Mapping diversityLa sottorappresentazione delle donne nella toponomastica delle città italiane

Il divario di genere sui nomi delle strade racconta qualcosa sul tipo di società in cui viviamo. L’analisi dell’Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa e Sheldon.studio rivela che il 93% delle strade intitolate a persone sono dedicate a uomini

Lapresse

Pubblicato originariamente su Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa

A OBC Transeuropa lavoriamo da molto tempo sui temi della memoria e del contrasto alle discriminazioni, comprese le discriminazioni di genere. Crediamo inoltre nel valore di progetti aperti per la condivisione della conoscenza e di informazioni, come OpenStreetMap Wikidata. E negli ultimi anni stiamo esplorando nuove approcci per fare emergere storie, in particolare attraverso il giornalismo di dati.

Presentiamo oggi Mapping Diversity, un progetto che combina questi diversi percorsi. Si tratta di una mappatura delle disparità di genere tra le persone a cui sono intitolate strade nei capoluoghi di regione e province autonome in Italia. Il progetto è stato realizzato dal data team di OBC Transeuropa assieme con Sheldon.studio nell’ambito dello European Data Journalism Network, ed è stato curato in particolare da Giorgio Comai, Alice Corona e Matteo Moretti.

Si tratta di un progetto pilota, che ci è servito per mettere a punto un metodo efficiente per la raccolta e la classificazione dei dati e un formato efficace per la loro presentazione. Contiamo di sviluppare questo progetto in nuove direzioni nei prossimi mesi, coprendo un numero maggiore di città, paesi diversi dall’Italia, e temi ulteriori rispetto alla disparità di genere.

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I dati principali
Delle 24.625 strade intitolate a persone nei 21 capoluoghi di regioni e province autonome italiane, solo 1.629 (il 6,6%) sono intitolate a donne. Di queste, il 41% sono dedicate a delle sante.

In totale, le strade considerate onorano 11.643 persone. A fronte di 10.962 uomini, solo 681 donne sono celebrate con una via o piazza. Sono solo cinque le donne a cui è dedicata una strada in almeno metà delle città considerate: la Madonna, Santa Lucia, Sant’Anna, Santa Chiara e Santa Margherita. Le donne laiche a cui sono intitolate più vie o piazze invece sono Grazia Deledda, Margherita di Savoia, Ada Negri, Eleonora Duse, Mafalda di Savoia, Maria Montessori e Matilde Serao.

Non basta di certo cambiare nomi alle strade per vivere in una società più equa, ma non possiamo che interrogarci su quali stereotipi e immaginari collettivi si perpetuano da una tale disparità. La questione della toponomastica di genere è culturale e simbolica, racconta qualcosa su chi è visibile e di chi invece resta nascosto. Per persone appartenenti a minoranze o gruppi discriminati vedere riconosciuti dei traguardi a persone facenti parte della stessa minoranza può fare la differenza su come percepiscono il loro ruolo, e le loro possibilità, all’interno della società.

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Grazie al progetto è possibile esplorare i 21 capoluoghi delle regioni e province autonome e vedere non solo quante strade sono dedicate a delle donne, ma anche dove si trovano e chi furono queste personalità.

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I dati di Mapping Diversity sono stati raccolti attingendo a fonti aperte e costruite attraverso il crowdsourcing, come OpenStreetMap e Wikidata. Ciò che abbiamo fatto è stato abbinare l’archivio di strade costruito da OpenStreetMap con l’identificativo Wikidata dei nomi a cui sono dedicate, prima in modo automatico e poi manualmente utilizzando un’interfaccia dedicata. Nel complesso abbiamo finora catalogato circa quarantamila strade in Italia.

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