L’obbligo razionaleSu green pass e vaccini è ora di piantarla con la retorica ipocrita della persuasione

Dire che dovremmo puntare a convincere gli scettici con argomenti razionali, invece che con norme e vincoli, suona benissimo, ma non è un argomento razionale

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Qualunque cosa pensiate delle decisioni annunciate ieri da Mario Draghi su green pass e vaccini, su un punto sarete quasi certamente d’accordo con molti dei suoi critici, perché lo sono tutti, scienziati e politici, fautori dell’obbligo vaccinale e no vax, leader populisti, sindacalisti e intellettuali di sinistra: sarebbe meglio convincere anziché obbligare, usare la ragione anziché la forza, cercare di ottenere gli stessi risultati con la persuasione anziché con l’imposizione. 

E come si fa a non essere d’accordo? È una presa di posizione perfetta per i tempi in cui viviamo, praticamente su qualsiasi argomento: chi mai si sentirebbe di replicare che no, al contrario, sarebbe meglio obbligare con la forza piuttosto che persuadere con buoni argomenti? Non c’è niente di più ragionevole, in apparenza, del dire: siamo d’accordo su tutto, per evitare nuovi lockdown e nuove sofferenze è necessario che quante più persone possibile si vaccinino, e proprio per questo, davanti al problema dei tanti scettici, per prima cosa dovremmo preoccuparci di convincerli con argomenti razionali. 

Suona benissimo, non c’è dubbio. Ma se ci pensate sopra un momento, ne sono sicuro, capirete che non è un argomento razionale. 

Ci sono mille ragionevoli e irragionevoli motivazioni per diffidare dei vaccini, considerando che si tratta di un virus di cui fino a due anni fa nessuno sapeva nulla, che studi e sperimentazioni sono stati condotti in tempi record, che conoscenze, prescrizioni e indicazioni della comunità scientifica sono cambiate più volte, spesso contraddicendosi (per stare solo alle motivazioni ragionevoli). 

Se io personalmente mi sono vaccinato lo stesso, superando quelle preoccupazioni, non è perché durante il lockdown mi sia preso una laurea in microbiologia (che non ho preso) e poi sia andato a leggere i dati delle sperimentazioni (che non ho letto), o perché qualche studioso mi abbia spiegato, dati alla mano, come mai, nonostante tutto, farsi somministrare i vaccini autorizzati dalle competenti agenzie (e non altri) era la scelta più razionale da compiere.

Il motivo per cui l’ho fatto è perché, pur consapevole della loro fallibilità, ritengo più utile – nel senso di più sicuro, statisticamente, per la mia salute – seguire le indicazioni della comunità scientifica internazionale e delle autorità competenti, nella misura in cui sono ragionevolmente certo che i risultati degli studi e le relative decisioni di politica sanitaria si basano su dati pubblici, liberamente consultabili e contestabili dalla comunità degli esperti, in un sistema che assicura nel suo complesso un alto grado di libertà di ricerca e di critica. 

Per lo stesso motivo non deve stupire che i primi a diffondere scetticismo sui vaccini siano proprio quegli stessi politici – tipo Matteo Salvini – che fino a ieri chiedevano di poter utilizzare immediatamente il vaccino russo (che non aveva superato il vaglio delle autorità di cui sopra, e non era stato partorito in un ambiente esposto allo stesso grado di pluralismo, diciamo così).

A scanso di equivoci, quella che ho appena svolto fin qui non è un’argomentazione che possa persuadere un no vax, o chiunque sia legittimamente preoccupato, diffidente o addirittura convinto della pericolosità del vaccino. 

Chi condivide con me l’idea che nonostante tutto la stampa occidentale nel suo complesso, la comunità scientifica e le relative autorità europee e internazionali siano la fonte di informazione e orientamento migliore da cui partire – senza che questo impedisca di criticarne errori e contraddizioni – è già convinto. Chi al contrario pensa di saperla più lunga dell’Ema, dell’Aifa, del New York Times e di tutti i maggiori scienziati del mondo perché si è informato su Google o sulle interviste di Salvini (o sul blog di Beppe Grillo, almeno fino a qualche tempo fa), ebbene, mi dispiace dirlo, ma non vedo proprio con quale argomentazione razionale potrebbe mai essere persuaso a cambiare opinione. 

D’altra parte, perché mai, per quanto riguarda la scuola dell’obbligo, l’assicurazione dell’automobile o l’uso del casco in motocicletta non puntiamo sulla persuasione, e riteniamo invece necessaria la coercizione? Come mai nessun politico propone di togliere l’obbligo del casco in motocicletta? Eppure chi non indossa il casco mette a rischio soltanto la sua di salute, coloro che non si vaccinano possono compromettere la salute – e la libertà di tornare a uscire, lavorare e vivere come prima – di un sacco di altre persone, i cui diritti lo Stato ha il dovere di tutelare.

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