Oltre un miliardo di fumatori di sigarette in tutto il mondo dovrebbero poter accedere a prodotti di nicotina più sicuri e adeguatamente regolati come i dispositivi elettronici e i prodotti a base di tabacco riscaldato, ma questo approccio è contrastato ai livelli governativi da molti Paesi e dall’Oms. Questa, in sintesi, la posizione e la preoccupazione degli esperti intervenuti all’ottava edizione del Global Forum on nicotine (Gfn), una tra le più importanti conferenze internazionali sul tema, incentrata sul ruolo dei prodotti a base di nicotina nella riduzione dei danni legati al fumo, conclusasi pochi giorni fa a Liverpool.
Nel corso del summit sono stati molti gli interventi di rilievo che hanno lanciato un allarme rispetto ai pregiudizi della politica sul vaping e sul tabacco riscaldato, oltre alle fake news attorno al mondo dei prodotti alternativi alle bionde tradizionali, che continuano a godere di un approccio blando da parte dei policy makers e dell’opinione pubblica, nonostante sia provato che costituiscano una delle maggiori cause di malattie cardiovascolari nel mondo.
«Nonostante ci siano numerose ricerche che dimostrino come il vaping sia il 95 per cento più sicuro del fumo tradizionale, e che le sigarette elettroniche non incoraggino il consumo di tabacco, l’opposizione dell’Organizzazione mondiale della sanità si è consolidata ancora di più con il passare del tempo, spingendo per il divieto assoluto o una regolamentazione estremamente stringente nei confronti di questi prodotti», ha scritto Christopher Snowdon, dell’Institute of Economic Affairs (Iea), aggiungendo che in questo modo l’Oms va ad influenzare le politiche dei singoli Paesi, diffondendo «giudizi negativi sul vaping che non corrispondono all’evidenza scientifica».
Snowdon non si è fermato qui, allertando la platea di Liverpool su come, ormai, la posizione oppositiva dell’Oms sui prodotti alternativi alle sigarette sia ormai diventata un rischio per la salute pubblica globale: «L’opposizione incessante al vaping e ad altri prodotti meno dannosi a base di nicotina sta diventando una minaccia alla salute globale: in mancanza di segnali positivi da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità, la prossima conferenza delle parti del segretariato dell’Oms, il Fctc, in programma per il prossimo novembre pone dei rischi importanti non solo per il vaping, ma anche per la salute pubblica».
I governi che riconoscono l’importanza del contributo di questi prodotti al contrasto ai danni provocati dal consumo di tabacco, ha continuato, dovrebbero cogliere l’occasione della conferenza per ribadire nuovamente il loro punto di vista e «cessare i loro finanziamenti al segretariato Fctc, se l’Oms continuerà a diffondere disinformazione in merito alle sigarette elettroniche».
Insomma, la scienza sta andando avanti, ma sul tema dei danni del fumo sta facendo dei passi indietro a causa di influenze negative provenienti non solo dalla politica, ma anche da correnti interne: in particolare, sulle sigarette elettroniche si assiste a un progressivo deterioramento in termini di ricerca, consapevolezza delle persone – minore anche ora che abbiamo una conoscenza molto più approfondita sul tema – e soprattutto in materia di regolamentazione.
Un esempio negativo è l’India, che l’Organizzazione mondiale della sanità ha ricompensato dopo che hanno annunciato il divieto delle sigarette elettroniche, o anche «alcuni Paesi europei che stanno portando avanti campagne contro il vaping lamentando una eccessiva diffusione tra i giovanissimi», ha detto Snowdon, sottolineando la necessità di fare campagne di informazione in grado di correggere questa «crescente ignoranza sui fronti sociale e politico, che sta portando a politiche sempre più restrittive».
A fronte di questo, Gerry Stimson, professore emerito dall’Imperial College di Londra e direttore del forum, ha ricordato come «si stima che 98 milioni di fumatori adulti in tutto il mondo siano già passati a prodotti a base di nicotina ma con meno sostanze dannose» e che nonostante l’opposizione dell’Oms alle politiche di riduzione del danno, «le Autorità Sanitarie del Regno Unito incoraggiano il passaggio dei fumatori che non smettono alle sigarette elettroniche, che oggi sono l’aiuto più diffuso per abbandonare le sigarette. In Giappone le vendite di sigarette sono diminuite di un terzo grazie all’introduzione dei prodotti a tabacco riscaldato. Ora la sfida è rendere accessibili questi prodotti anche a chi vive in Paesi a basso reddito».
Il punto nodale per gli esperti è quindi che le alternative per la riduzione del danno funzionano, ma «le istituzioni, la politica e una certa parte di scienziati puntano a screditare l’approccio di riduzione del danno da fumo con attacchi che screditano coloro che hanno un’opinione diversa dalla loro», come ha sottolineato Konstantinos Farsalinos, Università di Patras e School of Public Health dell’University West Attica in Grecia.
Uno scenario preoccupante, mentre il 20% della popolazione mondiale (fonte Oms) continua ad avere il vizio del fumo con, si stima, circa 7 milioni di persone che si ammalano ogni anno in tutto il mondo a causa delle sigarette. Per chi da anni consuma uno o pacchetti al giorno, passare ai prodotti alternativi apporterebbe dei benefici, a livello fisico e respiratorio. Almeno, buon senso direbbe questo. Ci auguriamo che anche i regolatori e l’Oms se ne convincano presto.