Sfida a BruxellesPer Mateusz Morawiecki l’Unione europea sta ricattando la Polonia

Dopo la sentenza del Tribunale costituzionale polacco, ieri durante la plenaria dell’Europarlamento c’è stato uno scambio di accuse tra il premier sovranista e Ursula von der Leyen

AP / Lapresse

La Polonia è sul banco degli imputati di Bruxelles da qualche anno, da quando è iniziato il braccio di ferro sulle riforme che mettono in dubbio l’indipendenza della magistratura. Poi è arrivata la recente pronuncia della Corte costituzionale polacca, che ha stabilito l’incompatibilità della Costituzione nazionale con i Trattati dell’Unione europea: un punto di non ritorno in questo testa a testa tra l’Unione europea e Varsavia.

Per questo ieri, come scrive la Stampa, «il presidente del Consiglio dei ministri della Polonia, Mateusz Morawiecki, è entrato nell’Aula del Parlamento di Strasburgo con una strategia chiara: difendere la Polonia, attaccando».

Morawiecki ha accusato Bruxelles di «ricatti» nei confronti di Varsavia. Poi ha rinfacciato agli altri Paesi i vantaggi che le loro economie traggono dall’appartenenza della Polonia. Un’offensiva durata più di 35 minuti, anche se formalmente di minuti ne avrebbe avuti solo 5.

«L’Unione europea non è uno Stato, solo gli Stati membri lo sono e per questo restano sovrani», ha detto Morawiecki.

In passato altre Corti nazionali avevano messo in discussione le sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione europea, per esempio quella tedesca sul Quantitative Easing della Banca centrale europea, ma «è la prima volta che il tribunale di uno Stato membro rileva l’incompatibilità tra i Trattati e la propria Costituzione», ha ricordato ieri Ursula von der Leyen.

«La presidente della Commissione si è detta profondamente preoccupata perché la sentenza mette in discussione le basi dell’Unione europea e rappresenta una sfida all’unità dell’ordinamento giuridico europeo», scrive la Stampa.

Secondo von der Leyen la situazione dello Stato di diritto in Polonia «è peggiorata» e quindi l’esecutivo comunitario sta valutando le possibili contromisure.

«Tre gli strumenti a disposizione», si legge sulla Stampa, «ci sono una nuova procedura d’infrazione, con conseguente ricorso alla Corte di Giustizia dell’Unione; oppure il congelamento del Recovery Fund e l’utilizzo del regolamento che permette di sospendere i fondi del bilancio europeo; oppure, ancora, un’estensione del procedimento avviato nel dicembre del 2017 in base all’Articolo 7, un iter che teoricamente potrebbe portare alla perdita del diritto di voto nelle riunioni del Consiglio, ma che in realtà è fermo per via dell’opposizione ungherese».

Soluzioni che Morawiecki non ha esitato a definire «minacce». Secondo lui, infatti, si tratta di un ricatto che Bruxelles userebbe per fare politica contro alcuni Stati. «Noi siamo uno dei Paesi con la più lunga storia di sviluppo della democrazia in Europa. Nel Ventesimo secolo abbiamo salvato Parigi e Berlino dagli attacchi bolscevichi e poi abbiamo combattuto contro il Terzo Reich», ha detto Morawiecki agli eurodeputati.

Il leader polacco, conclude la Stampa, «è stato criticato da una larghissima maggioranza di eurodeputati, che hanno chiesto sanzioni immediate. Molto duro anche l’intervento di Manfred Weber, leader dei popolari. Ma il gruppo dei Conservatori e i sovranisti di Identità e Democrazia (di cui fanno parte rispettivamente Fratelli d’Italia e la Lega) hanno difeso Morawiecki».

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