Scenario QuirinaleDraghi al Colle solo se eletto al primo scrutinio e con una maggioranza ampia, dice Zaia

Il governatore del Veneto spiega al Corriere che la Lega è «convintamente con lui, non abbiamo piani B». Il rischio, secondo il governatore veneto, «è che potremmo trovarci Draghi non eletto al Quirinale ma nemmeno più a Palazzo Chigi. Sarebbe un disastro»

Foto Valerio Portelli/LaPresse

«Questo è il governo che può cambiare l’Italia». Lo dice il governatore leghista della Regione Veneto, Luca Zaia, al Corriere. «Noi siamo convintamente con lui, non abbiamo piani B. Sono tra quanti hanno sostenuto la nascita di questo esecutivo e ha creduto nella scelta di una figura come Draghi. Ha dato standing internazionale al Paese, ci ha consentito di rialzare la testa. È uno che decide, virtù rara che ha dato al suo governo un profilo innovativo per le consuetudini italiane».

E quindi Draghi fino al 2023, dice Zaia. «Di certo al governo ha fatto bene e sta continuando a fare bene. Un cambio in corsa rischia solo di introdurre turbolenze molto pericolose. Direi anzi che già il solo evocare elezioni anticipate è pericolosissimo».

Il rischio, secondo il governatore veneto, «è che potremmo trovarci Draghi non eletto al Quirinale ma nemmeno più a Palazzo Chigi. Sarebbe un disastro».

E quindi, aggiunge, «se si vuole che Draghi diventi presidente della Repubblica va eletto al primo scrutinio da una maggioranza molto ampia. Altrimenti, meglio lasciar perdere perché con il voto segreto è possibile ogni cosa».

Zaia si dice preoccupato per l’aumento della povertà e per il futuro dei giovani italiani costretti ad andare all’estero per realizzarsi. «Abbiamo bisogno di un governo che non faccia lo spettatore ma che sia attore protagonista creando le condizioni perché tornino e si mettano al servizio del Paese».

E poi fa una richiesta al premier: «Sono trascorsi 1.500 giorni dal nostro referendum, nel frattempo sono passati quattro governi. Draghi se vuole passare alla storia ha davanti a sé una pagina bianca da scrivere per dare a questo Paese la riforma federalista che lo farebbe entrare nelle modernità».

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