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Non solo smart workingIl lavoro si cerca e si trova online, grazie a bacheche e social media

Dalla ricerca “Work Trends Study 2021”, condotta da Adecco in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, emergono quali sono i canali più efficaci e più battuti da recruiter e candidati

(Unsplash)

Se il lavoro in buona parte viaggia ormai nel mondo digitale, anche la ricerca di una nuova occupazione e la selezione dei candidati si sono abbondantemente spostate online. Ma non tutti i canali hanno lo stesso peso e lo stesso impatto. La ricerca “Work Trends Study 2021”, condotta da Adecco in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, fa emergere quali sono quelli più utilizzati da recruiter e lavoratori.

Il 70% dei candidati e quasi il 30% dei recruiter dichiarano innanzitutto di impiegare il Web per più della metà del tempo dedicato alla ricerca del lavoro e alla selezione dei candidati. Soprattutto dopo la pandemia che ha accelerato la digitalizzazione e la diffusione del lavoro a distanza: secondo lo studio, il 43% dei lavoratori ha sperimentato lo smart working nell’ultimo anno in forma stabile o temporanea.

In Rete si trovano gli annunci, si possono inviare le candidature. Ed è sempre online che si svolgono spesso i primi colloqui e le prime prove, grazie alle tecnologie di videoconferenza.

Ma non tutti i canali hanno la stessa rilevanza. I siti aziendali sono quelli meno considerati da coloro che si occupano dei processi di selezione: sebbene siano utilizzati dal 70% dei candidati, i recruiter che ne fanno uso sono solo il 41%, e solo il 34% esprime parere positivo in termini di efficacia.

In cima alla classifica degli strumenti più battuti ci sono invece le bacheche di annunci, utilizzate dall’87% dei candidati e dal 47% dei recruiter. Queste, inoltre, sono ritenute il canale più efficace da parte dei recruiter: ottengono, infatti, il 62,2% di voti positivi.

Un buon livello di efficacia viene riconosciuto anche ai social media, che ottengono il 58,6% dei consensi da parte dei professionisti di risorse umane. Sono utilizzati dal 44% dei recruiter e dal 60% dei candidati. Ma anche tra i social bisogna fare una distinzione. Facebook e Instagram, utilizzati nel 2019 dal 31% dei recruiter e dal 10% dei candidati, scendono al 27% e all’8%. Mentre LinkedIn è in crescita: passa dal 57% al 66%.

«In un mondo del lavoro sempre più digitalizzato, l’esplosione degli strumenti multimediali e l’aumento del tempo trascorso sui social media, sia dai candidati che dai recruiter, ha fatto sì che la digital reputation sia diventata un elemento fondamentale anche nella ricerca del lavoro», ha spiegato Stefano Camerini, Head of Customer Attraction di The Adecco Group. «Dalla ricerca emerge infatti che oltre il 30% dei recruiter ritiene che la reputazione online del candidato sia un elemento importante nel processo di valutazione. Bisogna considerare che da questi canali emergono l’esperienza professionale e la competenza sui contenuti postati, ma anche interessi personali, commenti di altre persone, fotografie e tanto altro: tutti elementi che concorrono nel farsi un’idea del candidato».

Cosa aspettarsi per il futuro? «In questa fase evidenziamo una crescita quantitativa del ricorso a questi strumenti da parte di recruiter e candidati, senza che ciò abbia finora determinato una trasformazione radicale delle relative logiche di utilizzo», ha precisato Ivana Pais, docente di Sociologia economica nella facoltà di Economia dell’Università Cattolica. «Nei prossimi mesi saremo in grado di verificare il consolidamento di queste pratiche e il loro impatto nelle strategie di incontro tra domanda e offerta di lavoro».

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