In arrivo la direttiva UeBruxelles verso il riconoscimento dei rider come lavoratori dipendenti

Mercoledì 8 dicembre, la Commissione approverà il pacchetto lavoro. Tra le misure portanti, si stabilisce che coloro che operano per le piattaforme della gig economy, dai fattorini agli autisti di Uber, debbano avere un contratto subordinato a tutti gli effetti. Se sarà approvata dal Parlamento e dal Consiglio, diventerà una legge a cui gli Stati membri dovranno uniformarsi

(Pixabay)

Sarà una rivoluzione per i rider delle consegne a domicilio, ma anche per tutti gli altri lavoratori delle piattaforme digitali. Mercoledì 8 dicembre – scrive Repubblica – la Commissione europea approverà il pacchetto lavoro messo a punto dal commissario per l’occupazione e gli affari sociali Nicolas Schmit. E tra le misure portanti c’è il riconoscimento del lavoro per le piattaforme, dai fattorini agli autisti di Uber, come rapporto subordinato a tutti gli effetti.

Sostanzialmente, viene cancellato il dogma dell’attività autonoma e indipendente a cui finora si sono appigliate molte delle società della gig economy, nonostante i pronunciamenti contrari di svariati tribunali europei. I giganti dell’economia digitale hanno sempre considerato rider e autisti come prestatori d’opera indipendenti, con formule contrattuali diverse, tra paghe orarie minime e cottimo puro.

L’Ue intende mettere ordine a questa situazione e varerà mercoledì la direttiva. E una volta approvata dal Parlamento e dal Consiglio, sarà una vera e propria legge cui gli Stati membri dovranno uniformarsi, spingendo quindi le società all’assunzione dei fattorini.

La direttiva riguarderà il lavoro tramite piattaforma digitale. Quindi non solo consegna di cibo a domicilio, ma anche lavoro domestico e lavoro online come il crowdworking. La Commissione vuole proporre una presunzione relativa di subordinazione per il lavoratore. E spetterebbe poi alla piattaforma dimostrare il contrario.

Quali sono i requisiti considerati da Bruxelles per escludere quindi il lavoro autonomo? Ad esempio: se non corre il rischio di impresa o se non decide il prezzo del prodotto. In questi casi, allora, la piattaforma dovrà assumerlo. E tutto sarà semplificato dalla cosiddetta inversione dell’onere della prova: ossia sarà il datore di lavoro a dover eventualmente dimostrare in tribunale che si tratta di lavoro autonomo. La direttiva non prevede l’obbligatorietà di un contratto a tempo indeterminato. Ma i limiti dell’assunzione a tempo determinato saranno individuati dalle normative nazionali.

Il testo della Commissione europea, inoltre, salvo imprevisti dell’ultima ora, prevederà anche nuove regole per l’uso dell’intelligenza artificiale e degli algoritmi per valutare e programmare il servizio. La valutazione chiesta agli utenti dopo aver ricevuto un prodotto, che compone il rating del lavoratore insieme ai dati e ai tempi delle consegne, oggi viene elaborata dall’algoritmo. Secondo l’Ue, l’insieme dei parametri che regolano l’algoritmo dovranno ora essere resi pubblici con una comunicazione formale. Un modo per rendere consapevole il “rider” del metro con cui il suo lavoro viene giudicato.

Del resto, questi stessi algoritmi secondo Bruxelles sono la dimostrazione che non ci può essere equiparazione rispetto all’attività autonoma. E anche il concetto che questi lavoratori decidono da soli se e quando lavorare, secondo la Commissione è smentito proprio dal ricorso all’intelligenza artificiale.

Il “pacchetto” della Commissione ha preso spunto dal modello già presente in Spagna e da molte sentenze che sono state emesse da diversi tribunali in giro per l’Europa. Il riconoscimento del lavoro subordinato, infatti, è avvenuto attraverso il contenzioso legale in Francia, in Germania e appunto in Spagna. In Italia lo ha fatto il Tribunale di Palermo. E la Cassazione ha fatto presente che il Jobs Act di fatto impedisce l’introduzione della subordinazione ma stabilisce che vadano applicate a questa nuova forma di lavoro tutte le tutele della subordinazione.

Da mercoledì, fino a quando non ci sarà il via libera di Parlamento e Consiglio, inevitabilmente si consumerà una vera e propria battaglia da parte dei giganti del web per provare a correggere questo impianto. L’orientamento dell’Europarlamento è però orientato a confermare l’impostazione. Anzi, tutto è nato proprio da alcune risoluzioni approvate dagli eurodeputati.

In Italia, dall’inizio della pandemia, si è registrato un boom di lavoratori della gig economy. Ma resta una Babele legale, tra le diverse sentenze dei tribunali, da Palermo, Milano e Torino. Il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha firmato, con i colleghi di Spagna, Portogallo, Germania, Belgio, la lettera del sindacato europeo Ces alla Commissione Ue per spingerla al riconoscimento dei rider come dipendenti.

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