Un ex presidente di cultoL’onda lunga del fervore trumpiano finirà per esaurirsi. Ma serve tempo

Abbandonare le proprie fantasie (politiche, spirituali o tutte e due le cose) è più difficile di quanto pensiate. Anzi, davanti a una confutazione, la passione di chi crede, prima di spegnersi, può addirittura aumentare. Da Linkiesta Magazine in edicola, in libreria o su Linkiesta Store

Sostenitori di Trump riuniti in preghiera al Jesus International Ministry di Miami in un evento della campagna Evangelicals for Trump, nel gennaio 2020. ©️ Jim Watson/Agence France-Presse – Getty Images

Il nuovo Cristianesimo evangelico, emerso dal subbuglio culturale degli anni Sessanta e Settanta nel timore che gli americani si stessero allontanando dal Cristianesimo, era vividamente soprannaturale.

Prometteva un Dio intensamente presente, sempre amorevole e invincibile in un modo quasi magico. I predicatori promettevano che le persone comuni avrebbero potuto guarire i malati e fare predizioni in nome di Gesù. (Qui citerebbero Giovanni 14, 12: «Chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio»). Una chiesa come la Bethel Redding, in California, fondò scuole di Ministero sovrannaturale.

In ogni parte degli Stati Uniti, alcuni cristiani cominciarono a fare delle passeggiate di preghiera per purificare le loro città. E iniziarono a scovare demoni e a esorcizzare le persone.

Nel 2006 il Pew Research Center rilevò che circa un quarto del Paese faceva riferimento a chiese “renewalist” di questo tipo. Per ragioni ancora poco indagate, gran parte di queste chiese erano politicamente conservatrici. Mentre le elezioni del 2020 si avvicinavano, molte di queste chiese profetizzarono che il presidente uscente Donald J. Trump sarebbe stato rieletto. L’insediamento del presidente Joe Biden alla Casa Bianca, il 20 gennaio 2021, ha comportato una gigantesca smentita di quello in cui credevano.

Molti stanno aspettando che quelli che hanno creduto in queste fantasie ritornino in sé. Ma ci sono due motivi che fanno ritenere che ci potrebbe volere un po’ di tempo.

In primo luogo perché, quando si è messi di fronte a una confutazione, l’intensità del fervore con cui si crede in qualcosa può addirittura aumentare, prima di attenuarsi. Già alcuni decenni fa, lo psicologo Leon Festinger elaborò la teoria della “dissonanza cognitiva”, scoprendo che quando le persone riconoscono che quello in cui credono è in conflitto con la realtà dei fatti si danno da fare per ridurre questa tensione. Ma non sempre lo fanno attraverso un cambiamento delle loro convinzioni originarie. Più hanno investito in ciò in cui hanno creduto e più si impegneranno per cambiare la realtà invece di modificare le loro idee.

Il dottor Festinger esplorò un famoso esempio di questo fenomeno in “Quando la profezia non si avvera”, un libro che scrisse insieme con Henry Riecken e Stanley Schachter per raccontare il caso di un culto millenarista del Midwest che aveva predetto che il mondo sarebbe finito il 21 dicembre del 1954. Quando quel giorno passò senza che nulla fosse accaduto, i leader del gruppo alzarono il telefono, chiamarono la stampa e iniziarono a fare proselitismo. Ora interpretavano in modo differente il loro credo. L’apocalisse globale, dalla quale gli appartenenti alla setta sarebbero stati salvati da dischi volanti e in cui chiunque altro sarebbe invece perito, era stata posticipata da Dio. Trovarono prove di un’apocalisse parziale (qualche terremoto qui e là) e ribadirono che le navicelle spaziali erano arrivate per restare (gli alieni stavano esaminando le faglie nella superficie terrestre). Il libro si apre con queste parole: «Un uomo che ha una convinzione è un uomo difficile da cambiare».

La seconda ragione è che l’arcano sapere che si incontra in questo nuovo Cristianesimo evangelico può far provare un’intensa soddisfazione. Le religioni più efficaci creano una specie di paracosmo per i fedeli. Intendo dire che una fede capace di avvincere offre un mondo immaginario condiviso che è accessibile solo agli iniziati, che seguono gli indizi, leggono i testi e imbastiscono delle teorie. Questo tipo di Cristianesimo – e ancor più QAnon, che ne è un parente prossimo politico – ha costruito un paracosmo con simboli oscuri, parole strane dai significati inconsueti ed elaborate genealogie storiche: un assortimento di dettagli da interpretare come il più cervellotico e complicato dei rompicapi. Conoscere questi testi e risolvere questi rompicapi trasforma comuni impiegati in grandi maestri esoterici. Ed è dura rinunciarvi.

Dopo le elezioni, molti di quelli che avevano profetizzato che Trump ne sarebbe uscito vittorioso e molti di quelli che avevano prestato ascolto a queste profezie sono rimasti fedeli alla causa. A dire la verità, alcuni di quelli che avevano creduto in questa predizione se ne sono distaccati. Kris Vallotton, che è un pastore della Bethel Redding ed è una delle figure prominenti del Cristianesimo evangelico carismatico, a novembre ha pronunciato una sentita e commovente apologia per aver frainteso la “parola” che Dio gli aveva rivolto per quanto riguardava il futuro vincitore delle elezioni. E alcuni dei Proud Boys (che è un’organizzazione politica, benché molti dei suoi membri siano anche evangelici) hanno dichiarato che Trump è stato un fallimento.

Ma altri si sono convinti ancor più di prima. J. Derrick Lemons, un professore associato di religione all’Università della Georgia, è rimasto stupefatto dopo aver partecipato (per cinquanta ore), come osservatore antropologico, a una sessione di preghiera su Zoom tenuta dopo le elezioni da alcuni dei leader evangelici che Trump aveva frequentemente consultato durante la sua presidenza.

Per loro era chiaro che Trump avesse vinto e che la sua vittoria sarebbe stata riconosciuta. Mentre le settimane passavano e i tentativi da parte degli avvocati di Trump di ribaltare il risultato elettorale continuavano a naufragare, la preghiera si accalorava e si diffondeva ulteriormente, espandendosi anche a Facebook Live e YouTube. E la posta in gioco aumentava. I leader non pregavano più contro i maligni Democratici, ma contro un complotto del deep State, ordito da Repubblicani e Democratici, che controllava l’intero governo e per liberarsi dal quale avevano bisogno di Trump.

Il professor Lemons ha detto che parlavano di Trump come di un Ciro dei nostri tempi che li avrebbe liberati della cattività e li avrebbe poi guidati in una battaglia apocalittica che si sarebbe conclusa con il ritorno di Cristo.

Qui c’è una profonda lezione riguardo alle convinzioni religiose. La fede ha sempre a che fare con il vivere nelle contraddizioni tra il mondo come dovrebbe essere (secondo la persona che ha quella fede) e il mondo com’è. Dio è buono, ma ci sono molte ingiustizie. Tu preghi un re onnipotente che tua madre guarisca, ma lei non guarisce. La fede ha sempre a che fare, per qualche verso, con la dissonanza cognitiva.

La gran parte delle persone vive con un’elasticità cognitiva per quanto concerne la relazione tra la loro fede e la vita quotidiana. Credono che Dio possa fare ogni cosa, ma non contano mai su Dio per dar da mangiare al loro cane. Non si aspettano che Dio scriva per loro la tesina per l’esame. Non permettono che le convinzioni su come dovrebbe essere il mondo secondo la loro fede violino i vincoli della realtà del mondo così com’è.

Si può ritrovare questo atteggiamento in molte diverse fedi. Un famoso hadith islamico si chiede se uno debba legare il proprio cammello o lasciare il cammello slegato e confidare in Allah. Confida in Allah, dice l’hadith, ma non dimenticarti di legare il tuo cammello. Tuttavia, alcune persone di fede ignorano deliberatamente il mondo reale. E procedono a passo di marcia, mantenendo una smisurata dedizione verso il mondo come lo vuole la loro fede e non verso il mondo com’è davvero. E, più una persona ha investito emozionalmente in un gruppo di questo tipo, più tempo ci vuole a liberarla, strappandola a quel gruppo.

Molti anni fa, a San Diego, ho parlato con una donna che negli anni Settanta, quando tutto era divertente e libero, si era unita al movimento del leader spirituale noto come Bhagwan Shree Rajneesh: allora lui era noto come “il guru del sesso” e i giorni di quella donna erano pieni di meditazioni attraverso la danza. Questa donna seguì Bhagwan Shree Rajneesh quando nel 1981 lasciò il suo ashram di Pune, in India, e creò una nuova enorme comune in Oregon. E rimase lì anche quando le attività si trasformarono, passando dallo yoga dinamico al duro lavoro, con i devoti impegnati a costruire edifici sul terreno della proprietà. E rimase accanto al leader anche nel periodo in cui quest’ultimo ordì piani di omicidio e, nel 1984, fece deliberatamente contagiare con la salmonella centinaia di abitanti dell’Oregon. Lo abbandonò, mi disse, solo nel 1985, quando gli elicotteri dell’F.B.I. atterrarono nella comune, Bhagwan fu accusato di frode nelle pratiche di immigrazione e fu espulso dagli Stati Uniti. Questa donna si era rivolta a me, che ero la nuova antropologa delle religioni in città, per chiedermi per quale motivo fosse rimasta così a lungo nella comune.

Le persone restano più a lungo all’interno dei culti che sfidano la realtà quando le notizie che ricevono sono strettamente controllate. Ci rimangono più a lungo quando è difficile incontrare persone che non facciano parte del gruppo. E ci rimangono ancora più a lungo quando percepiscono che verrebbero ridicolizzate da chi fa parte della società nella quale dovessero fare ritorno.

A quelli che non riescono ad accettare l’esito di un’elezione, servirà un po’ di tempo.

©️ 2021 The New York Times Company and T. M. Luhrmann. Distributed by The New York Times Licensing Group

T. M. Luhrmann è una studiosa di antropologia psicologica e insegna alla Stanford University. Il più recente dei suoi libri si intitola “How God Becomes Real: Kindling the Presence of Invisible Others” (2020)

Questo articolo di T. M. Luhrmann è stato pubblicato sul nuovo numero di Linkiesta Magazine, in edicola a Milano e a Roma e nelle migliori librerie indipendenti d’Italia.
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