DecarbonizzareL’investimento europeo per rendere la Val Camonica più verde

Si chiama H2IseO ed è un progetto da 292 milioni di euro presentato da Fnm, società che si occupa di mobilità sostenibile per produrre idrogeno e abbattere le emissioni del trasporto pubblico locale, attualmente alimentato da motori diesel. Saranno investiti 165 milioni di euro per comprare 14 treni a idrogeno sulla linea Brescia – Iseo – Edolo

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L’Unione europea scommette sull’idrogeno. E la sfida alla transizione ecologica per fare dell’Europa un continente completamente green entro il 2050 passa anche dalla Valcamonica.

È tra le sue verdi vallate che arriveranno i fondi europei che contribuiranno a decarbonizzare il trasporto locale. Non più mezzi che emettono Co2 e inquinano l’ambiente, ma treni e autobus a idrogeno. Dotati cioè di un serbatoio ad alta pressione dove verrà stoccato il nuovo carburante, grande promessa del futuro carbon free.

La decisione della Commissione è arrivata martedì. «Con gli investimenti di oggi, l’Unione fornisce un sostegno concreto a progetti nel settore delle tecnologie pulite in tutta Europa per espandere le soluzioni tecnologiche in grado di contribuire al raggiungimento della neutralità climatica», ha detto Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione e commissario per il clima e il Green Deal.

L’Europa investirà infatti 122 milioni di euro del Fondo per l’innovazione in iniziative che ambiscono a ridurre le emissioni di carbonio. E tra i candidati che si sono aggiudicati i finanziamenti c’è anche l’Italia.

Si chiama H2IseO. È un progetto da 292 milioni di euro presentato da Fnm, società che si occupa di mobilità sostenibile, in accordo con A2A, Eni, Enel Green Power, Sapio e Snam, per produrre idrogeno e abbattere le emissioni del trasporto pubblico della Valcamonica, che è attualmente alimentato da motori diesel. Saranno investiti 165 milioni di euro per comprare 14 treni a idrogeno sulla linea Brescia – Iseo – Edolo. Sei di questi convogli dovrebbero iniziare a percorrere la Valle già dal 2023. Mentre entro il 2025 si prevede di estendere la tecnologia a idrogeno su tutta la linea ferroviaria e su 40 autobus.

Anche la produzione del carburante resterà in Valcamonica.

Un primo impianto, che dovrebbe essere realizzato a Iseo entro il 2023, ricaverà l’idrogeno dal metano e dal biometano, senza emissioni di anidride carbonica: il cosiddetto idrogeno blu. Uno o altri due impianti da costruire dovrebbero invece utilizzare l’elettrolisi, un processo che si serve dell’energia elettrica per scindere le molecole dell’acqua e ottenere così quello che in gergo viene definito idrogeno verde.

È qui che entreranno in gioco i fondi europei. Che serviranno per finanziare un elettrolizzatore, ossia il macchinario che produrrà l’idrogeno dall’elettrolisi e che sarà alimentato dall’energia rinnovabile generata da un termovalorizzatore. Secondo le aziende coinvolte, la produzione annuale prevista sarà di circa 830 tonnellate, basata su 43.870 MWh di elettricità e 16.600 m3 di acqua.

Il progetto dovrebbe evitare quasi il 100% dei gas serra di solito emessi da un sistema tradizionale.

«L’idrogeno permette di rispondere a una serie di sfide, tra cui decarbonizzare alcuni trasporti pesanti, come aerei, navi, treni, e alcuni settori dell’industria, come nel caso delle acciaierie o dei forni industriali. Per quanto riguarda le auto, l’elettrico è la tecnologia più vantaggiosa. Man mano che cresce la taglia del mezzo, l’idrogeno diventa però più competitivo anche per la distanza che riesce a coprire», spiega Francesco Basile, professore associato di chimica industriale all’Università di Bologna.

Non si sa ancora ufficialmente quanti soldi arriveranno dall’Europa alla Valcamonica. Bisognerà aspettare la convenzione di sovvenzione, che non è stata ancora stipulata tra le parti e che sarà pronta solo nell’ultimo trimestre del 2021.

«Il progetto non ci eccita», afferma Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia. «C’è il tentativo di fare un’operazione di tipo sperimentale. E questo può anche essere benefico per una ferrovia molto marginale del sistema ferroviario lombardo, potrebbe portarle un po’ di lustro. Il costo però non è irrilevante, forse sarebbe stato meglio elettrificare la linea».

Secondo una stima stilata dall’associazione ambientalista e resa nota in un report pubblicato ad aprile, costruire in Valcamonica le infrastrutture per far funzionare la ferrovia con l’energia elettrica, compresa la spesa per l’acquisto di treni specifici, costerebbe 67 milioni di euro in meno. Legambiente non ne fa però solo una questione di soldi ma anche di efficienza energetica.

«La Val Camonica è una delle valli maggiormente produttrici di elettricità in Italia perché ci sono molte centrali idroelettriche. Mi domando che senso abbia trasformare quell’elettricità in idrogeno per far andare i treni, piuttosto che farli circolare direttamente su una linea elettrificata. Stiamo a vedere, ma l’esito appare scontato. Utilizzando direttamente l’elettricità delle centrali si perderebbe meno energia. Così facendo, invece, il risultato non sarà un’altissima prestazione» conclude Di Simine.

Eppure, l’idrogeno resta una delle tecnologie chiave del futuro per abbattere le emissioni di anidride carbonica che derivano dall’impiego del carbone, del gas e del petrolio. Ma per ottimizzarne il processo di produzione e utilizzo, ancora poco diffuso e rodato, sperimentare e investire diventa indispensabile.

«L’idrogeno sarà centrale per alcuni settori e avrà bisogno di tempi di miglioramento. Prima lo applichiamo e lo miglioriamo, prima saremo pronti ad utilizzarlo nei comparti in cui abbiamo bisogno di grandi produzioni», conclude Basile. «Dobbiamo coltivare una serie di soluzioni e avere al nostro arco anche la freccia dell’idrogeno per combattere il cambiamento climatico su scala globale».

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