Via col ventoI ballottaggi confermano che il Movimento 5 stelle non ha più alcun ruolo nella politica italiana

Conte parla dell’astensione, Castelli delle grandi vittorie di Ginosa, Noicattaro e Pinerolo, ma il responso delle amministrative è nettissimo, a cominciare dai risultati di Roma e Torino

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È giusto segnalare, nel commentare l’esito dei ballottaggi di ieri, il dato incontrovertibile della vittoria del centrosinistra in tutta Italia. Ed è altrettanto giusto notare la bassissima affluenza, che potrebbe cambiare parecchio l’interpretazione di quel dato, in vista delle prossime politiche. È giusto discutere degli errori compiuti dalla destra nella scelta dei candidati. Ed è altrettanto giusto riconoscere, considerata l’omogeneità dei risultati, come il problema non fossero loro, o almeno non solo loro. Bensì, verosimilmente, il segno estremista che la competizione tra Lega e Fratelli d’Italia ha impresso su tutta la coalizione.

Tutto giusto, ma i risultati più rilevanti, almeno per quanto riguarda il cambiamento del panorama politico nazionale, restano quelli di Roma e Torino, dove entrambi i candidati di centrosinistra, Roberto Gualtieri e Stefano Lo Russo, hanno stravinto al ballottaggio con percentuali attorno al 60 per cento, pur guidando coalizioni che si erano contrapposte ai cinquestelle al primo turno. E pur avendo esplicitamente escluso di poterli recuperare in vista del ballottaggio: Gualtieri accogliendo l’invito di Carlo Calenda a dichiararlo subito pubblicamente; Lo Russo semplicemente ribadendo la posizione tenuta per cinque anni, come principale oppositore di Chiara Appendino e di qualsiasi ipotesi di accordo con i grillini.

È un dato significativo perché proprio da Roma e Torino, nel 2016, era partita l’ascesa del Movimento 5 stelle culminata alle politiche del 2018 nell’incoronazione a primo partito del paese, con il 32 per cento. Commentando i risultati del ballottaggio di Roma, allora, Virginia Raggi aveva scandito: «Il vento sta cambiando, signori».

Il giudizio degli elettori, cinque anni dopo, non potrebbe essere più netto, tanto a livello nazionale quanto a livello cittadino, e non solo a Roma e Torino. Il vento è cambiato di nuovo. Speriamo lo capisca anche il vertice nazionale del Partito democratico.

La coincidenza tra lo spoglio dei risultati e le notizie sugli scontri tra polizia e no vax al porto di Trieste, su cui non per caso si è concentrato Matteo Salvini in conferenza stampa, sembra indicare una sorta di passaggio di consegne: il populismo di ieri che cede il passo al populismo di domani.

Chi saranno i suoi nuovi interpreti e come si organizzeranno non è ancora chiaro, ma la sequenza dei risultati elettorali del Movimento 5 stelle dal 2019 in poi sembra dire piuttosto nettamente chi su quel palcoscenico non avrà più nessun ruolo.

«Il vero protagonista di questa tornata di ballottaggi è in modo drammatico l’astensionismo», ha dichiarato Giuseppe Conte, preannunciando che il suo partito, nei comuni, resterà all’opposizione (senza distinguere tra città vinte dal centrosinistra e città vinte dal centrodestra).

«Complimenti ai Sindaci di Ginosa, Noicattaro e Pinerolo, che vengono confermati alla guida delle loro città. Amici e attivisti del MoVimento 5 Stelle con cui, in questi anni, ho lavorato e che conosco bene», ha dichiarato invece il viceministro dell’Economia, Laura Castelli, emergendo d’improvviso da un troppo lungo silenzio.

Rispettabilissime eccezioni, quelle di Ginosa, Noicattaro e Pinerolo, che confermano la regola: in qualunque città di media grandezza i cinquestelle abbiano mai governato, alla tornata successiva, dopo averli visti all’opera, i cittadini li hanno sempre rimandati a casa. È ragionevole ritenere che, dopo averli visti al governo del paese, faranno altrettanto: al prossimo giro li manderanno via, una volta per tutte. Via col vento.

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