Sette gli chef italiani presenti nella classifica The World 50 best restaurants, annunciata il 5 ottobre ad Anversa: sei lavorano in Italia e un settimo cucina a Tokyo. Si chiama 50 best, ma in realtà la classifica si è allungata e oggi sono 100 i ristoranti che vengono nominati.
Per il 2021 l’italiano che conquista il punto più alto della classifica è Riccardo Camanini, chef del Lido 84 di Gardone Riviera, che arriva al 15esimo posto grazie al suo estro e alla sua grande tecnica, ed è anche il ristorante che entra per la prima volta in classifica con il miglior piazzamento.
18esimo Enrico Crippa, con la cucina identitaria del ristorante Piazza Duomo ad Alba.
Secondo italiano in classifica Massimiliano Alajmo del ristorante Le Calandre di Rubano, tre stelle Michelin, che arriva al 26posto: è la quindicesima volta che questo ristorante si conferma in classifica.
Niko Romito, tristellato di Castel di Sangro è al 29esimo posto. 52esimo Mauro Uliassi tristellato di Senigallia. Al 54esimo posto si piazza Norbert Niederkofler del ristorante tristellato St. Hubertus a San Cassiano in Badia.
Al 73esimo posto si piazza Luca Fantin, che pur lavorando in un ristorante a Tokyo è a tutti gli effetti un italiano.
Siamo ben rappresentati, dunque, e con locali in provincia: il meglio della ristorazione di livello, con sprint creativo, va quindi cercato fuori dalle rotte più commerciali delle grandi città.
La vetta rimane saldamente in mano a Copenhagen, con Noma al primo posto e Geranium al secondo, a contendersi il podio dalla stessa città: investire in ristorazione paga, almeno nei concorsi internazionali. Seguono Spagna e Perù, nazioni sempre all’avanguardia in questa classifica.
Ma perché la “50 best”, come comunemente la chiamano gli esperi, negli anni, ha ottenuto così tanta visibilità ed è ormai un punto di riferimento nell’universo della gastronomia internazionale?
Perché la redazione è allargata e internazionale, e comprende critici, giornalisti ed esperti (si dice circa mille in tutto il mondo) che lavorano per testate e realtà diverse tra loro, in Paesi diversi.
Perché è l’anti-Michelin e premia non solo il gusto e l’accoglienza, come da sempre fa la più celebre guida francese, ma anche la capacità di innovare e di essere creativi. Se cercate dei ristoranti che mettano al primo posto la ricerca, questi fanno al caso vostro.
Perché ha alle spalle un grande brand internazionale, che ha deciso di investire moltissimo in questa classifica per diventare di fatto l’acqua dei grandi chef, e di conseguenza l’acqua più bevuta e più cool a livello internazionale. Investendo molto sugli organi di informazione, difficile che questi non citino la classifica.
Perché oltre alla classifica mondiale, ha edizioni in giro per il mondo, e su ciascuna si costruiscono grandi occasioni di incontro e di confronto con i migliori rappresentanti delle diverse zone.
Perché i giudici possono votare senza restrizioni qualsiasi ristorante vogliano, e hanno a disposizione voti sia per la loro zona di competenza (di norma il Paese d’origine) che voti per altre zone del mondo. Devono aver visitato i locali negli ultimi 18 mesi e non possono avere degli interessi nel ristorante che nominano.
Perché entrare nella classifica significa diventare una meta di pellegrinaggio per molti dei gourmand internazionali, disposti a viaggiare e a spendere pur di incontrare sul proprio palato le ricerche dei più creativi chef al mondo.
Perché – da poco! – non possono vincere sempre gli stessi. C’è una particolare sezione di ex vincitori che escono dalla classifica e diventano i ‘grandi maestri’ della 50 best, non potendo più partecipare ma rimanendo nell’albo d’oro. Per l’Italia in questa sezione speciale c’è Massimo Bottura dell’Osteria Francescana di Modena.