Un favore a PutinCome la Turchia ha sfruttato la questione bielorussa per riavvicinarsi alla Russia

La Nato ha condannato il dirottamento del volo a Minsk voluto da Lukashenko, ma non ha fatto menzione di nuove misure punitive contro il regime. A causare questo cambio di passo sarebbe stata Ankara per rimediare alla vendita di 24 droni alla Polonia che aveva indispettito il Cremlino

LaPresse

Dopo un parziale riavvicinamento alla Nato e all’Ue, Ankara ha usato la questione bielorussa – che da mesi tiene impegnati l’Unione e gli Stati Uniti – per correre in soccorso della Russia. Una mossa certamente non disinteressata e che permette alla Turchia di ricucire i rapporti con Mosca dopo alcuni recenti momenti di tensione. 

Ankara ha preso le parti di Kiev a seguito del massiccio dispiegamento di militari russi al confine dell’Ucraina e ha recentemente approvato la vendita di ventiquattro droni di Bayraktar Tb2 alla Polonia. Sia il sostegno offerto dalla Turchia al presidente ucraina Volodymyr Zelens’kyj che il contratto appena firmato con Varsavia per il rafforzamento delle capacità militari di uno Stato noto per il suo sentimento anti-russo non sono piaciute al Cremlino. E il rischio di ripercussioni si è fatto sempre più alto, costringendo la Turchia a correre ai ripari. 

Il comunicato Nato
Secondo quanto riportato dalla Reuters, la Turchia è corsa in aiuto della Russia durante l’incontro organizzato dalla Nato per discutere del dirottamento dell’area Ryanair operato dalla Bielorussia al fine di arrestare Roman Protaevch. Un atto che lo stesso segretario generale Jens Stoltenberg aveva definito «oltraggioso» e in risposta al quale Polonia, Lituania e Lettonia avevano chiesto l’imposizione di nuove sanzioni. 

Ma le conclusioni della Nato sono state diverse da quelle che ci si aspettava. Nel documento finale l’Alleanza ha condannato quanto accaduto in Bielorussia, ma non ha fatto menzione di nuove misure punitive contro il presidente Aljaksandr Lukashenka. A causare questo cambio di passo sarebbe stata la Turchia, che ha anche fatto sì che dalle conclusioni venisse eliminato ogni riferimento alla liberazione di Protaevch, come invece richiesto da altri Paesi. La presa di posizione della Turchia ha generato malcontento principalmente tra i Paesi europei, maggiormente impegnati nell’imposizione di nuove sanzioni contro Lukashenka a seguito del dirottamento di un aereo battente bandiera irlandese. La mancata risposta da parte della Nato lascia così sola l’Ue e indebolisce tra l’altro il potere coercitivo dell’Alleanza, regalando una vittoria al presidente bielorusso e alla Russia, sua alleata. 

D’altronde l’obiettivo finale della mossa turca era proprio quello di ingraziarsi Mosca e cercare di ricucire almeno in parte i rapporti con la Federazione russa in vista anche dell’inizio della stagione estiva. I turisti russi rappresentano una fetta importante del settore turistico della Turchia e Ankara non può permettersi improvvise limitazioni da parte della Russia agli spostamenti dei suoi cittadini. Non dopo il crollo registrato dal settore turistico nel 2019 a causa del Covid. Nuove sanzioni contro la Bielorussia e le sue compagnie aree o l’obbligo di non sorvolare lo spazio aereo bielorusso avrebbero tra l’altro danneggiato la stessa Turchia, che può vantare un alto numero di tratte da e per Minsk gestite dalla Turkish Airlines. In ultimo, permettere che la Bielorussia venisse sanzionata per aver arrestato un giornalista e per la repressione dell’opposizione interna sarebbe controproducente anche per Ankara stessa. La Turchia, soprattutto dal 2016 a oggi, ha assunto un atteggiamento sempre più repressivo nei confronti della sua popolazione e di qualsiasi voce critica nei confronti del Governo, per cui non ha alcun interesse nel creare dei precedenti che potrebbero essere un giorno applicati contro di lei. 

I droni alla Polonia
Ma la mano tesa alla Bielorussia serve anche a controbilanciare l’accordo firmato con la Polonia per la vendita di 24 droni di fabbricazione turca, poco apprezzato da una Russia che guarda con sempre maggiore preoccupazione alla diffusione dei velivoli turchi in aree di suo interesse. I Bayraktar Tb2 si trovano già in Libia, Siria, Qatar, Azerbaijan, Ucraina, coprendo così un’area che va dal Mar Mediterraneo al Baltico, dal Mar Nero al Golfo Persico toccando molto presto anche l’est Europa. Nonostante le ripercussioni nei rapporti con la Russia, la vendita di droni a Varsavia rappresenta un’importante vittoria diplomatica per la Turchia, che per la prima volta esporterà armi in un Paese membro sia della Nato che dell’Unione europea e fortemente attivo contro la Russia. 

Così facendo, Ankara ha potuto lanciare un chiaro segnale alla Nato e agli Stati Uniti, segnalando la sua intenzione di collaborare nella difesa del Vecchio continente e di difendere il fianco est dell’Europa, oltre a quello sud. Il territorio europeo così come l’area del Mediterraneo non sono più la preoccupazione primaria degli Stati Uniti, maggiormente interessati all’Oriente estremo, e la Turchia ha visto in questo disimpegno americano l’opportunità per espandere la propria influenza in una zona che reputa di sua competenza. Se non proprio di sua proprietà. Presentarsi come potenza impegnata nel contenimento della Russia, tuttora percepita come una minaccia soprattutto dai Paesi dell’Europa orientale, fa quindi il gioco della Turchia. A patto però che Ankara riesca in altre occasioni ad accattivarsi il favore della Russia, con la quale non può permettersi cattivi rapporti.

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