrebbe gradito decisioni più audaci in questo ambito.
In Francia i luoghi della cultura e gli spazi all’aperto di bar e ristoranti dovrebbero riaprire alla metà di maggio mentre le restrizioni agli spostamenti all’interno del Paese verranno rimosse il 3 maggio, come confermato dal portavoce del governo Gabriel Attal. Il 26 aprile hanno riaperto anche le scuole materne e quelle primarie mentre il 3 maggio torneranno in classe gli studenti delle medie e dei licei.
Il sistema sanitario però è ancora sottoposto a forti pressioni. Nella giornata di domenica sono stati registrati 24.465 casi di Covid-19. Il numero di pazienti ospedalizzati è di poco superiore ai 30mila, tra questi ci sono quasi 6mila persone che si trovano in condizioni critiche. L’imposizione del terzo lockdown nazionale alla fine di marzo, deciso per prevenire la crescita delle infezioni e per evitare il collasso degli ospedali, è destinato ad avere conseguenze anche sull’auspicata crescita economica, che dovrebbe esserci nella seconda metà del 2021. Il ministro delle Finanze Bruno le Maire ne aveva parlato all’inizio di aprile specificando di essere ancora all’oscuro della reale portata dei danni inflitti ma chiarendo anche che l’obiettivo di una crescita del 6 per cento del Prodotto Interno Lordo avrebbe dovuto essere rivista al ribasso.
I francesi, come testimoniato da un sondaggio realizzato da Elabe all’inizio di aprile, sembravano aver perso fiducia nel proprio esecutivo. Il 75 per cento riteneva che le misure di restrizione sarebbero state prolungate dopo il 2 maggio, la data in cui, secondo quanto dichiarato dal presidente della Repubblica Emmanuel Macron, dovrebbe terminare il confinamento. Il 19 per cento aveva dichiarato di non voler rispettare il divieto di allontanamento a più di 10 chilometri dal proprio domicilio e il 68 per cento riteneva che le riaperture di metà maggio non avrebbero avuto luogo nei tempi previsti. Una significativa maggioranza esprimeva critiche nei confronti delle misure annunciate da Macron per frenare l’epidemia. Il 68 per cento le riteneva non efficaci, il 67 per cento non coerenti, il 63 per cento non giuste e per il 61 per cento non tenevano conto del benessere dei cittadini.