È un passo avanti, non uno indietro, ascoltare le posizioni espresse dalla destra e accettare un compromesso sul ddl Zan contro l’omotransfobia. Il perché lo spiegano due esponenti di spicco di Italia Viva: la ministra per le Pari opportunità Elena Bonetti in un’intervista alla Stampa, e il deputato Ivan Scalfarotto in un intervento sul Foglio.
È in nome della tutela dei diritti Lgbt – dice Bonetti – se Italia Viva ha presentato un nuovo testo che va incontro alle posizioni di Matteo Salvini e Giorgia Meloni e dei cattolici più conservatori. Così com’è, spiega la ministra, in Senato «la legge ha altissime probabilità di non passare e questo non permetterebbe di tutelare le persone Lgbt». Ma «se si vuole rischiare la conta in aula sapendo che si andrà a perdere, ognuno poi si assumerà la responsabilità delle proprie scelte. La verità è che siamo di fronte a un dibattito che riguarda l’intera maggioranza e il Pd è fermo su posizioni preconcette ma sa bene che in una votazione a scrutinio segreto i numeri non ci sono e non sono i voti di Italia Viva a mancare. Sarebbe preferibile mettere in campo lo strumento più alto che ha la democrazia per approvare una legge: la politica, che è il dialogo tra posizioni diverse».
La proposta di Italia Viva, aggiunge, «risponde alle criticità che sono emerse e cerca un compromesso che permetta di difendere l’obiettivo della legge di condannare e punire ogni violenza omofobica e transfobica. Il testo di Scalfarotto, sottoscritto anche dal Pd, è buono anche perché fa un salto culturale, centra la condanna sulle motivazioni omofobiche e transfobiche di chi agisce violenza senza categorizzare le vittime da tutelare, con il rischio di dimenticare alcune potenziali vittime».
La ministra spiega che «Italia viva ha lavorato alla Camera sul testo Zan che già prevedeva l’identità di genere con grande attenzione per trovare il miglior compromesso possibile in modo da ottenere l’approvazione. Se questo compromesso al Senato non appare più in grado di reggere alla prova dei voti, Italia Viva si assume il compito di lavorare anche in Senato per trovare il miglior compromesso e arrivare all’approvazione». E aggiunge: «Vorrei ricordare che sul versante che riguarda le azioni concrete antidiscriminatorie previste dal ddl, al ministero delle Pari Opportunità stiamo già operando. Penso ad esempio alle case rifugio per le vittime Lgbt di violenze».
Sulla Giornata nazionale contro l’omofobia, altro nodo per la destra, «a soluzione proposta da Italia Viva va ribadisce «l’importanza dell’autonomia scolastica nelle scelte pedagogiche». Mentre sulla libertà di espressione, «nella proposta Scalfarotto – che comunque ci tengo a ribadire era stata firmata anche da Zan – si tolgono alcuni rilievi e complicazioni e ci si focalizza sulla motivazione della violenza. A me sembra che il testo sia anche più chiaro».
E sul Foglio è proprio Ivan Scalfarotto, deputato di Italia Viva, omosessuale unito civilmente, a spiegare il perché delle modifiche proposte in un intervento sul Foglio. «La mia massima aspirazione sarebbe di vivere in un un’Italia “olandesizzata”, uno di quei posti dove si lavora per spingere sempre più avanti e sempre più in alto l’asticella delle libertà individuali», spiega. «Fosse per me, le leggi italiane sarebbero sempre le più avanzate e aperte del mondo». Ma, aggiunge, «rapidamente ho capito che l’unica possibilità di farcela era quello dell’avanzamento progressivo delle libertà. Che tutti i passi in avanti che abbiamo fatto in Italia sono stati dovuti a leggi forse imperfette, ma che hanno cambiato in profondità il nostro Paese. Certo, mai in modo rivoluzionario». Dal divorzio che richiedeva sette anni di separazione legale alla legge sull’aborto con il cavallo di Troia dell’obiezione di coscienza, e anche una legge sulle unioni civili che ancora in qualche modo discrimina tra famiglie etero e gay. Ma, «bisogna ringraziare chi ha evitato la trappola del “meglio nessuna legge che questa legge”, che alla fine tristemente ti lascia sempre senza nessuna legge».
La situazione con il ddl Zan è di nuovo questa, spiega Scalfarotto: «Se aspirare a una legge secondo me molto ben scritta con il rischio concreto che non sia approvata, o se provare a portare a casa una norma che protegga efficacemente persone lesbiche, gay, bisessuali e trans dall’odio, dalla violenza o dalla discriminazione». Il deputato di Italia Viva ammette di essere stato sempre «molto scettico sulla volontà della Lega, nonostante gli annunci, di trovare un compromesso accettabile». Ma «vedremo presto se la dichiarata volontà di approvare la legge “anche domani” fosse un bluff oppure no».
Il punto di mediazione proposto da Davide Faraone, prendendo in prestito il ddl di Scalfarotto – firmato anche dallo stesso Alessandro Zan – «non modifica in alcun modo la portata di garanzia della legge: passare dalle parole “fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere” alle parole “fondati sull’omofobia e la transfobia” non modifica minimamente – anzi, potrebbe forse addirittura allargare – la protezione di tutte le persone omosessuali e trans dai crimini d’odio». Certo, «si rinuncia a veder scritte in una legge le espressioni “orientamento sessuale e identità di genere”», ammette Scalfarotto. «E questa è certamente una lacuna».
Però, aggiunge, «qui dobbiamo decidere se abbracciare una rilevante questione ideologica a costo di non avere una legge e di lasciare ancora ancora senza protezione le tantissime persone che un autobus o per strada, a scuola o al lavoro, vengono fatte oggetto di violenza, verbale e fisica». In questi anni, conclude il deputato renziano, «una moltitudine di persone ha subito intolleranza, discriminazione e violenza in assenza di norme che le tutelassero. Non possiamo permetterci di farle aspettare ancora».