Microonde russe?La storia dei funzionari americani affetti dalla Sindrome dell’Avana

Tra il 2016 ed il 2017, il personale diplomatico e i servizi segreti degli Stati Uniti a Cuba hanno iniziato ad avvertire malesseri diffusi e insoliti. Negli ultimi anni i casi sono diventati 130 e hanno colpito anche sul suolo americano e nello staff della Casa Bianca. Ancora non si conoscono le cause, ma la Cia non esclude che la Russia possa essere coinvolta in questa faccenda

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Diversi funzionari del governo statunitense sono stati colpiti da malattie improvvise e misteriose negli ultimi anni. La Cia, il dipartimento di Stato, il Pentagono, tutte le principali agenzie governative si sentono sotto attacco. Un fenomeno da non sottovalutare per l’amministrazione Biden. Nel 2016 un alto funzionario di stanza Cuba accusò i primi sintomi di quella che poi avrebbe preso il nome di “Sindrome dell’Avana”. Dopo di lui la stessa sindrome avrebbe colpito altre persone, funzionari americani in altre aree del mondo.

Non tutti reagiscono allo stesso modo, i sintomi sono molto diversi da caso a caso: si va da emicranie fortissime a spossatezza, dalla perdita dell’equilibrio a nausea e vertigini e acufene. A oggi il conto totale è arrivato a 130 persone colpite. Ma ancora non si conoscono con certezza le cause della Sindrome dell’Avana: lo scorso dicembre un documento del governo statunitense indicava l’esposizione diretta e intermittente a onde elettromagnetiche ad alta frequenza come la causa più plausibile.

«A partire da dicembre 2016, alcuni funzionari hanno detto di sentirsi come bombardati da una particolare pressione nella testa. Altri dicevano di aver sentito suoni simili a un immenso sciame di cicale che li seguiva di stanza in stanza, ma quando aprirono una porta verso l’esterno i suoni si fermarono bruscamente. Altri ancora hanno riferito di sentirsi come se si trovassero in un raggio invisibile di energia. Le esperienze sono talmente varie che i medici del governo hanno avuto difficoltà a formulare una diagnosi coerente», ha scritto Adam Entous sul New Yorker in un articolo lungo, dettagliato e ricco di aneddoti riguardo funzionari colpiti dalla Sindrome dell’Avana.

Uno dei racconti riguarda un alto ufficiale della Cia andata a Cuba, in un viaggio segreto, nell’estate del 2017. Stava dormendo nella sua stanza all’Hotel Nacional quando si è svegliata sentendo uno strano ronzio e una sensazione di intensa pressione nella testa.

Pochi giorni dopo, rientrata al quartier generale della Cia, iniziò ad avere problemi alla vista e all’equilibrio che le rendevano impossibile leggere o guidare. A quel tempo l’ufficiale era il membro di più alto grado della Cia ad ammalarsi di questa sindrome.

L’incidente ha convinto Mike Pompeo, ex direttore della Cia, a chiudere la stazione dell’agenzia a L’Avana. E Rex Tillerson, ex Segretario di Stato, ha ritirato i diplomatici statunitensi dal Paese.

«Dopo gli eventi a Cuba, ci sono stati alcuni incidenti potenzialmente correlati che la Cia ha cercato di gestire internamente: uno di questi ha coinvolto un ufficiale dei servizi segreti che, a fine 2017, si è svegliato in una stanza d’albergo a Mosca con forti vertigini. Solo nell’estate del 2020, dopo che due membri dello staff della Casa Bianca hanno riportato episodi simili alla sindrome dell’Avana, che i loro capi hanno deciso di condurre un’analisi a livello di governo, riaprendo il dossier», si legge nell’articolo del New Yorker.

I 130 casi di Sindrome dell’Avana – tutti potenziali, viste le difficoltà nel formulare diagnosi – non riguardano solo spie e diplomatici impegnati a Cuba, ma funzionari di ogni tipo e in ogni parte del mondo, dalla Colombia al Kirghizistan, dall’Uzbekistan all’Austria. Oltre ai casi negli Stati Uniti: almeno quattro sono funzionari della Casa Bianca dell’amministrazione Trump.

Era accaduto ad esempio a un alto funzionario del Consiglio di sicurezza nazionale, lo scorso novembre.

Era rientrato da poco da un viaggio di lavoro all’estero e sedeva alla sua scrivania nell’Eisenhower Executive Office Building, di fronte all’ala ovest, nel parco della Casa Bianca. A fine giornata aveva lasciato l’edificio e si era diretto verso la sua macchina parcheggiata a poche centinaia di metri, tra la Casa Bianca e il monumento a Washington.

Mentre camminava aveva iniziato a sentire un ronzio nelle orecchie. Un attimo dopo aveva ogni sensibilità nel corpo e iniziato ad avere difficoltà a controllare il movimento delle gambe e delle dita. Non riusciva nemmeno a parlare.

Prima di raggiungere la sua auto era caduto a terra e si era reso conto di non essere in condizione per guidare. Era riuscito ad aprire l’app Lyft sul telefono e aveva chiesto di essere portato in ospedale. Quando era arrivato al pronto soccorso aveva pensato «probabilmente non uscirò vivo da qui».

I medici in un primo momento aveva pensato che potesse avere un ictus, ipotesi poi scongiurata da una risonanza magnetica. Anche gli esami del sangue non avevano rivelato nulla di insolito. I medici perplessi gli hanno che sospettavano che avesse sofferto di una strana forma di emicrania. Ci sono volute circa due ore prima che potesse tornare a parlare. Quando è uscito dall’ospedale, il giorno dopo, aveva ancora un forte mal di testa.

Una delle chiavi di questa storia è che a livello scientifico i medici ancora non hanno chiarito perfettamente di cosa si tratta, da cosa dipendano i sintomi, chi colpisca, quando. «Anche i dati a disposizione sono estremamente incoerenti. Fino a poco fa le agenzie avevano i propri conteggi interni di possibili casi di sindrome dell’Avana, ma non esisteva un insieme comune di criteri per determinare cosa contasse come caso e cosa no. Ogni agenzia aveva la propria idea di come individuare i parametri», si legge sul New Yorker.

In tutto questo c’è una singolare correlazione con la Russia. Alcuni casi di Sindrome dell’Avana riguarderebbero alti ufficiali di stanza in Paesi con una forte presenza di esercito o intelligence di Mosca.

Secondo i dati di geolocalizzazione, infatti, più di una persona affetta dalla sindrome si trovava nelle vicinanze dei veicoli del Gru – un servizio d’intelligence dell’esercito russo – quando ha iniziato a manifestare i sintomi.

Per alcuni vertici delle agenzie statunitensi questa informazione è stata a lungo la pistola fumante che incriminava la Russia, ma c’è stata una certa riluttanza da parte della Cia e del Dipartimento di Stato a chiamare in causa i russi: l’Amministrazione Trump non ha mai voluto puntare il dito contro Vladimir Putin e i suoi uomini senza avere una certezza totale sulla questione.

«Gli alti funzionari sia dell’amministrazione Trump che di quella Biden – scrive il New Yorker – sospettano privatamente che la Russia sia responsabile della Sindrome dell’Avana. La loro ipotesi di lavoro è che gli agenti del Gru abbiano puntato dispositivi a onde elettromagnetiche contro i funzionari statunitensi per raccogliere informazioni dai loro computer e dai loro telefoni. Solo che questi dispositivi possano causare gravi danni se puntati direttamente contro le persone. Tuttavia, negli ultimi quattro anni le agenzie di intelligence statunitensi non sono state in grado di trovare alcuna prova a sostegno di questa teoria, per non parlare di prove sufficienti per accusare pubblicamente la Russia».

L’amministrazione Biden sembra più orientata della precedente a considerare l’ipotesi dell’attacco russo. L’attuale direttore della Cia, William Joseph Burns, in carica dal 19 marzo, avrebbe detto in privato ai suoi colleghi dell’amministrazione e ai membri del Congresso che crede che si tratti di attacchi deliberati.

«Le agenzie per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti hanno in corso un programma per sviluppare contromisure efficaci», sottolinea Adam Entous sul New Yorker, «e attualmente stanno studiando cosa si potrebbe fare per costruire un dispositivo in grado di causare lesioni cerebrali simili a quelle osservate nei pazienti con sindrome dell’Avana: gli scienziati di un laboratorio militare hanno già messo in agenda la sperimentazione sui primati per studiare gli effetti di certe radiazioni». E ovviamente nel frattempo alcuni medici incaricati dalla Cia stanno cercando una via per perfezionare il trattamento delle persone colpite della Sindrome dell’Avana.

Per quattro anni, gli analisti della Cia sapevano che Trump e i suoi più stretti alleati politici facevano finta di non vedere l’intelligence che puntava il dito contro la Russia. Ma adesso la musica è cambiata. Burns ha rassicurato che, indipendentemente da ciò che trovano, non dovrebbero temere uno stop da parte della Casa Bianca. «Molti dei migliori consiglieri di Biden – conclude il New Yorker – nelle riunioni a porte chiuse si dicono convinti che la Cia alla fine sarà in grado di ricondurre la sindrome dell’Avana alla Russia».

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