Il blocco dei licenziamenti italiano è «superfluo» e «tende a influenzare la composizione, ma non la portata dell’aggiustamento del mercato del lavoro». La valutazione emerge dalle raccomandazioni di primavera, pubblicate ieri dalla Commissione europea, che offrono un’analisi approfondita della situazione economica italiana.
I tecnici di Bruxelles di fatto bocciano la misura in vigore da marzo 2020, ricordando che «l’Italia è l’unico Stato membro che ha introdotto un divieto generalizzato sui licenziamenti dall’inizio della crisi Covid-19». Ancor più pesante il passaggio successivo: «Un confronto con l’evoluzione del mercato del lavoro in altri Stati membri che non hanno introdotto questa misura suggerisce che il blocco dei licenziamenti non è stato particolarmente efficace e si è rivelato superfluo in considerazione dell’ampio ricorso a sistemi finalizzati al mantenimento del posto di lavoro».
Ma c’è di più. La Commissione boccia il provvedimento anche perché, scrivono, «avvantaggia i lavoratori a tempo indeterminato a scapito di quelli a tempo determinato come gli interinali e gli stagionali». Per questo, «più a lungo è in vigore e più rischia di essere controproducente perché ostacola il necessario adeguamento della forza lavoro alle esigenze aziendali».
Ecco il passaggio:
Da Bruxelles sottolineano che la misura è in vigore per tutto il mese di giugno e che per alcune categorie è stata prolungata fino al prossimo ottobre. E «potrebbe addirittura rivelarsi controproducente. Più a lungo è in vigore e più rischia di essere controproducente perché ostacola il necessario adeguamento della forza lavoro alle esigenze aziendali».
La Commissione europea insomma dà un altolà ai sindacati, al Pd e anche alla Lega che negli ultimi giorni si era affiancata ai Democratici nella richiesta di prorogare ulteriormente il blocco dei licenziamenti. E sposa la linea di Palazzo Chigi, delle imprese e di Confindustria.
La valutazione viene fatta in base al criterio dell’elasticità media dell’occupazione nell’Ue, che misura la reattività del mercato del lavoro rispetto ai cambiamenti economici. La media europea è stata dello 0,25 nel 2020 rispetto allo 0,24 registrato in Italia. Ci sono poi Paesi come Germania e Francia – fanno notare da Bruxelles – che sono riusciti a contenere l’impatto della crisi sull’occupazione senza introdurre «il divieto assoluto di licenziamento».