Bisogna riconoscere che la destra italiana sta mettendo su un fantastico meccanismo illusorio facendo finta, con Matteo Salvini, di sapersi sintonizzare, perfino aiutandolo, con il disegno riformatore di Mario Draghi e facendo contemporaneamente finta, con Giorgia Meloni, di condurre un’opposizione senza quartiere a quello stesso Mario Draghi: eppure i due, con l’avallo di un Silvio Berlusconi nella parte del cavalier servente, si presenteranno insieme alle elezioni senza la minima preoccupazione di dover spiegare tanta incoerenza.
Già, è tutto finto sul palcoscenico della destra italiana. Ognuno recita una sua parte finché il copione piace a un pubblico abituato a questo e altro – due governi di segno opposto guidati dal medesimo presidente del Consiglio la dice lunga su dove siamo arrivati in quanto a moralità della politica. È questo il formidabile gioco delle parti recitato ogni sera dalla compagnia della destra italiana, a imitazione grottesca del celebre “Giuoco delle parti” di Luigi Pirandello, commedia scritta nel 1918, gran successo teatrale con almeno altri due capolavori, “Così è, se vi pare” (di cui abbiamo scritto a proposito della indecifrabilità della situazione politica italiana) e “Sei personaggi in cerca d’autore” che prossimamente ricorderemo a proposito dei capi del centrosinistra.
Nel “Giuoco delle parti”, dunque, Pirandello mise in scena non solo l’ambiguità borghese dei personaggi ma l’assurdità delle convenzioni formali: il protagonista, Leone Gala, è un razionalissimo e lucido consorte tradito dalla moglie Silia con il bel Guido Venanzi: quando, dopo una serie di peripezie, s’imporrà la sfida a duello con un altro uomo ancora, Leone avrà buon gioco a sottrarsi alla sfida spiegando che tocca a Guido: è lui in realtà il “vero” marito di Silia e toccherà a lui soccombere nel duello. Vince la ragione, in un certo senso, ma a prezzo della vita. Così, la finzione diventa l’anticamera dell’assurdità, anche se nel breve periodo pare funzionare, così come effettivamente il gioco pare giovare alla destra italiana.
La cosa incredibile è che nessuno metta in discussione l’irrazionalità persino immorale di un’alleanza politica fra un partito di governo (anzi, due) e un altro che sta all’opposizione: «Ma come?», è logico obiettare, «votando la destra unita si vota per l’europeismo e le riforme sostenute da Salvini nella misura in cui appoggia il governo Draghi o si vota contro il medesimo europeismo e le medesime riforme secondo il credo meloniano?».
Questa contraddizione non viene rinfacciata ai due campioni della destra: dove sono i grandi conduttori dei talk, le grandi firme del giornalismo, gli scrittori incensati? Per quanto riguarda Berlusconi c’è poco da dire, ha fatto dell’ambiguità la sua cifra politica dal 1994, mentre più strano è che persone come Mara Carfagna e tanti altri dentro Forza Italia non pongano la questione in termini ultimativi. E il risultato, molto da Italietta, è questo: è come se la finzione di Matteo e quella parallela di Giorgia facessero parte di un “giuoco” non solo legittimo ma addirittura raffinato e dunque meritevole di essere premiato.
Se c’è un destino cinico e baro a danno della sinistra spesso sta proprio qui: mentre a quest’ultima nulla viene perdonato in quanto ad ambiguità e contraddizioni, anche giustamente, a destra si tollera senza battere un ciglio la truffa che verrà perpetrata quando si andrà a votare. Il giuoco delle parti le consente di sommare i meriti del governo Draghi e le proteste contro di esso, come se il marito Leone Gala potesse associarsi all’amante della moglie Guido Venanzi, dentro un meccanismo perverso che infatti Pirandello scioglie nel dramma, non nella vittoria. Ma nella grande commedia borghese del drammaturgo agrigentino, alla fine non resta che una stupefatta amarezza per il cinismo di regole finte, per l’assurdità di una vita falsa e non reale.
E qui? Possibile che la politica sia addirittura al di sotto dell’ambiguità del teatro? È normale, fuori di metafora, che in testa ai sondaggi ci sia una coalizione spaccata come una mela sul punto più qualificante della politica, vale a dire l’atteggiamento politico e parlamentare sul governo della Nazione soprattutto in un momento così delicato per gli italiani? Finora è così. Vedremo già alle elezioni amministrative se questi giochetti reggeranno. Soprattutto capiremo più avanti se la compagnia Salvini-Meloni con la partecipazione straordinaria di Berlusconi saprà recitare due parti in commedia e che cosa resterà di questo “giuoco” quando sarà calato il sipario.