Variante SalviniBettini dice che lo strappo della Lega arriverà, Zaia e Fedriga escludono la crisi

«Se è vero che non ci sarà nessuna patrimoniale, la questione va chiusa in tre secondi», spiega il governatore Veneto. Ma «non siamo ospiti di questo esecutivo», è il commento del presidente del Friuli Venezia Giulia

Foto Cecilia Fabiano/ LaPresse

Goffredo Bettini, esponente di spicco del Partito democratico, commenta sul Corriere della sera i risultati elettorali delle amministrative e le agitazioni della Lega nel governo Draghi. Il Pd, dice, «richiama tutti, soprattutto la Lega, alla responsabilità di governo e alla coerenza. Draghi stesso ha parlato di un fatto serio. La verità è che il partito di Salvini è un corpo politico tirato da carri che vanno in direzioni opposte. Sarà fonte, per questo, di ulteriori problemi e instabilità».

Di Draghi al Quirinale «si parlerà nei prossimi mesi», aggiunge. Ma «se il presidente Mattarella, un pilastro dell’equilibrio repubblicano, confermasse la sua indisponibilità per un secondo mandato, si aprirebbe il problema di una scelta da compiere. Invochiamo tutti la presenza di Draghi in Italia. Condivido. La sua persona incarna un sentimento larghissimo nel Paese. La cosa migliore sarebbe che egli governasse fino al 2023. Il Pd non farebbe mancare mai il suo sostegno. Sono convinto, tuttavia, che la Lega strapperà. Purtroppo, è nella logica delle cose. A quel punto, se Draghi non sarà stato eletto presidente della Repubblica, si troverà costretto a decidere se dar vita a un governo politico senza tutta la destra, e non mi pare nelle sue corde, oppure non sarà più a disposizione per l’Italia. Mi pare giusto riflettere su questo scenario che sarebbe disastroso per l’economia e per i nostri rapporti internazionali. Dico riflettere. Solo riflettere».

Intanto, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, al Corriere spiega che per la Lega alle amministrative «non c’è stata alcuna débâcle. Gli alti e i bassi in politica sono come i corsi e i ricorsi di Vico. Il vero banco di prova è un altro». Ovvero: «Le elezioni politiche. Per quella sfida ci dobbiamo irrobustire, facendo leva su due componenti: una forte identità e la cultura di governo».

Zaia dice: «Abbiamo tutto il tempo di dimostrare che siamo un movimento di lotta ma anche di governo. Sui territori abbiamo ricevuto il mandato popolare per guidare le amministrazioni e lo facciamo bene». Ma, dopo lo scontro sulla riforma del catasto, esclude la rottura: «Siamo in un progetto di governo e ci dobbiamo stare convintamente. Se ci sono dubbi vanno chiariti». E spiega: «Noi siamo contrari a nuove tasse sulla casa. Ho anche firmato un documento con gli altri governatori di centrodestra per ribadirlo. Se è vero che non ci sarà nessuna patrimoniale la questione va chiusa in tre secondi».

«Siamo al governo e ci vogliamo stare nell’interesse del Paese. Io non conosco le dinamiche romane. Penso che una forza responsabile sappia discutere e confrontarsi per trovare una soluzione e perché si vada avanti senza indugi», prosegue. E sul doppio gioco tra Lega di governo e di lotta, il governatore veneto dice: «Ma noi abbiamo milioni di anime… Questa specificità è sempre stata oggetto di dibattito. Le due componenti sono fondamentali, come due gemelli siamesi. L’una non può vivere senza l’altra. Una Lega senza lotta non sarebbe più la Lega, ma anche senza governo (penso ai nostri sindaci) non avrebbe senso. La vera abilità sta nel tenere vive le due anime evitando così che il treno deragli».

E anche Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli Venezia Giulia e presidente della conferenza delle Regioni, a Repubblica dice: «Non vedo proprio un’ipotesi di crisi all’orizzonte. Piuttosto una voglia di collaborare in modo costruttivo: è utile anche al governo». Ma si unisce al leader Matteo Salvini nel chiedere un cambio di metodo al premier: «Noi non siamo ospiti di questo esecutivo». E assicura che «non c’entrano le dinamiche elettorali sulla scelta di non votare la delega fiscale».

«La Lega è un partito responsabile, chiede di essere coinvolto. Poi si può discutere, o no? Se neppure si discute, come capita in altre aree di governo, significa che non c’è neppure voglia di prendersi la responsabilità dei provvedimenti che si adottano». E se Draghi, o il Parlamento, non si adopereranno per correggere la legge delega? «Il premier non vuole un braccio di ferro, ne sono certo. Sono convinto anzi che possa accogliere altri suggerimenti opportuni».

E dopo gli insuccessi elettorali «non ci sarà un congresso federale, non è previsto, come non ci sarà una crisi di governo. A Salvini dobbiamo dare tutti una mano. Insomma, vogliamo discutere un segretario che ha preso un partito al 4 per cento e l’ha portato a contendersi il primo posto?». «La Lega è una ed è monolitica. Lo metto per iscritto». E «resto convinto che alle Politiche il centrodestra sarà di nuovo maggioranza».

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