Rail BalticaLa linea ferroviaria per collegare (finalmente) Estonia, Lettonia e Lituania

Un progetto realizzato con fondi europei che vede il coinvolgimento di Polonia e Finalndia, entro il 2026 dovrebbe connettere in modo veloce, rapido e green i tre Stati baltici, finora uniti da reti sovietiche obsolete, lente e non utilizzate

Rail Baltica

Una linea ferroviaria elettrificata e ad alta velocità potrebbe presto connettere Varsavia, Kaunas, Vilnius, Riga, Tallinn e indirettamente Helsinki. Si tratta della Rail Baltica, un progetto multinazionale dal costo stimato di 5.79 miliardi di euro e che dovrebbe essere completato, se le tempistiche verranno rispettate, entro il 2026. La linea, che verrà adibita tanto al trasporto passeggeri quanto a quello delle merci, contribuirà alla sicurezza delle tre nazioni baltiche facilitando lo smistamento delle truppe e della logistica provenienti dalle basi NATO di Germania e Polonia. 

La costruzione dei quasi mille chilometri della linea è stata finanziata, parzialmente, dall’Unione europea, che ha elargito oltre 600 milioni di euro per raggiungere questo scopo. La Rail Baltica è il più grande progetto infrastrutturale della regione negli ultimi 100 anni ed è stato immaginato, per la prima volta, all’inizio degli anni ’90 durante alcune conferenze pan-europee sui trasporti. Solamente nel 2014, dopo oltre due decenni, i Primi Ministri di Estonia, Lettonia e Lituania hanno siglato una Dichiarazione Comune che ne ha sancito la nascita. L’obiettivo della Rail Baltica è quello di integrare Estonia, Lettonia e Lituania nel sistema ferroviario europeo, di migliorarne l’accesso ai servizi ferroviari, di contribuire allo sviluppo degli affari e del turismo e di facilitare la circolazione dei beni di consumo all’interno della regione. 

Le infrastrutture ferroviarie e stradali esistenti degli Stati Baltici non sono adeguate alle esigenze interne di queste nazioni. I tracciati si dipanano, perlopiù, lungo un asse occidentale-orientale diretto in Russia e Bielorussia, lo scartamento ferroviario è di 1520 millimetri contro i 1435 millimetri di quello europeo, la grande maggioranza del tracciato non è elettrificato ed è a binario unico, che contribuisce ad aumentare i tempi di percorrenza delle tratte e necessità di una certa pianificazione nella gestione degli orari dei treni. Non esiste un treno che colleghi Tallinn e Vilnius e in realtà nessuna delle tre capitali è connessa con le altre dato che gli spostamenti richiedono, sempre, il cambio di treno. L’assenza di una linea ferroviaria nord-sud spinge il traffico passeggeri diretto in Europa continentale sulle arterie autostradali, che risultano congestionate.

Il neo eletto Primo Ministro estone Kaja Kallas, come segnalato da Euractiv, ha ricordato, nel corso di un incontro virtuale con il suo omologo lettone Krišjānis Kariņš, che gli Stati Baltici sono più forti uniti che da soli ed a dimostrazione di quanto sostenuto c’è il protocollo d’intesa raggiunto nel settembre del 2020 tra Estonia e Lettonia per lo sviluppo della prima centrale eolica offshore della regione. La centrale coprirà, da sola, il 20 per cento del fabbisogno energetico di entrambi i Paesi mentre costi e proventi saranno divisi in parti eguali tra Estonia e Lettonia. 

Estonia, Lettonia e Lituania sono membri, entusiasti, dell’Unione Europea e della NATO sin dalla primavera del 2004. Le tre nazioni hanno ottenuto l’indipendenza in seguito alla crisi e all’implosione dell’Unione Sovietica nel biennio 1990-1991 e i rapporti con Mosca sono segnati dai gravi abusi commessi dagli occupanti russi nel corso del Ventesimo secolo. Centinaia di migliaia di cittadini innocenti furono giustiziati, imprigionati o rinchiusi nei Gulag tanto in occasione della prima (e breve) occupazione sovietica del 1940-1941 quanto durante la seconda occupazione del 1944-1990. Mosca, dopo aver costretto i tre Stati ad accettare l’annessione,  represse con la forza ogni attività non comunista arrivando a deportare oltre mezzo milione di persone e provocando un forte deterioramento della situazione economica locale.

I Baltici considerano la Russia non come un partner potenziale ma come una fonte di problemi e lo hanno dimostrato eleggendo una serie di governi fedeli a questa scuola di pensiero. La Federazione Russa è in pessimi rapporti in particolare modo con Estonia e Lettonia, che critica per il trattamento riservato ai russofoni residenti, in alcuni casi considerati ancora non cittadini. Le relazioni tra le parti sono, ottimisticamente, a un punto morto e le cose non sono migliorate dopo la crisi ucraina del 2014. I tumulti di Kiev hanno provocato sdegno e una forte espansione della NATO negli Stati Baltici mentre il Cremlino considera le repubbliche come l’avanguardia anti-russa tanto all’interno dell’Unione Europea quanto della NATO.

Gli Stati Baltici sono determinati a porre fine alla dipendenza sviluppata nei confronti della Russia durante l’era sovietica ed hanno raggiunto, nel 2018, un accordo per connettere le proprie reti elettriche a quelle dell’Unione Europea entro il 2025. I collegamenti con la rete russa venivano considerati una minaccia per la sicurezza nazionale e il cambio di paradigma sarà possibile grazie al LitPol Link, già esistente tra Lituania e Polonia e attraverso un cavo che percorrerà il Mar Baltico evitando le acque territoriali dell’exclave di Kaliningrad. 

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