Roberta Metsola è stata nominata ufficialmente presidente del Parlamento europeo alle 11 di martedì 18 gennaio. Maltese, 43 anni, candidata dal Ppe per dare nuovo slancio al gruppo politico, Metsola è stata prima vicepresidente in questi due anni e mezzo e presidente ad interim dopo la scomparsa di Sassoli. «Onorerò David Sassoli come presidente battendomi per l’Europa. Lui era un combattente per l’Europa, credeva nel potere dell’Europa. Grazie David. Voglio che le persone recuperino un senso di fede ed entusiasmo nei confronti del nostro progetto. Credo in uno spazio condiviso più giusto, equo e solidale», ha detto a Strasburgo dopo lo scrutinio.
Come Simone Veil e Nicole Fontaine. Se dovesse essere eletta la maltese Roberta Metsola Tedesco Triccas sarebbe la terza donna a diventare presidente dell’Europarlamento e la più giovane di sempre a salire in carica, avendo alle spalle soltanto 42 anni. Eppure, l’età non è un problema per una delle personalità politiche certamente più importanti all’interno del gruppo del PPE, che l’ha scelta per competere contro probabilmente l’attuale presidente uscente, il socialista David Sassoli, in quelle che costituiscono delle vere e proprie elezioni di midterm all’europea, in cui tutte le cariche apicali dell’Unione, eccezion fatta per quella della Commissione, verranno rinnovate. Il gruppo dei popolari però è il più numeroso e la corsa si preannuncia aperta.
L’elezione di Metsola alla presidenza dell’Europarlamento sarebbe un segnale importante per tutta l’Unione. «La candidatura di Roberta è una rivoluzione per coloro che sono stanchi dell’influenza tedesca. È anche una buona notizia per quei paesi che non appartengono ai sei più grandi paesi dell’UE», ha dichiarato un funzionario del Partito Popolare Europeo a POLITICO Europe. Eppure, la scelta di Metsola rappresenta anche un tentativo preciso da parte del PPE di indicare una determinata strada politica, conservatrice ma aperta anche al sociale. Il lato più conservatore dell’esponente maltese è evidente nella sua opposizione alle associazioni a favore della libera scelta, che vorrebbero dare alle donne una maggiore libertà sia sessuale che riproduttivo, presenti sia a Malta che in Europa.
L’isola è rimasto l’unico Paese a livello europeo in cui l’aborto è considerato illegale: non deve perciò sorprendere la netta opposizione sia sua che del Partito Nazionalista Maltese al rapporto dello scorso giugno, presentato dall’eurodeputato Predrag Matic e approvato dal Parlamento europeo, che esorta gli Stati membri a fornire a tutti i cittadini libero accesso a un’assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva di alta qualità. «Senza l’approvazione del nostro Parlamento nazionale, le istituzioni dell’UE non possono imporre alcuna legislazione a Malta in questo settore», ha dichiarato Metsola, riferendosi al protocollo sull’aborto di Malta, negoziato prima del suo ingresso nell’UE e allegato al trattato di adesione dell’isola del 2003, precedente al suo ingresso del 2004.
«Sarebbe sbagliato dare a chiunque l’impressione che il Parlamento europeo o gli eurodeputati abbiano il potere o la competenza per legiferare in materia. Questo è un diritto che appartiene al nostro Parlamento ed è un diritto che rispetto», ha sostenuto l’eurodeputata. Un episodio che fa il paio con un altro alquanto singolare, successo nel 2020 durante un voto sullo stato di diritto in Bulgaria, allora attraversato da proteste contro il governo del premier Boyko Borissov e del suo partito GERB, presente in Europa all’interno della famiglia dei popolari.
Durante la discussione della risoluzione l’eurodeputata ha più volte insistito per aggiungere un emendamento che sostenesse come le proteste fossero finanziate da Vasil Bozhkov, l’uomo più ricco di Bulgaria (fortuna stimata tra i 500 milioni e gli 1,5 miliardi di euro) e soprannominato “The Skull” nella corrispondenza del Dipartimento interno degli Stati Uniti, dove viene descritto come il criminale più efferato del Paese.
Non è un caso, infatti, se sul suo capo pendano 18 accuse, come organizzazione di un gruppo criminale, estorsione, tentata corruzione di un funzionario, e viva da tempo in esilio a Dubai, dove né la magistratura di Sofia né quella europea possono arrivare a prenderlo. Il riferimento a un simile personaggio è però svanito dopo poco tempo per motivazioni apparentemente ignote. Ciò che è noto è il tentativo da parte di Metsola di bloccare l’accesso ai suoi canali social ai manifestanti bulgari, che evidentemente non avevano gradito il riferimento a uno dei personaggi più controversi del Paese.
La carriera politica
Scivoloni e posizioni controverse non offuscano più di tanto quella che rimane una delle carriere più fulgide al Parlamento europeo. Laureata al College of Europe, Metsola annovera infatti nel suo curriculum il ruolo di addetto legale presso l’ufficio maltese dell’UE dal 2004 al 2012 e quello di consulente di Catherine Ashton, ex commissario europeo al Commercio. Eletta a Bruxelles nel 2013, l’europarlamentare ha partecipato sia all’Intergruppo del Parlamento europeo sui diritti dei bambini sia alla Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (LIBE), in qualità di coordinatore. Proprio in virtù di tale veste è stata relatrice ombra per il PPE sulla “Tabella di marcia dell’UE contro l’omofobia e la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere”, approvata dal Parlamento nel 2014 e alla base di molte recenti leggi antidiscriminazione.
Nei fascicoli più significativi la sua presenza rimane una costante: è tra gli europarlamentari presenti all’interno della Commissione d’inchiesta sul riciclaggio di denaro, l’elusione e l’evasione fiscale che analizzano i Panama papers nel 2016, così come è lei la portavoce di una relazione non vincolante su la crisi migratoria europea del 2016, finalizzata a stabilire un «approccio legislativo vincolante e obbligatorio» sul reinsediamento e nuovi accordi di «riammissione» interni all’UE che dovrebbero avere la precedenza su quelli bilaterali con Stati terzi.
Tanti compiti ma la passione rimane quella di sempre, la stessa che l’aveva portata ad essere vicepresidente della Convenzione dei giovani sul futuro dell’Europa a 22 anni nel 2002, dandole così l’occasione di assistere più da vicino alla negoziazione e stesura del Trattato costituzionale europeo e di quello di Lisbona.
La militanza europea non ha inficiato quella nelle file del Partito Nazionalista, iniziata da giovanissima per permettere al Paese di entrare in Europa. «Ho scelto di lottare affinché il mio Paese entrasse nell’UE. C’era un grande dibattito in corso in quel momento e la mia generazione era convinta che l’unico modo per assicurarci le migliori opportunità fosse essere al tavolo con il resto dei decisori», ha dichiarato Metsola lo scorso ottobre in un’intervista su theparliamentmagazine.eu. Naturale dopo un simile impegno provare a entrare nel Parlamento europeo, un’impresa però soltanto sfiorata nel 2004 e nel 2009.
La famiglia
E proprio le elezioni europee del 2009 sono state a loro modo storiche: sono state infatti le prime in cui due coniugi si sono candidati al Parlamento europeo per due Stati diversi. I protagonisti sono proprio Roberta Metsola e suo marito Ukko, di nazionalità finlandese. Il sogno quella sera di dodici anni fa svanì per entrambi ma la storia della coppia è andata avanti a gonfie vele. Oggi i due hanno quattro figli e vivono in Belgio, dove lei lavora nelle istituzioni europee e lui nel settore crocieristico.
La carriera politica di Ukko Metsola si è infatti conclusa, nonostante abbia lavorato per anni all’interno delle istituzioni politiche finlandesi in quota Kokoomus, partito di centrodestra affiliato anch’esso al PPE. Da settembre 2020 Metsola è diventato direttore generale della sezione europea di Clia, l’associazione internazionale delle linee da crociera, che lo ha scelto per i buoni rapporti e la conoscenza delle istituzioni europee. Un vantaggio che potrebbe ulteriormente rafforzarsi, se sua moglie dovesse essere eletta presidente dell’Europarlamento.