Sì all’obbligo vaccinaleIl governo verso il Green Pass unico per tutti i lavoratori

Si va verso l’introduzione della certificazione verde obbligatoria nel pubblico e nel privato. Si partirà prima da ristoranti e palestre, ma servirà la contrattazione con i sindacati. Martedì prossimo potrebbe essere convocata la cabina di regia

Roberto Monaldo/LaPresse

Potrebbe essere convocata martedì prossimo – scrive il Corriere – la cabina di regia del governo che dovrà valutare dove e quando estendere l’obbligo del Green Pass. Dopo i luoghi al chiuso dove si può entrare soltanto se si ha la certificazione verde, ora si pensa di estenderla anche ai lavoratori di questi settori, ai dipendenti pubblici e alle aziende private.

Il percorso sembra ormai chiaro, come ha fatto intendere ieri il presidente del Consiglio Mario Draghi, aprendo anche alla possibilità di introdurre l’obbligo vaccinale se arriverà l’ok dell’Agenzia del farmaco europea. Sul punto fa chiarezza Guido Rasi, ex direttore dell’Ema, professore ordinario di Microbiologia all’Università di Roma Tor Vergata e consulente del generale Figliuolo per la campagna vaccinale. «Se il governo italiano volesse mettere l’obbligo vaccinale per tutti potrebbe farlo, come del resto ha fatto per alcune categorie, senza alcuna limitazione derivante dal tipo di autorizzazioni concesse dall’Ema», spiega sulla Stampa. Si tratta insomma di una scelta politica, non tecnica, dal momento che l’Ema, l’Agenzia Ue per il farmaco, non pone alcun vincolo.

Così come sarà una scelta politica quella dell’estensione del Green Pass. Le modalità e le date di entrata in vigore delle nuove misure potrebbero non a caso essere differenziate. Servirà infatti la contrattazione con i sindacati, soprattutto per quanto riguarda il pubblico impiego. E la convergenza politica nel governo, nonostante ieri Draghi abbia fatto intendere che si andrà avanti con o senza l’ok della Lega di Matteo Salvini.

L’esecutivo vorrebbe arrivare a una bozza di testo entro la metà di settembre, in modo da poterla discutere con tutte le parti chiamate in causa e approvarlo al massimo entro la metà di ottobre. Anche tenendo conto che il Parlamento sta esaminando il decreto approvato il 6 agosto per la conversione in legge entro il 23 settembre. E dunque non è escluso che alcune norme possano essere inserite in quel testo.

Le condizioni rimangono identiche a quelle già in vigore. Ovvero può ottenere il Green Pass chi ha ricevuto almeno la prima dose di vaccino, chi ha un certificato di guarigione dal Covid-19, chi ha effettuato un tampone molecolare o antigenico nelle precedenti 48 ore.

Il ministro della Salute Roberto Speranza è favorevole e lo ha chiaramente detto più volte, il responsabile della Pubblica amministrazione Renato Brunetta si è espresso in maniera inequivocabile sull’opportunità di imporre l’obbligo vaccinale ai dipendenti pubblici, esprimendo anche la volontà che si torni al più presto in presenza. Il confronto con i sindacati è stato avviato e sarà intensificato nei prossimi giorni, come ha detto lo stesso Draghi.

Una strada analoga dovrà essere percorsa per il settore privato. Molte aziende hanno aperto all’interno hub vaccinali o comunque agevolato l’immunizzazione dei dipendenti. Tutti i partiti, ad eccezione della Lega, sono favorevoli. Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha accusato di «irresponsabilità» i sindacati che chiedono una legge per il Green Pass. Ma il segretario della Cgil Maurizio Landini ha ribadito ieri che «non si può usare il Green Pass come grimaldello perché tutti si vaccinino».

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