Per la prima volta, lo scorso giugno la classifica delle auto più vendute nel Regno Unito ha visto al primo posto un’auto elettrica, la Tesla Model 3. Lo scorso maggio Elon Musk, amministratore delegato dell’azienda statunitense specializzata nella produzione di auto elettriche, pannelli fotovoltaici e sistemi di stoccaggio energetico, era stato avvistato proprio oltremanica per visitare un appezzamento di terreno di 650 acri vicino a Bristol. In ballo, dunque, potrebbe esserci la costruzione di una nuova Gigafactory su suolo britannico.
Secondo Anthony Paul Bamfors, presidente della Jcb – celebre per la produzione di escavatori e trattori – Musk avrebbe convinto i funzionari del governo sul potenziale dell’idrogeno come vettore energetico pulito in grado di ridurre le emissioni climalteranti. Come dichiarato da Bamford al Financial Times, la Jcb ha investito nella progettazione di motori a combustione, alimentati grazie al primo elemento chimico della tavola periodica, che sarebbero più economici anche delle batterie.
L’azienda, che ha iniziato a produrre motori diesel nel 2004 in risposta all’inasprimento della legislazione sulle emissioni per il carburante, è vicina al raggiungimento della produzione annuale di 100mila motori, attestandosi come leader nel settore dopo l’americana Caterpillar.
Secondo Bamford il problema è che a oggi vengono ostacolati proprio le soluzioni più economiche e semplici per ridurre le emissioni di gas serra, come l’idrogeno, a causa di una ossessione per “l’elettrificazione”. Ossessione che proprio Elon Musk incentiverebbe.
Peccato però che, lo ricorda lo stesso presidente della Jcb, l’energia elettrica non è adatta per alimentare camion, escavatori e altri mezzi impiegati nel settore edile: «i veicoli elettrici alimentati a batteria dovrebbero essere ricaricati regolarmente, a differenza dei motori a combustione a idrogeno – si legge sul Ft – Ciò potrebbe rappresentare un problema per gli escavatori elettrici, che spesso operano in località remote. Inoltre, le batterie diventano inoltre proibitive e pesanti man mano che le macchine diventano più grandi».
Secondo Tim Burnhope, a capo dell’ufficio innovazione e sviluppo della Jcb, le batterie non sarebbero la scelta migliore per i macchinari pesanti: la loro domanda di energia è completamente diversa da quella delle automobili. «La maggior parte delle auto ti porta al lavoro e ti riporta indietro. Sui macchinari, invece, noi dobbiamo lavorare tutto il giorno».
Allo stesso modo, secondo Jcb, anche le celle a combustione, che convertono l’idrogeno in elettricità, sono problematiche. Come ha spiegato Bamford, il prototipo ideato dalla sua azienda costa 100mila sterline, circa 10 volte di più rispetto ai motori diesel.
Lo sviluppo di motori a combustione di idrogeno è problematico perché bruciare il gas ad alte temperature produce emissioni nocive di ossido di azoto: la sua inefficienza implica che grandi volumi di carburante devono essere immagazzinati a bordo. Tuttavia, gli ingegneri della Jcb sono riusciti a trovare un modo per bruciare una piccola quantità di idrogeno a circa 1 parte per 100 parti di aria per evitare che si surriscaldi: l’augurio è proporre dei motori da testare entro la fine del prossimo anno e da impiegare in camion, furgoni, treni, autobus e navi.
Un altro problema circa la produzione di carburante, a partire dall’idrogeno, su larga scala utilizzando fonti rinnovabili o gas naturale combinato con la cattura del carbonio è che a oggi risulta difficile e costosa. «È Il nostro tallone d’Achille», ha confessato Bamford, che desidera l’avvento di un dibattito strutturato su come raggiungere gli obiettivi di emissione per evitare un’eccessiva dipendenza dalla batteria.
Secondo il presidente JCB, mantenere le linee di produzione di automobili esistenti, che potrebbero utilizzare l’idrogeno, significherebbe che il carburante sarebbe più conveniente e in grado di mantenere le competenze relative ai motori a combustione. «Un motore a idrogeno non diventerà inflazionistico. Non sarà più costoso di un motore diesel esistente. Questo è il nostro pensiero attuale», ha detto.
Secondo quanto si legge su Ft, un portavoce del governo ha affermato: «riconosciamo pienamente il potenziale rivoluzionario dell’idrogeno». E ora il governo di Boris Johnson prevede di fornire 5 gigawatt di capacità di produzione di questo vettore energetico, a basse emissioni di carbonio, entro il 2030.