L’idrogeno, il più leggero e piccolo tra tutti gli elementi della tavola periodica, è da tempo al centro di un progetto di transizione energetica volto alla progressiva decarbonizzazione dei sistemi economici dei paesi occidentali, Italia compresa. Abbiamo dedicato a questo tema l’ultimo paper di Greenkiesta, e se n’è parlato anche oggi, mercoledì 29 settembre, al forum milanese di “The H2 Road to Net Zero”, spazio di discussione nato dalla collaborazione tra l’agenzia stampa Bloomberg, Snam (Società nazionale metanodotti) e Irena (Agenzia internazionale per le energie rinnovabili).

L’evento si è aperto con un ospite illustre, John Kerry, inviato speciale per il presidente degli Stati Uniti per la Gestione del clima. In un videomessaggio, l’ex segretario di stato americano ha consigliato a tutti di leggere gli scritti di Marco Alverà (amministratore delegato di Snam) sull’argomento, per una visione che punti alla riduzione delle emissioni, alla creazione di posti di lavoro e che aiuti a raggiungere un futuro a energia pulita e zero emissioni nette. «Credo che l’idrogeno ci offra davvero una delle migliori possibilità per risolvere questa grande sfida che abbiamo di fronte».
Gli ha fatto eco Nigel Topping, Alto rappresentante del governo britannico per la Cop26, che ha esortato le aziende private a maggiori investimenti e i governi al supporto di un progetto di transizione concreto. «Dobbiamo prendere in considerazione tutte le opportunità per la diminuzione dei costi. Abbiamo poco tempo a disposizione ed è una sfida dal punto di vista ingegneristico. Ma sono ottimista, e credo che dobbiamo continuare su questa strada».
Tra i partecipanti all’evento c’è stato anche il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani, che in un lungo confronto condotto da Chiara Albanese (giornalista di Bloomberg), ha toccato diversi temi attualissimi. Fresco del confronto con l’attivista ambientale Greta Thunberg in occasione della manifestazione che ha anticipato la Cop26 di Milano, Cingolani ha raccontato di come il discorso sia andato oltre alle frecciatine del futile «bla bla bla» politico: «Il messaggio principale (rivolto alle istituzioni, ndr) è stato “non crediamo a quello che state dicendo”. Non dobbiamo scordarci della differenza di linguaggio tra i Gen-Z e le persone più adulte».
E sulla transizione alle energie rinnovabili: «Dobbiamo prendere in considerazione tutti, siamo una democrazia: ma ciò è complicato. Stiamo investendo 3 miliardi e 200 milioni nella transizione ecologica, è un grande budget. Il programma è molto ambizioso, ed è in linea con l’iniziativa francese e quella tedesca».
Dopo aver dribblato una domanda relativa a Ilva e al suo possibile futuro come stazione per la produzione di idrogeno («ora non voglio parlare di un luogo specifico»), il ministro del governo Draghi ha elencato i segnali incoraggianti su questo fronte: dalla Cina che finirà di costruire centrali all’estero, all’aumento della consapevolezza a livello mondiale, passando per il crescente peso mediatico dato a manifestazioni e conferenze internazionali volte alla sensibilizzazione ecologica.
Tuttavia, ha spiegato Cingolani, «non possiamo aspettarci che la Cop26 risolva tutti i nostri problemi all’improvviso. Un paio d’anni fa la previsione dell’innalzamento delle temperature globali si assestava sui 2 gradi, ora sono 2,5. Quel mezzo grado fa molta differenza». Complicazioni che fanno parte di un percorso: del resto, la transizione «non sarà un pranzo di gala. Ma dobbiamo continuare a lanciare messaggi volti al cambiamento».
Durante l’evento si è tenuta anche una cerimonia formale per la firma di un memorandum tra Irena e Snam, un documento che prevede progetti per lo sviluppo della transizione all’idrogeno pulito. Sono successivamente intervenuti i rispettivi numeri uno delle due società: Marco Alverà, amministratore delegato di Snam, e Francesco La Camera, direttore generale di Irena.
Il mondo sta cambiando velocemente: «L’idea che avevamo era che il costo dell’idrogeno fosse molto elevato, invece ora siamo scesi a 100 dollari, un decimo rispetto ai 1000 di due anni fa», spiega Alverà. «Ora si punta ai 25 dollari; dobbiamo standardizzare questa cifra per poter offrire un’alternativa più verde».
Il leitmotiv dell’incontro è stato anche il tema della sostenibilità economica. Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome ha definito una vera e propria «sfida» quella che, in prospettiva, garantirà «una sostenibilità che non sia solo ambientale, ma anche economica e sociale. Altrimenti si rischia che le buone intenzioni si trasformino in propaganda che non riuscirà a cambiare veramente il mondo per le prossime generazioni. In questo senso, penso che raggiungeremo gli obiettivi di una vera transizione ecologica solo se riusciremo a creare un’alleanza tra le istituzioni e il territorio».
Tornando all’idrogeno, sappiamo quanto esso possa aiutarci a decarbonizzare i settori industriali più difficili da rendere green, quali l’acciaio, il cemento e il vetro. Come può essere applicato l’idrogeno dai treni e dai mezzi pesanti, e come identificare progetti e investimenti in cui l’idrogeno può prosperare? Di questo hanno parlato, nell’ultimo panel moderato da Tommaso Ebhardt, i rappresentanti di alcune realtà tra le più importanti in questi ambiti (Alstom, Iris Ceramica Group, gruppo Iveco e Trenitalia).
«Il 30% delle nostre linee ferroviarie non è elettrico», ha spiegato Luigi Corradi, amministratore delegato di Trenitalia. «Il nostro obiettivo è la sostenibilità: dobbiamo raggiungere il 100% e per farlo dobbiamo investire in nuovi treni e utilizzare meno energia. Una soluzione sono le batterie elettriche, ma attualmente possiamo caricarle per un’autonomia massima di 60 chilometri. L’idrogeno è la cosa migliore: nel 2023 avremo il primo treno con questa tecnologia».
In chiusura, il presidente di Arera (Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente), con una nota di ottimismo ha commentato: «Si è parlato del futuro con un approccio molto pragmatico».