La novità dovrebbe essere contenuta nel prossimo decreto sostegni bis. Come avevamo anticipato su Linkiesta, il presidente dell’Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro (Anpal) Mimmo Parisi sarà sostituito da un commissario. Il professore del Mississippi, padre dei navigator fortemente voluto da Luigi Di Maio per lanciare il reddito di cittadinanza, decadrà con tutta la governance dell’agenzia, compreso consiglio d’amministrazione e direttore generale.
Sparirà la figura del presidente e ci sarà solo un direttore. E verrà poi creata una divisione specifica sulle Politiche attive al ministero del Lavoro, per riportare le funzioni di indirizzo e coordinamento dentro il dicastero guidato da Andrea Orlando, con un decreto di riorganizzazione del ministero.
Il ministro Orlando lo ha spiegato ieri sera a Otto e mezzo su La7: «Stiamo intervenendo su Anpal per cambiarla». E il cambio era atteso ormai da tempo, chiesto e preteso proprio da Palazzo Chigi con l’arrivo di Mario Draghi, a fronte dei risultati scadenti degli ultimi due anni e il software promesso e mai realizzato. Ma oggi, in due interviste rilasciate a Repubblica e La Stampa, Mimmo Parisi sembra del tutto sorpreso.
«Non ne so niente, sono all’oscuro di tutto. Nessuno mi ha avvertito», dice a Repubblica Parisi, travolto in questi anni dalle polemiche anche per le spese pazze mai rendicontate legate soprattutto ai suoi voli in business class per gli Stati Uniti, da dove è appena rientrato. «Sono letteralmente senza parole, speechless», ripete alla Stampa.
«Non una parola dal ministro Orlando», spiega. «E mi stupirebbe che avesse agito alle mie spalle: è persona seria e capace, abbiamo un buon rapporto. Se però così fosse, sarebbe una decisione politica grave. Da rispettare, ma grave». Eppure alla Stampa Parisi ammette di non aver mai incontrato Orlando: «Gli ho chiesto un incontro dal primo giorno in cui si è insediato, e l’ultima richiesta risale appena a lunedì scorso. La segreteria mi ha detto che mi avrebbero fatto sapere. Gli avrei detto: non ci sono problemi, ma mi faccia uscire con dignità». Eppure, dice, chi aveva incontrato Orlando aveva rassicurato Parisi che avrebbe portato a termine il mandato.
Se sarà fatto fuori, comunque, tornerà in Mississippi. «Ma non sono mai andato via. Torno a insegnare all’università», spiega. E proprio i suoi incarichi in Mississippi in questi anni sono stati oggetto di polemiche perché potenzialmente incompatibili con la carica di presidente dell’Anpal.
Finora c’erano stati i Cinque Stelle a proteggerlo, nonostante gli scarsi risultati e le polemiche innescate attorno alla sua figura. Lui dice che i grillini sono contrari alla sua destituzione. Ma anche Luigi Di Maio sembra averlo scaricato. «Falso! Falso all’inverosimile!», risponde Parisi. «Con Luigi ho un rapporto bellissimo, ci sentiamo regolarmente». Forse, dice, neanche Di Maio sa che vogliono farlo fuori. Per Parisi «è una manovra politica. Queste voci girano da tempo e sono ancora qui. Questa è l’Italia del pettegolezzo». Eppure ora circola una bozza della norma con i cambi in Anpal. «L’ho vista», dice Parisi, «ma il ministro non mi ha contattato».
E poi annuncia che la prossima settimana «usciremo con dati favolosi sulla ricollocazione». In più, aggiunge, «stiamo lavorando su Industry Academy con accordi in Puglia, Emilia Romagna, Sicilia, Campania». E allora perché vorrebbero farlo fuori? Parisi ripete che si tratta solo di «una valutazione politica. C’è una disfunzione nella governance di Anpal, un cortocircuito tra regioni, ministero e Agenzia che da tempo segnalo. Ma ho le mani legate. Diciamola tutta: a Parisi non gli hanno fatto toccare palla, questa la verità. Eppure ho fatto tanto. Ho anche assunto i precari».
Poi dice che «bisogna essere controversi per cambiare le cose. Rompere gli interessi costituiti, come dice il premier Draghi». E aggiunge che su di lui «sono state dette e scritte solo falsità». Per due anni e mezzo dice di essere stato «tenuto in ostaggio, diffamato e infangato».
Perché «il reddito di cittadinanza non è stato capito». E «non mi lasciano lavorare», ripete. «Eppure c’è bisogno di accompagnare lavoratori e imprese in modo nuovo, ora più che mai. Ma nessuno mi ha avvertito di niente. E quindi per ora resto, vado avanti con Industry Academy e i nuovi numeri del Reddito di cittadinanza. Favolosi, vedrà».