In futuro i sindaci di Roma potrebbero avere poteri simili a quelli dei presidenti di Regione, con la possibilità di approvare leggi anche equiparate a quelle statali. Non solo: potranno rivolgersi alla Corte Costituzionale nel caso in cui vengano messe in dubbio le loro prerogative, e in più ottenere più risorse e chiedere i fondi direttamente all’Europa. Dopo 40 anni di dibattiti, secondo quanto riporta il Messaggero, la riforma dei poteri di Roma Capitale è pronta. Ma sarà una corsa contro il tempo in Parlamento. L’obiettivo è dare alla città eterna quelle competenze e risorse che le mancano per competere con le altre capitali del mondo.
La svolta – riporta il quotidiano romano – è in una decina di righe di una proposta di riforma costituzionale concordata tra il ministero degli Affari regionali e la commissione competente in Parlamento, quella per gli Affari costituzionali. L’escamotage legislativo sarebbe modificare l’articolo 114 della Costituzione, così da permettere al sindaco di Roma di attivare i poteri previsti dall’articolo 116 sull’autonomia differenziata. Ovvero, la possibilità di ottenere con leggi ordinarie ulteriori competenze in materia ambientale, sociale e di sviluppo economico.
L’8 settembre ripartiranno i lavori del comitato ristretto della commissione Affari costituzionali della Camera, con l’obiettivo di arrivare il prossimo mese a un testo condiviso che unisca le sei proposte già depositate in Parlamento, come auspica il Cinque Stelle Giuseppe Brescia, presidente della Commissione Affari costituzionali. Il gruppo di lavoro è guidato dal giurista Francesco Saverio Marini, che ha scritto una lunga relazione per venire incontro alle sensibilità dei partiti. Si chiede in pratica di modificare l’articolo 114 della Costituzione, allargando i poteri del Campidoglio, anche in deroga rispetto alla Regione Lazio. Questo passaggio dovrebbe essere accompagnato da una commissione paritetica per gestire il trasferimento delle funzioni amministrative e dare risorse aggiuntive alla città.
Roberto Morassut, Pd, vorrebbe che «entro il 20 settembre, data simbolo di Roma Capitale, sia possibile produrre un risultato concreto».
Nei mesi scorsi si è creato un asse trasversale tra la ministra Mariastella Gelmini e Brescia. E in più a smussare le distanze tra i partiti – spiega Il Messaggero – è intervenuto l’intergruppo parlamentare per Roma Capitale. Ci sarà bisogno del doppio passaggio parlamentare. Soddisfatti tutti i candidati sindaci.
Ora però c’è da fare i conti con i tempi della legislatura, che potrebbe terminare anche prima del 2023.