PseudoscienzaLa sentenza di Bibbiano e il processo alla psicoterapia del trauma

La condanna di Foti non è solo una vicenda personale di un condannato ma investe una scuola terapeutica di cui Luigi Cancrini è uno dei massimi esponenti. A prescindere dal caso in questione è inaccettabile che si utilizzino pratiche come la EMDR per consentire ai Tribunali di decidere sull’affidamento dei bambini, sull’allontanamento dai loro genitori sino a pesanti condanne per abusi magari solo immaginati

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Adesso che Claudio Foti, è stato condannato due anni dopo il suo arresto, il peggior servizio che si potrebbe rendere alla giustizia è proprio quello di etichettarlo come mostro, come un’anomalia, un fenomeno da baraccone della cronaca giudiziaria.

Prima di tutto Foti ha ancora il diritto di essere considerato innocente fino a una condanna definitiva, semmai ci sarà. Anche perché dietro la sua storia professionale c’è molto di più degli epiteti dati finora.

Quando il caso Bibbiano scoppiò nell’estate di due anni fa, Foti fu allontanato e quasi disconosciuto dalla sua comunità di riferimento, il CISMAI, in consorzio di sigle accomunate da una visione salvifica anti-abuso del ruolo dello psicologo infantile. Ma è arrivato al processo ottenendo l’appoggio di alleati importanti e persone insospettabili.

Alcuni di questi facevano parte del suo mondo, come lo psichiatra universitario Luigi Cancrini che da consulente della sua difesa ha scritto un’appassionata perizia tecnica sul suo lavoro e sulla ideologia che lo muove. O addirittura i garantisti radicali, a cui appartiene il difensore Giuseppe Rossodivita e che un anno fa per bocca del segretario Maurizio Turco promossero una conferenza nella sede di Torre Argentina per dipingerlo come un novello Aldo Braibanti, scienziato vittima del pregiudizio oscurantista, unico caso di condannato per un reato poi cancellato dalla Corte Costituzionale: il plagio.

Come Braibanti, (contro cui pesò anche il pregiudizio omofobo dell’epoca) a Foti sono state mosse due accuse che difficilmente vedremo replicare nelle aule di giustizia: frode processuale e lesioni dolose a mezzo di sedute di terapia psicanalitica. A cui si aggiunge una terza, abuso d’ufficio per i contratti lucrati coi servizi dei comuni cui forniva la sua opera.

Il Giudice per l’udienza preliminare di Reggio Emilia ha dichiarato Foti colpevole del reato di lesioni in danno di una minore sottoposta alle sue cure e di abuso d’ufficio (quest’ultimo in concorso con il sindaco dem di Bibbiano che saggiamente ha preferito il rinvio a giudizio a una sentenza immediata del Gup) con condanna a quattro anni di reclusione e al risarcimento verso le parti civili. 

Secondo l’accusa Foti avrebbe suggestionato una minore con la sua terapia di sollecitazione al ricordo, causando una falsa memoria di un abuso perpetrato dal padre ma in realtà mai verificatosi.

Lo psicologo torinese ha operato e diffuso il suo metodo di induzione alla memoria nascosta all’interno di una particolare realtà, quella dei servizi sociali della Val d’Enza, che ha il primato italiano degli affidi di minori maltrattati. Gli psicologi dei servizi hanno denunciato con sospetta frequenza casi di abuso, creando una anomala messe di allontanamenti di bambini dalle loro famiglie, di molto superiore alla media nazionale. 

A seguito delle indagini condotte dalla procura di Reggio Emilia tutti gli affidi sono stati revocati e sono venuti alla luce metodi inaccettabili di alterazione della realtà con falsi referti oppure come nel caso di Foti di manipolazione mentale fino all’accusa di aver provocato alla minore sottoposta alle sue cure un disturbo di personalità.

È la prima volta in Italia e uno dei rarissimi casi in cui si ipotizza un nesso causale tra il trattamento del terapeuta e l’insorgere di una malattia mentale, nel caso di specie un disturbo borderline di personalità e un «disturbo depressivo d’ansia» determinato anche dalla privazione della figura paterna in base alle false accuse cui era stata indotta la ragazza.

Sono state decisive le consulenze tecniche prodotte dalla procura e redatte dalle psicologhe Melania Scali e Rita Rossi che hanno retto anche ai serrati contro esami condotti in aula dai difensori di Foti e dai suoi consulenti, tra cui Luigi Cancrini.

Qui il tema si fa delicato perché la condanna di Foti non è solo una vicenda personale di un condannato ma investe una scuola terapeutica di cui Luigi Cancrini è uno dei massimi esponenti, che ha come tema cruciale il significato del trauma psichico come spia rivelatrice di inconfessati abusi subiti e rimossi dai minori.

L’illustre psichiatra ha richiamato in modo suggestivo il processo a Galilelo Galilei, esagerando lievemente. Secondo la difesa di Foti Bibbiano è il processo alla psicoterapia del trauma,, dove il trauma è il sole della teoria tolemaica, centro dell’unica verità possibile, quella delle violenze rimosse, mentre coloro che denunciano il pericolo delle manipolazioni mentali e dei falsi ricordi sono la terra che vorrebbe sostituirsi al Sole come centro del sistema solare.

L’enfasi di Foti richiama alla mente teorie vagamente millenariste e complottiste, oggi di gran moda, ma l’effetto (non voluto da chi scrive) è riduttivo di una complessità cui indubbiamente non rende giustizia la sintesi giornalistica.

Il processo ha evidenziato un altro punto cruciale: il rischio gravissimo che nel processo penale trovino posto teorie e prassi pseudo-scientifiche che nulla hanno a che vedere con la buona scienza.

Nel capo di accusa per cui Foti è stato condannato la procura di Reggio ha contestato allo psicoterapeuta l’uso di una pratica denominata EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing). Con questo nome si indica una tecnica ma anche un’associazione che la diffonde: come si può leggere dal sito la sigla sta per «Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari». Ovviamente delle solite memorie traumatiche rimosse (il sole della teoria del professor Cancrini).

È una tecnica a dir poco controversa di cui gli spettatori italiani possono avere diretta percezione tramite un surreale reportage delle Iene di qualche giorno fa in cui una supposta vittima di un abuso evocato tramite l’EMDR, contesta in diretta allo zio presunto colpevole, raffigurato dalla telecamera nascosta mentre nega disperatamente (altro che Fanpage e i neonazisti, qui siamo al vedere l’effetto che fa).

Chiariamo una cosa: può darsi che certe tecniche possano avere una loro efficacia terapeutica come mezzo di cura, ma è inaccettabile la pretesa ufficialmente negata dai vari teoreti, in pratica di largo consumo, di utilizzarle come macchine della verità nei processi.

Nel caso Foti come in centinaia di altri procedimenti civili e penali, si utilizzano le terapie di sollecitazione del ricordo per consentire ai Tribunali di decidere sull’affidamento dei bambini, sull’allontanamento dai loro genitori sino a pesanti condanne per abusi magari solo immaginati.

Sarebbe stato sicuramente utile un pubblico e storico dibattimento come fu quello a Galileo. Ma nonostante i proclami, Foti ha preferito sottrarsi e avventurarsi subito in un processo a porte chiuse. Quanto emerso dopo il clamore del suo arresto ha trovato una prima conferma e per ora ha avallato i numerosi dubbi sull’uso e sulla diffusione di prassi e teorie più vicine alla cultura dei No vax che al rigore scientifico. Pratiche che non dovrebbero mai più entrare in un’aula di giustizia.

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