«La transizione ecologica è necessaria, oltre che essere una grande opportunità. Ha dei costi, ma il governo, come ha già fatto nei mesi scorsi è impegnato a evitare che l’aumento dei prezzi ricada sulle famiglie più fragili». Lo dice il ministro delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili Enrico Giovannini alla Stampa. Per incentivare le politiche verdi, il suo ministero avrà a disposizione 43 dei 62 miliardi di euro stanziati tra Pnrr, fondo complementare e bilancio dello Stato. Ovvero il 70% del totale.
Nonostante gli organismi che dovrebbero accelerare i pareri sulle grandi opere dopo due mesi non sono ancora operativi, Giovannini assicura che i membri del Comitato speciale del Consiglio dei lavori pubblici, di competenza del Mims, «sono stati identificati e il decreto è all’esame della Presidenza del Consiglio». Mentre per quelli della Commissione bis per la valutazione di impatto ambientale, di competenza del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, «non ho aggiornamenti». Ma aggiunge: «Attenzione, a parte che il Pnrr non è solo grandi opere, questi comitati devono esprimersi sui piani di fattibilità tecnico-economica che spetta alle stazioni appaltanti preparare e che non sono ancora pronti per cui, anche fossero già insediate, al momento queste commissioni non avrebbero alcun documento su cui esprimersi».
Nessun ritardo, dunque: «No, anzi. Dopo aver definito il Pnrr, abbiamo firmato e concluso con mesi di anticipo rispetto agli standard l’aggiornamento dei contratti di programma con Rfi e Anas».
Per ottenere la seconda tranche di fondi europei, però, entro fine anno vanno centrati 51 obiettivi. Di questi, sette sono del ministero di Giovannini. «Alcuni degli impegni sono già stati raggiunti: due riforme – quella sulle procedure di approvazione dei progetti per il Tpl ed il trasporto rapido di massa e l’accelerazione dell’iter approvativo dei progetti ferroviari – hanno già tagliato il traguardo», spiega il ministro. «Ci sono poi altri due obiettivi che sono vicini, su cui interverremo con atti di indirizzo oppure, interloquendo col Parlamento, in sede di conversione del Decreto infrastrutture, come nel caso della velocizzazione dei contratti di programma delle Fs. Ricordo anche che la proposta di legge delega per la riforma del codice dei contratti è stata approvata dal Consiglio dei ministri a giugno con sei mesi d’anticipo».
In parallelo col rincaro delle materie prime, si muove anche il caro energia e il caro bollette. In parte attribuibile ai rincari dei certificati CO2. «In effetti», ammette Giovannini, «questa componente pesa per il 20%, il forte aumento riguarda il prezzo del gas. Draghi lo ha già detto: noi dobbiamo fare la transizione ecologica, energetica in primo luogo; questa avrà certamente dei costi, ma devono e possono essere gestiti. In un momento come questo, il governo intende intervenire per evitare, come ha già fatto mesi fa, che l’aumento dei prezzi dell’energia ricada in particolare sulle famiglie più fragili. Ma la conversione ecologica è una necessità, oltre che una opportunità».
Con questo obiettivo, il ministero guidato da Giovannini si sta muovendo con diverse attività «dall’acquisto di bus ecologici al rispetto degli obiettivi del Green new deal per tutti i piani di fattibilità tecnico-economica dei progetti infrastrutturali, agli investimenti nelle ferrovie, alta velocità ma anche reti regionali, che ci consentirà di abbattere in modo molto consistente le emissioni, oltre che ridurre le disuguaglianze, anche territoriali, a favore del Sud», spiega. «Tutto, non solo il Pnrr ma anche le altre politiche della mobilità, va nella direzione di favorire la transizione ecologica, in particolare a favore di chi rischierebbe di essere lasciato indietro. E per questo abbiamo anche bisogno di una riforma del trasporto pubblico locale, perché il Tpl oggi serve una quota della popolazione decisamente inferiore rispetto a quanto avviene in altri Paesi».
Giovannini pensa a una riforma del trasporto pubblico locale: «Il rapporto che ho trasmesso alle commissioni parlamentari, frutto del lavoro della Commissione guidata dal professor Bernardo Mattarella, va proprio nella direzione di aiutare chi non può permettersi un’auto, non solo di aumentare l’efficienza del sistema. Penso che, d’intesa col Parlamento, già ad inizio del 2022 si potrà varare una riforma profonda. Puntiamo a un servizio di qualità, ecologicamente sostenibile e molto più diffuso di quanto non sia oggi».
Ma oltre ai rincari molto forti delle materie prime, a preoccupare il ministro è anche la «disponibilità del personale perché il settore delle costruzioni è già in una fase di surriscaldamento congiunturale, perché non c’è solo il Pnrr, ma anche il bonus 110% e si sono sbloccate tantissime gare», dice. «Il settore sta crescendo moltissimo e fin dall’inizio ci siamo domandati se a fronte di una stima di 100mila unità di lavoro che genererà in media il Pnrr nel settore delle costruzioni nei prossimi cinque anni ci sarà abbastanza manodopera. Abbiamo chiesto all’Istat di fare un’analisi ed è emerso che i disoccupati provenienti dal settore delle costruzioni sono circa 200mila, ma in alcuni casi potrebbero scarseggiare professionalità specifiche. Sono tutti problemi che stiamo monitorando e che abbiamo iniziato ad analizzare prima ancora che si percepissero questi rischi, confrontandoci con le associazioni imprenditoriali per evitare che un settore che già in forte pressione possa incontrare strozzature di offerta».