Il governo dovrebbe completare oggi la “cassetta degli attrezzi” del Recovery Plan, approvando il provvedimento per le assunzioni nella pubblica amministrazione finalizzate all’attuazione degli investimenti e delle riforme chieste dalla Commissione Ue. Dovrebbe essere un decreto in versione leggera, però, limitato al reclutamento del nuovo personale destinato al Pnrr, per un numero complessivo intorno alle 25mila unità.
Ieri sera, alle 18.45, è stata convocata la riunione della cabina di regia con il premier Mario Draghi, a cui è toccato il compito di bloccare il tentativo di allargare le maglie del decreto a ulteriori ingressi di personale. Non ci sarà quindi un’infornata generalizzata, come qualche ministro avrebbe voluto. È stato raggiunto tuttavia un compromesso – come racconta il Messaggero – che prevede la possibile autorizzazione del Tesoro a ulteriori ingressi una volta che saranno definiti dettagliatamente i progetti. Ma in ogni caso dovranno essere assunzioni legate all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Il provvedimento contiene essenzialmente le procedure per i nuovi inserimenti, che saranno soprattutto a tempo determinato. La formula è quella di contratti di cinque anni (tre con l’opzione di altri due), allineati con la durata temporale del Pnrr destinato a concludersi entro il 2026. I nuovi arrivati, però, se operano bene, avranno poi buone possibilità di essere confermati nella pubblica amministrazione, perché il loro lavoro rappresenterà un titolo preferenziale per futuri concorsi.
Ci saranno poi altri canali di ingresso: quello relativo ai professionisti, per il quale entrerà in gioco il portale unico del reclutamento “modello Linkedin” che potrà essere alimentato anche dai relativi Ordini professionali, e quello riservato a studiosi con particolari competenze. In più dovrebbe essere ampliata la possibilità di attingere a dirigenti esterni.
Il punto-chiave è la velocità del reclutamento. Le procedure di selezione, incentrate su un colloquio, dovrebbero terminare al massimo in 100 giorni in modo da rendere il nuovo personale operativo il prima possibile. Un altro nodo da sciogliere nel provvedimento riguarda il trattamento economico: l’idea è far crescere le retribuzioni effettive attraverso lo sblocco dell’attuale tetto al salario accessorio. Si studiano anche meccanismi finalizzati a garantire un’adeguata presenza di donne e giovani nel nuovo contingente di dipendenti pubblici: tra le ipotesi quella di allargare la quota femminile nelle commissioni di concorso.
La giustizia sarà destinata ad assorbire circa 22mila figure professionali, con l’impegno di ridurre significativamente la durata dei processi. Per 5.350 nuovi dipendenti (ingegneri e tecnici informatici) il compito sarà aiutare gli tribunali e procure a modernizzarsi, mentre 16.500 giuristi, economisti e laureati in scienze politiche lavoreranno in modo specifico nei nuovi “uffici del processo”. Altre 340 nuove figure professionali saranno destinate alla giustizia amministrativa.
Tra i nuovi ingressi c’è poi quello dei 1.000 professionisti della task force digitalizzazione, che dovranno aiutare specificamente la pubblica amministrazione a ripensare e velocizzare le sue procedure. Altre figure specializzate andranno a collaborare con gli enti territoriali, Regioni e Comuni, che attualmente non sono in grado – in molte aree del Paese – di gestire i progetti europei nei rigidi tempi previsti. Ci sono poi le 350 assunzioni destinate alla Ragioneria generale dello Stato.