Eat long and prosperGuida gastronomica ragionata all’universo di Star Trek

Dal 1966 a oggi Star Trek ha fatto la storia della televisione, e la storia del costume. In un mondo tanto ricco di sfaccettature non mancano i riferimenti alla cucina, umana e aliena

C’è chi lo prende molto sul serio: pochi giorni fa, il 19 agosto, in occasione dei 100 anni dalla nascita di Gene Roddenberry, la Nasa ha mandato un messaggio radio verso Vulcano, nel sistema stellare 40 Eridani. Una telefonata al Signor Spock, insomma, per celebrare il compleanno del creatore di Star Trek.
Del resto la serie ha influenzato intere generazioni, portando “là dove nessun uomo è mai giunto prima” i ragazzi (e non solo) dagli anni Sessanta in poi. I Trekkies conoscono l’universo immaginato da Roddenberry in ogni aspetto, dalla geografia alla storia, dalla fisica alla filosofia, Ma molti altri appassionati si limitano a lasciarsi trasportare dalle avventure spaziali. Senza contare che quasi tutti in quasi tutto il mondo sanno cosa sono un comunicatore, un traduttore universale, una macchina del teletrasporto o un replicatore. E quest’ultimo all’interno della saga ha risolto a 360 gradi il problema della fame: il cibo si genera dagli scarti. Ma non basta: la tavola e la cucina nella serie rivestono un ruolo importante: le diverse serie di Star Trek mostrano un’evoluzione di tipo culturale che riflette il cambiamento dei costumi e delle abitudini relativi alla realtà sociale dei diversi periodi in cui sono state prodotte. Così la cucina da semplice aspetto della vita di tutti i giorni, a partire dagli anni ’70 ha assunto via via un ruolo di maggior rilievo, seguendo la moda che tende sempre più a considerare la gastronomia come una scienza, un’arte e un riferimento culturale importante.

 

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I Capitani storici: Kirk e Picard
Se nella Serie Classica il Capitano Kirk e il suo equipaggio si nutrivano quasi esclusivamente di cubetti gelatinosi colorati e poco invitanti, già a bordo dell’Enterprise di Picard il bar di prora, centro della vita sociale della nave, offre cocktail, dolci e gelati, ristoro e distensione nell’avventura; il bar è gestito dall’ineffabile Guinan, aliena interpretata da Whoopi Goldberg: è anche grazie a lei che la dimensione conviviale, il mangiare e bere insieme consentono ai membri dell’equipaggio di conoscersi tra di loro, e al pubblico di conoscere aspetti altrimenti ignoti dei personaggi.

 

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I riferimenti diretti al cibo sono curiosi e quantomeno fantasiosi. Basti pensare al gagh, il piatto nazionale klingon, perfettamente in linea con lo spirito rude e guerriero del popolo, ma poco appetitoso per un palato umano: si tratta, in buona sostanza, di vermi, vivi e vivaci. Ne esistono più di 50 tipi, diversi per consistenza e caratteristiche, striscianti, saltellanti o mordicchianti. E per accompagnare il gagh, niente di meglio del bloodwine, il vino di sangue, da servire caldo. A proposito di bevande, non si può non citare la birra romulana, blu, e decisamente tossica, tanto da essere illegale nella Federazione: ma un assaggio di contrabbando capita più di una volta. Più adatto per un ufficiale della Flotta Stellare il Samarian Sunset, il più fantascientifico dei cocktail: inizialmente trasparente, dopo un leggero tocco sul bicchiere si colora di tutte le sfumature gialle e arancioni di uno splendido tramonto. Tra una invenzione e l’altra ogni tanto compaiono riferimenti più umani, e fanno capolino le bottiglie di scotch che Scott, l’ingegnere capo, conserva gelosamente sull’Enterprise di Kirk, e i tè, rigorosamente earl grey, sorseggiato da Picard. Una menzione particolare per fans e italiani meritano i “fungilli” improbabile formato di pasta amato da Geordi La Forge, ingegnere capo sulla nave di The Next Generation.

Nel quadrante Delta, sulla Voyager
Sulla Voyager la cucina mantiene questo ruolo e ne riveste di nuovi: Neelix, variopinto e simpatico talassiano, oltre che cuoco di bordo, è anche ufficiale addetto al morale, a simboleggiare l’influenza che il cibo esercita sull’umore. Non solo: in linea con le tendenze degli anni Novanta, che guardano alla gastronomia di ogni Paese come a parte della sua cultura, l’esplorazione della Voyager dedica curiosità e attenzione anche a ciò che si trova sulle tavole dei popoli alieni, portando ingredienti nuovi nella dispensa di Neelix. Quella di Neelix può essere definita come una cucina fusion, che accoglie e rielabora piatti e ricette da tutta la galassia. Anche l’aspetto tecnico non viene sottovalutato: la cucina della Voyager è perfettamente attrezzata, ben organizzata, curata in ogni dettaglio. E in ogni dettaglio sono curati i piatti proposti a bordo: la quaglia luviana in salsa di tartufo, la omelette jibaliana ai sette aromi (tra cui non deve mancare il prishic), il soufflè al formaggio tula e quello di noce terra e cioccolato. Alcuni degli ingredienti usati provengono dalle colture idroponiche che si trovano a bordo: uno squarcio di fantascienza che nel giro di pochi decenni oggi è diventata realtà. Indimenticabile, poi, il rapporto con il cibo dell’ex drone borg Sette di Nove: emblematico l’episodio in cui il Dottore Olografico, dopo aver “occupato” con il suo programma il corpo di Sette, usa i sensi di lei per assaggiare il cibo. Il primo contatto con consistenze e sapori è insieme esilarante e commovente. Da non dimenticare: il capitano della nave, per la prima volta una donna, Catherine Janeway, non può neanche pensare senza il suo caffè nero.

 

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Ai confini del mondo, sulla base DS9
Il Capitano Benjamin Lafayette Sisko viene da New Orleans, figlio di uno chef specializzato in cucina cajun. Sulle orme paterne, Sisko ama preparare per sé e per i suoi amici i deliziosi piatti di casa sua, come la jambalaya o il gumbo, speziati al punto giusto. I sapori della Terra in questo avamposto nello spazio profondo tornano a sottolineare la nostalgia, mentre il bar, gestito da un avido e astuto Ferengi si apre ai gusti più disparati. E sulla passeggiata si possono gustare tanto i dolciastri stecchi amati dai Bajoriani, venduti in un chiosco, quanto le specialità preparate in un ristorante klingon. Mentre al bancone non si può resistere alla viscida slug-o-cola, la bibita prediletta dagli stessi Ferengi, ai cui denti sa donare una sfumatura verdognola impareggiabile.

Il ritorno di Picard
La Barre, Borgogna: i vigneti dello Chateau Picard sono il punto di partenza della nuova serie tv dedicata all’ammiraglio in pensione. Jean-Luc si è ritirato qui, nella tenuta di famiglia, e si dedica a fare il vino. L’importanza delle radici, e il valore simbolico che il vino riveste in questo senso sono enfatizzati già a partire dal trailer: i germogli, l’acqua, le macchine (avanzatissime) usate per la cura delle viti, le casse di vino rosso. E i filari disposti a formare il simbolo della Federazione dei Pianeti Uniti. Ancora una volta la tradizione umana e il mondo immaginario di un universo non più sconosciuto si incontrano nella saga. E ancora una volta ricomincia un viaggio che porta “alla scoperta di nuove forme di vita e di nuove civiltà”.

 

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