Monopattini e altre storieMilano Green: qualche consiglio per vivere la città in modo sostenibile

Dalle app di condivisione di mezzi non inquinanti ai locali più attenti al loro impatto sull’ambiente, una piccola guida per sfruttare appieno le potenzialità ecosostenibili della città italiana più attenta alla sua impronta sull’ecosistema

Tipografia alimentare in via Dolomiti (Stella Bortoli)

Tra le tante associazioni che si possono fare quando si pensa a Milano, forse il termine “green” non è il più gettonato. Lo stereotipo della città produttiva, della città grigia dove tutti corrono poco si concilia con tutto quello che richiama i concetti di natura, ambiente e sostenibilità. E mentre la città ospita il summit Youth4Climate (un momento istituzionale per raccogliere le proposte dei giovani da inserire nei negoziati per il clima) appare chiaro che la strada è ancora parecchio lunga e in salita. Ma Milano in questo senso di passi ne sta facendo e, a ben vedere, il capoluogo lombardo offre a quei cittadini che vogliano impegnarsi nei confronti dell’ambiente svariate opportunità. 

A livello di istituzioni locali il comune si è dotato, dal dicembre 2020, del Piano Aria Clima, strumento con cui punta a rientrare nei valori limite delle concentrazioni degli inquinanti atmosferici (polveri sottili e ossidi di azoto fissati dalla direttiva 2008/50/EC), ridurre le emissioni di CO2 del 45% entro il 2030 e diventare una città carbon neutral per il 2050. In ballo inoltre c’è l’obiettivo di contenere l’aumento locale della temperatura al 2050 entro i 2°C, traguardo che si intende raggiungere con azioni di raffreddamento urbano e riduzione del fenomeno dell’isola di calore in città. In attesa che tutto questo si traduca in azioni concrete, che l’attuale flotta di autobus Atm venga dismessa in favore di vetture elettriche, che l’efficientamento energetico degli edifici pubblici venga completato e in generale che la Milano del futuro prenda forma, già oggi la città offre, a chi voglia impegnarsi nei confronti dell’ambiente, l’opportunità di un’esistenza più green. 

In cima alla top five dei comportamenti più inquinanti c’è usare un’automobile. Se in molte parti d’Italia vivere senza una macchina è ancora praticamente impossibile, a Milano spostarsi senza un mezzo altamente inquinante si può. Sia perché il trasporto pubblico tradizionale è abbastanza efficiente, e sia perché in città le opzioni di mobilità condivisa si stanno moltiplicando a vista d’occhio e le piste ciclabili, nel 2021, sono aumentate di 35 chilometri. Con 6mila mezzi e una media di 7.600 noleggi al giorno, il monopattino elettrico sembra essere il vero fenomeno della mobilità green cittadina: sono sette attualmente le compagnie che offrono questo servizio: EM transit, Bird, Voi, Wind, Bit, Helbiz e Lime; 100% elettrici sono anche gli scooter offerti in modalità sharing da Cityscoot, Mimoto, Zig Zag e GoVolt mentre, per quanto riguarda le auto, nel 2021 sono approdati a Milano E-Vai, un car sharing elettrico regionale (che quindi consente di spostarsi in tutta la Lombardia offrendo tariffe giornaliere), Leasys Go! e Share Now (servizio di car sharing del gruppo Car2Go e DriveNow che offre noleggi anche superiori ai 30 giorni) ha inserito nella sua flotta diversi modelli di auto elettriche.

Sul concetto di “dark store”, ovvero dei magazzini in cui vengono stoccati dei prodotti di prima necessità, e attraverso l’utilizzo di bici elettriche si basano due app che stanno avendo molto successo a Milano: la tedesca Gorillas e la spagnola Blok. Attraverso le app in questione si riceve la spesa a casa, che arriva in sella a delle bici elettriche, in un range di tempo ridottissimo (10 minuti): una sorta di delivery di seconda generazione che punta essenzialmente su due concetti, comprare solo quello che effettivamente serve senza il bisogno di accumulare prodotti che rimaranno negli scaffali della cucina per mesi, e sfruttare una mobilità sostenibile.

Good Blue in via Volta

Sulla stessa linea Nanie, che consegna in bici piatti cucinati in mattinata dai propri chef (il servizio è disponibile solo a pranzo): ingredienti rigorosamente biologici e locali. Babaco Market e Cortilia sono invece due realtà che si concentrano sull’aspetto etico dei prodotti: nel primo caso si tratta di frutta e verdura di stagione che non trova posto nei canali ortofrutticoli tradizionali (soprattutto perché non conforme esteticamente agli standard di vendita), nell’altro di un range di prodotti più ampio, ma tutti rigorosamente provenienti da piccoli produttori locali e venduti nel rispetto sia della stagionalità che della filiera. Too Good To Go invece segue la logica del zero waste mettendo in vendita, a prezzi scontati, rimanenze di negozi e ristoranti. Infine Citrus Italia – l’azienda è di Cesena, ma l’headquarter creativo è basato a Milano – propone frutta e verdura selezionata e attenzione massima ai fornitori: sia per quanto riguarda la materia prima, biologica e zero waste, sia per quanto riguarda filiera e distribuzione, studiata per ridurre al minimo l’impatto ambientale.

Cascinet, nel quartiere Ortica, ospita poi Terra Chiama Milano, un insieme di progetti di educazione ambientale che vede la presenza di orti comunitari e percorsi di sensibilizzazione ambientale. Inoltre nel Parco Agricolo Nord, grazie anche all’attività di crowdfunding promossa da Wow Nature, sta prendendo vita la Food Forest: uno spazio forestale dove sono state piantate oltre duemila nuove piante arboree e arbustive, molte delle quali producono frutti commestibili. 

Milano, lo sappiamo bene, è fatta anche di socialità e mondanità, settori che si stanno rapidamente allineando e attrezzando in ottica green, tanto dal punto di vista del menù, quanto del concept. Radicetonda (in via Spallanzani e in via Buozzi) è una delle più longeve realtà milanesi in tema di ristorazione plant-based: tutti gli alimenti sono coltivati in modo naturale, l’arredamento è fatto con materiali di recupero e tutte le forniture sono di bioplastica biodegradabile al 100%. Santeria (in viale Paladini e in viale Toscana) dal 2019 ha abolito l’utilizzo della plastica monouso aderendo al progetto “No Plastic More Fun”. Tipografia Alimentare (in via Dolomiti) propone un menù giornaliero basato sulla stagionalità e la disponibilità degli ingredienti, che cambiano quindi di continuo, e vini naturali e artigianali. Altatto (in via Comune antico) propone cucina di alto livello sia vegetariana che vegana ma, in più, effettua il delivery in contenitori di acciaio ispirati ai lunch box indiani, da rendere di volta in volta evitando così gli sprechi legati al packaging.

Soulgreen (in piazzale Principessa Clotilde) pone massima attenzione agli ingredienti, stagionali e provenienti da produttori locali, utilizza packaging biodegradabile, acqua microfiltrata e arredi di seconda mano. Good Blue (in via Alessandro Volta) propone una variazione sul tema: il locale è arredato con materiali di recupero, il packaging è 100% biodegradabile e la filiera dei prodotti è rigidamente controllata, solo che questa volta non si tratta di un menù plant based, ma a base di pesce, rigorosamente pescato o proveniente da allevamenti certificati come sostenibili. O|nest (via Gerolamo Turroni) è un’enoteca con cucina che propone una larghissima varietà di etichette naturali, si avvale solo di piccoli produttori e di packaging compostabile per il delivery. Upcycle Bike Café (in via Ampère) la dice lunga sul concept già dal nome: la filosofia qui è chiara, si ricicla, si amano le bici e si mangia una cucina salutare, locale e home cooked. I brunch vegetariani, oppure vegani, di Walden (in via Vetere) sono un’istituzione della zona di Ticinese, anche in questo caso la filosofia è tutta improntata sulla sostenibilità.

Infine Turbo (in via Andrea Ponti) è un locale di recente inaugurazione particolare sia nell’arredo, tutto blu, che nell’approvigionamento energetico: il ristorante utilizza solo elettricità e gas provenienti da fonti rinnovabili, riducendo così le emissioni di Co2 mentre la plastica è bannata in favore di materiali organici.