I fenomeni climatici estremi sono sempre più frequenti. A dirlo non è solo l’ultimo rapporto dell’IPCC, per averne una prova immediata basta aprire la «foto del giorno» di Copernicus, il programma europeo di osservazione satellitare del nostro pianeta: da troppi giorni, le immagini in questione riguardano gli incendi. Ancor prima dei bilanci dei danni, economici ed ecologici, la cattura dall’alto permette di rendersi conto in pochi secondi di quanta terra si siano mangiati i roghi, come una ferita di fumo e cenere rovente nel tessuto verde fotografato dall’atmosfera. Algeria, Grecia, Italia. Da settimane il Meccanismo europeo di protezione civile lavora per aiutare i paesi più colpiti a fronteggiare le fiamme.
Tra il 2007 e il 2020, gli incendi boschivi hanno rappresentato il 20% delle richieste di assistenza alla protezione civile europea. Storicamente, le nazioni più vulnerabili sono state quelle meridionali e mediterranee, ma negli ultimi anni il surriscaldamento globale ha allargato lo spettro degli interventi verso nord. Come funziona la risposta comunitaria? Il centro nevralgico (Emergency Response Coordination Centre o ERCC) monitora in tempo reale le situazioni a rischio e le crisi già in corso, poi coordina l’invio di personale altamente specializzato e mezzi.
Nel caso della stagione dei roghi, ciò si traduce nel mobilitare canadair, elicotteri e squadre antincendio, oltre a procurare equipaggiamento specifico. Italia, Francia, Grecia, Spagna, Croazia e Svezia hanno unito le forze, creando una squadra di undici aerei e sei elicotteri a disposizione di qualsiasi Stato membro. Ma la commissione europea non si limita a un ruolo di cabina di regia: paga fino al 75% dei costi logistici e operativi di queste missioni. E non è finita. Quando le fiamme si spengono, la rigenerazione della terra arsa e i piani di prevenzione vengono finanziati coi fondi comunitari per lo sviluppo regionale e rurale.
Il Meccanismo funziona così bene che, oltre ai 27 Stati membri, hanno aderito anche sei paesi fuori dall’Unione europea: Islanda, Norvegia, Serbia, Macedonia del Nord, Montenegro e Turchia. A partire da quando è nato nel 2001, sono state più di 420 le risposte dentro e fuori i confini dell’Ue, 100 solo nel 2020. Oggi, qualsiasi nazione del mondo può chiamare in soccorso la protezione civile europea: è avvenuto per l’esplosione del porto di Beirut, per le alluvioni in Ucraina, Niger e Sudan; per il terremoto in Croazia e i cicloni in America Latina e Asia.
A severe #heatwave rages across the Mediterranean Basin and disastrous #wildfires blaze up in the affected countries🌡️
This @CopernicusEU #Sentinel2🇪🇺🛰️image acquired on 12 August documents the catastrophic fires in northern #Algeria which have claimed 65 lives😢 pic.twitter.com/wItAxnj9oR
— 🇪🇺 DG DEFIS #StrongerTogether (@defis_eu) August 13, 2021
L’ultima richiesta è arrivata dall’Algeria, dove finora sono morte già 69 persone a causa degli incendi. La Francia ha inviato due canadair nella regione di Kabylia, ne ha mandati altri tre verso il nostro paese, per aiutare a spegnere le fiamme in Calabria. «L’Ue esprime solidarietà a tutte le nazioni che combattono i roghi boschivi – ha detto il commissario per la Risposta alle crisi, Janez Lenarčič –. Le temperature senza precedenti stanno rendendo ancora più difficili le cose. I nostri pensieri sono con le famiglie delle vittime, con chi è stato colpito e con chi è in prima linea nella guerra alle fiamme».
The effects of #wildfires in the south of Calabria, #Italy 🇮🇹, captured on 28 July and 7 August by #Sentinel2🛰️🇪🇺
The upper right area corresponds to the Aspromonte National Park, home to a #UNESCO heritage beech forest. The colour🔴indicates dense vegetation. pic.twitter.com/M0Zt8diiYj
— Copernicus EU (@CopernicusEU) August 12, 2021
In queste settimane, la protezione civile europea ha mobilitato in totale quattordici canadair, tre elicotteri, più di 1.300 soccorritori e 250 mezzi. Ne hanno beneficiato, oltre all’Italia, la Turchia, la Macedonia e l’Albania. La Grecia, da sola, ha rappresentato uno dei fronti principali, 586 roghi e 63 evacuazioni della popolazione hanno innescato «un disastro naturale senza precedenti». C’è stata una gara di solidarietà e il contributo delle squadre europee è stato cruciale soprattutto sull’isola di Evia, dove il dispiegamento ellenico non sembrava sufficiente a domare l’inferno di fuoco. Tra Spagna, Francia, Croazia, Svezia, Cipro, Cechia, Romania, Germania, Austria e Polonia, sono stati inviati quasi mille pompieri, nove aerei e duecento veicoli.