A furia di celebrare lo Stato imprenditore, ci ritroviamo con lo Stato giardiniere. A pochi mesi dalle elezioni, il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha affidato per 25 anni alla società in house Mm Spa – che già gestisce la metropolitana milanese – la cura del verde urbano e la manutenzione delle scuole.
Sul piano strettamente tecnico, una decisione simile potrebbe essere giustificata solo se vi fossero chiare prove che le imprese affidatarie del servizio nel passato sono venute meno ai loro obblighi contrattuali, e che le gare sono uno strumento inadeguato ad assegnare i lavori.
Non c’è alcun elemento a sostegno di questa tesi, anzi. Inoltre, bisognerebbe dimostrare che il nuovo gestore sia in grado di svolgere questa funzione in modo migliore e più economico: ancora una volta non c’è alcuna ragione di crederlo, anche perché la Metropolitana milanese non ha esperienza in materia.
Ma, soprattutto, è la durata dell’affidamento a essere sconsiderata: il primo cittadino uscente vincola, di fatto, i prossimi cinque sindaci, senza che vi sia una ratio economica o giuridica sottostante. Infatti, è buona norma che i contratti di servizio abbiano una durata commisurata agli investimenti richiesti: la prova che la manutenzione del verde e degli edifici scolastici non richiedono un orizzonte così lungo sta semplicemente nel fatto che, finora, si è andati serenamente avanti con affidamenti molto più brevi.
Sul piano politico, poi, la decisione di Sala è un caso di riflesso ideologico che rischia di avere ripercussioni ben oltre le intenzioni, creando persino problemi al Governo. È chiaro a tutti che il delicato equilibrio che si è creato a livello nazionale dipende dalla puntuale esecuzione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Ebbene, tra gli impegni che l’esecutivo ha assunto c’è proprio quello di adottare norme per limitare il ricorso indiscriminato all’in house e promuovere un utilizzo più diffuso delle gare. Suona davvero come una beffa che, mentre il Premier Draghi negozia con la Commissione europea, le sue dichiarazioni vengano clamorosamente smentite nella capitale economica del Paese, dove più che altrove la classe dirigente locale dovrebbe essere abituata a logiche più competitive ed “europee”.
Questa decisione, priva di fondamento e di spiegazione, rappresenta una mossa elettorale di Sala. La maggior parte dei milanesi, ovviamente, non è consapevole e non lo sarà a meno di clamorose inefficienze da parte di MM. Ma c’è uno zoccolo duro di elettori, veri o presunti, del sindaco uscente che vedrebbe con favore la nazionalizzazione delle edicole ed è ben predisposta ad applaudire questo tentativo di “sradicare il neoliberismo”, affrancando le aiuole dallo Stato imperialista delle multinazionali.
Nel mondo reale, però, l’interesse elettorale del sindaco va contro l’interesse dei milanesi ad avere servizi di qualità, l’interesse delle imprese e dei lavoratori che si trovano improvvisamente estromessi da attività che hanno sempre svolto bene e onestamente, e l’interesse dell’intero Paese a dare, per una volta, una prova di serietà.