G7 pragmaticoDobbiamo prepararci ai migranti afghani e coinvolgere Putin e Xi Jinping, dice Mario Draghi

Durante l’incontro con gli altri leader mondiali, il capo del governo italiano ha puntato su quei pochi temi che possono essere alla portata della comunità internazionale: «L’Italia reindirizzerà le risorse che erano destinate alle forze militari afghane verso gli aiuti umanitari. Chiedo a tutti voi di unirvi a questo impegno»

Roberto Monaldo / LaPresse

Durante il G7 Joe Biden è stato chiaro e ha detto no alla richiesta di Parigi e Berlino: gli americani non hanno alcuna intenzione di tentare di prolungare la dead line del 31 agosto per l’evacuazione di tutti civili afghani che hanno necessità di lasciare il Paese.

Come spiega il Corriere, il capo del governo italiano ha preso atto che la posizione europea era debole e sarebbe stata respinta e anche per questo Mario Draghi ha scelto un profilo pragmatico e ha puntato su quei pochi temi che possono essere alla portata della comunità internazionale.

L’evoluzione della situazione in Afghanistan, gli aiuti umanitari, la gestione dei migranti e la lotta al terrorismo sono stati i punti al centro dell’intervento del presidente del Consiglio. Draghi ha in ogni caso ringraziato «tutti coloro che stanno contribuendo ad assicurare il buon esito delle operazioni di evacuazione a Kabul, in particolare l’esercito americano, britannico e tedesco».

Detto questo il capo del governo ha cercato di guardare oltre la fase di evacuazione, perché c’è la necessità di mantenere un canale di contatto anche dopo la scadenza di fine mese e la possibilità di transitare dall’Afghanistan in modo sicuro. «Inoltre, dobbiamo assicurare — sin da subito — che le organizzazioni internazionali abbiano accesso all’Afghanistan anche dopo questa scadenza». Insomma per Draghi è essenziale che vengano creati una sorta di corridoi umanitari, si legge sul quotidiano milanese, consentendo ingresso e operatività delle organizzazioni non governative, ed è soprattutto necessario continuare ad avere un’interlocuzione costante con i talebani.

Per questo il capo del governo ha rivolto un appello ai leader del G7, schierando Roma come apripista dell’iniziativa: «L’Italia reindirizzerà le risorse che erano destinate alle forze militari afghane (120 milioni di euro) verso gli aiuti umanitari. Chiedo a tutti voi di unirvi a questo impegno, compatibilmente con la situazione dei vostri Paesi».

C’è poi la consapevolezza che terminata la fase di evacuazione di queste ore si porrà comunque la sfida di gestire un flusso di migranti che ancora nessuno è in grado di stimare, ma che potrebbe avere dimensioni al momento incalcolabili: «Saremo in grado di avere un approccio coordinato e comune? Finora — ha aggiunto Draghi — sia a livello europeo, sia internazionale, non si è stati in grado di farlo. Dobbiamo compiere sforzi enormi su questo». Insomma la richiesta di uno sforzo collettivo, ma anche un’esplicita bocciatura di quanto finora è emerso.

Draghi chiama poi in campo Russia e Cina. A giudizio di Draghi, senza un’intesa coordinata con Paesi che hanno un’influenza di rilievo su Kabul e i talebani, dalla Russia alla Cina, dall’Arabia Saudita all’India e alla Turchia, è molto difficile muoversi con successo.

Un’istanza che può essere sviluppata solo a livello di G20 (l’Italia sta lavorando per un summit straordinario a metà settembre), e che può essere efficace per dare concretezza a più obiettivi.
In primo luogo la lotta al terrorismo, «la nostra cooperazione è essenziale ed è cruciale agire in modo unitario. È fondamentale anche utilizzare tutte le leve diplomatiche e finanziarie a nostra disposizione».

Sul coinvolgimento di altri attori a livello di G20 il capo del governo italiano ha incassato un’esplicita menzione nel comunicato finale dei sette leader, e il favore sia di Biden che del presidente francese Emmanuel Macron, oltre che delle istituzioni europee e del premier canadese Justin Trudeau. Solo una sfumatura da parte del presidente degli Stati Uniti, che può essere riassunta così: il dialogo sul futuro dell’Afghanistan con Pechino e Mosca «può essere difficile, ma sono disponibile». Era proprio questo il punto che interessava maggiormente a Mario Draghi: portare a casa un consenso di massima sulla convocazione del G20, soprattutto da parte di Washington.

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