«Il prossimo sarai tu» gli ha fatto sapere Oleg Gajdukevich vicepresidente della commissione affari internazionali del parlamento bielorusso dopo la notizia dell’arresto del giornalista Roman Protosevich in seguito al dirottamento del volo Ryanair Atene-Vilnius. Lo stesso giorno Pavel Latushko, ex ministro della cultura bielorusso ed ex diplomatico è uno dei pochi esponenti con esperienza di governo e di diplomazia internazionale a essersi schierato contro Aleksandr Lukashenko ha visto la sua faccia sulla tv nazionale affiancata all’immagine di un cappio.
Latushko è quello che si è visto di meno sui media europei ma come ex ambasciatore, prima a Parigi e poi a Madrid, è uno degli esponenti più abili e connessi dell’opposizione bielorussa e per questo motivo anche uno dei più odiati da Aleksandr Lukashenko il quale gli fa ha fatto sapere che lo «strangolerebbe con le sue stesse mani». Latushko conosce bene i meccanismi della diplomazia europea e soprattutto quelli delle relazioni bilaterali con cui Minsk aggira le sanzioni e sfugge all’isolamento.
Dal 2019 Latushko era il direttore del Yanka Kupała National Academic Theatre, il teatro più antico del Paese ma con l’arrivo delle proteste dell’estate 2020 ha deciso di passare dalla parte degli oppositori. La decisione gli è costata caro. Prima ha visto la sua casa imbrattata di vernice rossa a Misnk e poi con l’inasprirsi delle repressioni ha è fuggito all’estero. Ora vive sotto scorta a Varsavia.
Latushko, lei giovedì ha depositato alle autorità polacche una denuncia contro Aleksandr Lukashenko e altri ufficiali bielorussi.
Le autorità polacche dopo avermi ascoltato hanno aperto un fascicolo per minacce contro Alexander Lukashenko, Nikolai Karpenkov, il viceministro degli interni, e Ivan Tertel, il direttore del Kgb bielorusso. Lukashenko ha detto pubblicamente più volte che mi strangolerebbe con le sue stesse mani, ha ripetuto in pubblico che i dissidenti che sono scappati all’estero saranno trovati e puniti. Ivan Tertel parlando alla Tv di stato bielorussa ha spiegato che il Kgb ha una tradizionale esperienza nel ritrovare i dissidenti all’estero e che tutti i traditori, perché così ci chiamano, saranno trovati e puniti. Hanno messo 15 di noi su una lista dei ricercati, la lista su cui vi sono i nomi di Svetlana Tsikhanovskaya e Roman Protosevich e il mio, per i reati a noi imputati in Bielorussia è prevista anche la pena capitale. Il giorno dopo il dirottamento del volo Ryanair Oleg Gajdukevich, il vicepresidente della commissione affari internazionali del parlamento, ha detto pubblicamente che io dovrei essere il prossimo a essere rapito e portato a Minsk, lo stesso giorno in Tv è apparsa la mia foto a fianco a quella di un cappio. Queste sono le minacce che subisco ogni giorno e per questo ho presentato una denuncia all’ufficio del procuratore di Varsavia.
Lei ha lavorato nel gabinetto di Lukashenko e conosce il suo sistema di potere. Qual è la strategia del dittatore bielorusso?
Lukashenko ha strutturato tutta la storia esperienza politica sulla convinzione che rimarrà al potere fino all’ultimo dei suoi giorni. In seguito a una delle più grandi manifestazione dell’opposizione è apparso in Tv e ha annunciato che manterrà il potere anche da morto, sostenendo che governerà dall’altro mondo. Parlava del fatto che recentemente ha firmato un decreto con indicazioni precise su come distribuite le cariche di potere in caso di un suo decesso. Lukashenko è un dittatore che oggi mantiene il potere grazie alla forza militare e tiene il Paese in uno stato di terrore costante. L’apparato statale, anche chi non lo supporta, è paralizzato dalla paura di un uomo disposto a tutto pur di mantenere il potere.
Le sanzioni approvate dall’Unione europea non rischiano di isolare ulteriormente la Bielorussia?
No, lei sbaglia, come sbagliano in molti in Europa. Non ci sono alcune sanzioni reali da parte dell’Ue contro la Bielorussia. Se lei si riferisce alla lista di restrizioni contro Lukashenko, la sua famiglia e altri ufficiali a cui è stato vietato l’ingresso in Ue, queste non sono sanzioni, sono misure a Lukashenko fanno solo ridere. Sono sanzioni persino inferiori a quelle applicate nel 2011 dopo gli arresti dei candidati dell’opposizione prima delle elezioni. Chi conosce l’argomento sa di cosa parlo, tutto ciò è ridicolo, i politici si interrogano sul fatto che le sanzioni non siano il modo giusto di agire e così finiscono per non fare niente, per apparire senza coraggio e senza potere. Credete che le sanzioni non funzionino? Mettete delle sanzioni vere e poi vediamo.
Però dopo l’annessione forzata della Crimea da parte della Russia la chiusura dei voli aerei e delle banche spinsero gli abitanti della penisola ucraina a un dipendenza totale da Mosca. Non rischiamo di fare lo stesso con la Bielorussia?
No, La situazione non è lontanamente paragonabile, il livello di repressione e violenza messo in campo da Lukashenko non ha niente a che vedere con ciò che è accaduto Crimea, se vuole fare un paragone lo faccia con la Corea del Nord, la differenza però è che in Corea del Nord forse non vogliono cambiare perché non hanno mai visto il resto del mondo, ma i bielorussi invece hanno viaggiato, conoscono l’Europa, hanno internet e non vogliono vivere cosi. Sui sondaggi posti sulla piattaforma delle opposizioni creata della società civile bielorussa oltre il 64% si è mostrato favorevole alla sospensione del sistema bancario Swift per esempio. Oltre 400.000 persone hanno votato al quel sondaggio, e lo sa perché? Lo sa perché la gente è d’accordo a farsi congelare il conto in banca? Perché i bielorussi preferiscono vivere pochi mesi sotto sanzioni che una vita intera sotto il terrore. Oltre 35.000 persone sono state arrestate durante le manifestazioni degli scorsi mesi e 12 hanno perso la vita, gli studenti vengono arrestati solo perché escono per strada, nelle prigioni avviene ogni tipo di torture, i media indipendenti sono stati silenziati, ma perché perdiamo tempo a parlare dell’efficacia delle sanzioni?
A proposito di Russia, crede che Putin rimarrà trincerato nella difesa di Lukashenko?
Credo e spero che il Cremlino possa giocare un ruolo positivo in questa storia. Lo scorso agosto quando Vladimir Putin ha detto che il Mosca avrebbe supportato il popolo bielorusso ci siamo illusi. Ma poi quando abbiamo visto Putin intensificare i rapporti con Lukashenko, siglare accordi di cooperazione civile e militare abbiamo capito che ci eravamo sbagliati. Credo che Putin sottovaluti quando importante sia il supporto del popolo bielorusso per qualsiasi decisione sul futuro del Paese. Se il Cremlino è disposto a pagare qualsiasi cifra pur di salvare Lukashenko, bene che la paghi, ma io non credo che sia così, non credo che siano disposti a pagare per sempre, basta rendere quel prezzo molto alto e vedrete che lo abbandoneranno in fretta. Come rendere quel prezzo più alto è molto semplice, sarò ripetitivo ma servono le sanzioni. Leggo spesso nei giornali europei il concetto che con le sanzioni la Bielorussia cadrebbe nelle braccia di Mosca.
Non teme che la Bielorussia possa cadere vittima della partita tra Mosca e Bruxelles ?
Dalla mia esperienza di 25 anni in diplomazia le dico la storia del nostro paese è a un punto cruciale e se le sanzioni non vengono imposte subito, se non si aiuta il popolo bielorusso a prendere il controllo del suo Paese adesso, nel giro di due o tre anni il confine tra Russia e Bielorussia sarà solo una formalità, perché il vero nemico all’indipendenza della Bielorussia è Lukashenko che è disposto a vendersi il Paese pur di rimanere al potere. Detto questo, non credo che la Russia sarà mai capace o vorrà mai fare un atto di violenza nei nostri confronti, non riesco neanche a immaginare l’idea di truppe russe che sparano su cittadini bielorussi, la Russia intera non capirebbe sarebbe un colpo potente all’immagine di Putin. Imponete delle sanzioni vere per colpire Lukashenko e il suo regime e vedrete che la soluzione apparirà molto più vicina e più chiara di quel che credete.
È possibile dialogare con Lukashenko alla luce dei crimini e delle azioni che ha descritto?
Io sono un diplomatico, e credo che il dialogo sia sempre possibile. Ma Lukashenko è il tipo di persona che non apre un dialogo a meno che non sia sicuro di avere il controllo sul risultato e quindi fino al momento in cui l’Europa non dimostrerà a Lukashenko che il più forte al tavolo non è lui non sarà utile dialogare. L’Europa non può essere solo un influencer dei diritti, deve agire. È da mesi che riceviamo espressioni di solidarietà, ma queste parole irritano e basta i bielorussi poiché sono solo parole, ma servono azioni. Mi faccia aggiungere una cosa importante riguardo al suo Paese, ho informazioni sul fatto che il governo italiano stia considerando di offrire le lettere credenziali come ambasciatore della repubblica di Bielorussia ad Anatolij Glaz, l’attuale portavoce del ministero degli esteri, un fidato di Lukashenko. L’Ue ha ammesso che le elezioni non sono state regolari, che Lukashenko è un dittatore non eletto e l’Italia cosa fa? Accetta la nomina del portavoce del ministro degli esteri come ambasciatore? Sareste i primi in Ue ad accettare un nuovo ambasciatore da un governo illegittimo. Se ciò dovesse accadere vi rendete conto di come questo ci farebbe sentire?