Youth4ClimateGreta, il Bla Bla Bla vale anche per il mondo del cibo?

Si è concluso il forum internazionale dei giovani sul clima con molte discussioni, qualche scontro e alcune polemiche. Noi puntiamo l’attenzione sulle responsabilità del settore gastronomico

Il Forum internazionale dei giovani sul Clima, Youth4Climate, tenutosi a Milano nei giorni scorsi, si è concluso con la manifestazione pacifica degli studenti, capitanati da Greta Thunberg, Vanessa Nakate e Martina Comparelli, ma anche con qualche sgradevole incidente nelle strade della città.

Tanti i temi trattati che attengono più o meno strettamente al cambiamento climatico, tanta l’attenzione mediatica e importante il segnale delle istituzioni italiane, con la contemporanea presenza del presidente della Repubblica e del presidente del Consiglio, oltre al ministro competente dell’Ambiente. Quello che rimarrà nella storia è il Bla Bla Bla espresso da Greta Thunberg durante il suo primo discorso, un modo veramente efficace di esprimere, con una perfetta sintesi, la disillusione per le tante parole che si spendono sull’argomento, parole difficilmente seguite da atti concreti.

Ciò vale per la svolta più importante richiesta dai giovani agli adulti del mondo, un impegno definitivo sulla dismissione delle fonti di energia non rinnovabile entro data certa, così come per tanti altri aspetti della sostenibilità, come, per esempio, parlando dei temi su cui si focalizza la nostra testata, lo spreco alimentare o il comportamento dei ristoratori rispetto ai propri lavoratori, ormai introvabili, problema emerso in tutta la sua gravità in questi ultimi mesi e sintetizzato efficacemente dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, con la frase: «Pagateli di più».

Così, viene da domandarsi se, anche nel settore della ristorazione, non si facciano troppi bla bla bla, come spesso succede nei congressi di cucina, dove si affrontano tanti temi, anche quello del lavoro ultimamente, ma si rimane molto in superficie, quasi come se si volesse fare il compitino di moda e mostrarsi interessati, ma poi non andare troppo in profondità.

Insomma, bla bla bla.

Discorso diverso e più serio quando si parla di spreco alimentare, perché non è solo eticamente condivisibile evitare sprechi, ma è anche un contributo concreto per l’ambiente. Per non dimenticare quale impronta lasciamo a seconda della dieta che teniamo, dell’acqua consumata per un kg di proteine animali rispetto a un corrispettivo nutrizionale in vegetali e legumi.

Lo stesso discorso vale in tanti altri aspetti della ristorazione, nel mondo dell’accoglienza in generale, ove essere sostenibili può diventare l’arma in più, ove il cambiamento di approccio può fornire praterie di nuovi turisti, pronti a premiare chi si comporta secondo principi etici condivisi. È venuto il tempo di avere coraggio, di smetterla di guardarsi addosso, di essere autoreferenziali, di parlare a vanvera.

I giovani, con la loro esuberanza, ci stanno indicando una strada che conosciamo e per troppi anni abbiamo fatto finta di non vedere. E, come adulti, siamo tenuti ad ascoltare e a trasformare l’entusiasmo in comportamenti percorribili in un tempo congruo.

Ne saremo capaci o continueremo a dire bla bla bla?

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