«Tutti hanno in mano dei sondaggi e anche se non vedo l’ora che arrivi il periodo in cui saranno vietati, una cosa è certa: a Milano centrodestra e centrosinistra si equivalgono. A spostare da una parte all’altra i voti sono i candidati». Anche dopo la rinuncia di Gabriele Albertini a correre per il centrodestra nelle prossime comunali milanesi, il sindaco Beppe Sala, candidato per il centrosinistra, al Corriere dice: «Non mi sento la vittoria in tasca».
Anche per questo, forse, le liste che l’appoggiano rischiano di raddoppiare rispetto al 2016. Oggi siamo a sei, ma si potrebbe arrivare otto se Calenda presenterà una sua lista autonoma. «Se ci sono comunità che si fanno avanti e hanno voglia e disponibilità a presentarsi mi dico perché no? In un momento in cui tanti fuggono dalla politica e si fa fatica a trovare i candidati sindaci, avere tante persone che si mettono in gioco mi sembra una buona notizia», dice Sala, che a marzo ha annunciato la sua adesione ai Verdi europei. «La differenza rispetto al passato è la partnership con i Verdi e nel frattempo la nascita di nuove forze politiche».
Sala racconta che Calenda gli ha confermato «la volontà di esserci con un proprio simbolo. Dopodiché se sarà solo Azione o Azione con altri lo vedremo entra metà giugno. Più gente si avvicina alla politica in questa fase storica e meglio è. Cerco però di rispettare sempre un principio a me caro, quella della competenza».
Quanto al rapporto con il Pd, spiega: «Dico da tanto tempo che si dovrebbe favorire la nascita di nuove forze politiche. Se da Milano arrivassero dei segnali, non sarebbe male per il Paese. È chiaro che il Pd è il mio “azionista di maggioranza” a cui porto grande rispetto, ma è altrettanto chiaro, e lo dico da anni, che bisogna aprire il campo».
E l’alleanza con i Cinque Stelle? «Sono stato tra i primi in Italia a dire che bisogna guardare ai Cinque Stelle. Oggi sono in una fase delicata perché devono rimettere a punto la loro governance. Mi auguro che Conte diventi ufficialmente il loro leader e che contestualmente ci sia una dichiarazione chiara della loro collocazione nell’alveo del centrosinistra. Il motivo per cui oggi credo sia meglio andare separati è che si trovano nel mezzo del fiume e dobbiamo capire su che sponda sbarcano. Vorrei però chiarire che la decisione di andare separati è di entrambi».
A chi lo ha invitato (Albertini, ma anche il suo assessore Maran, esponente del Pd) ad allargare il perimetro sia a destra sia a sinistra, risponde: «Abbiamo delle idee chiare sul futuro di Milano che possono interessare anche gli elettori di altre forze politiche moderate. Li guardo con rispetto e capisco le loro logiche. Riconosco anche che finché il conservatorismo è stato forte ci sono stati meno spazi per derive populiste. Parlare a tutti i cittadini è sempre giusto, immaginare operazioni politiche poco chiare meglio di no».
A Milano, spiega il sindaco, «dobbiamo confermare il mondo ampio del centrosinistra e insieme rassicurare che non siamo dei pazzi scriteriati e che si possono portare avanti politiche ambientali non in maniera ideologica ma migliorando l’ambiente e creando lavoro. Ribadisco: non sono favorevole ad allargamenti estemporanei a altre forze politiche. E poi di che partiti si sta parlando? Il centrodestra non è tutto uguale. Ad Albertini rispondo che a Milano non ci sono le condizioni per governare insieme alla Lega. Primo perché abbiamo una visione diametralmente opposta della società. Secondo, anche se a Roma accettano una Lega di lotta e di governo, io no. Detesto l’idea che si possa essere di lotta e di governo».
Ma sulle grandi scelte che aspettano la città su come gestire e usare i fondi del Pnrr non esclude una eventuale collaborazione con l’opposizione. «Il prossimo Consiglio comunale sarà chiamato ad avere un ruolo ancor più importante, ma spero ardentemente che l’esigenza di confrontarsi sul futuro della città sia l’occasione per il Consiglio di fare un salto logico rispetto alle polemiche fine a se stesse», dice. «Possiamo costruire una commissione ad hoc, trovare anche altre formule anche se non sappiamo ancora come verranno assegnate le risorse».