È il giorno dello sciopero generale, con la prova di forza di Cgil e Uil che scenderanno in piazza nonostante la defezione della Cisl e l’imbarazzo di Pd e LeU. Nel mirino delle due sigle sindacali c’è la politica del governo, la manovra ritenuta poco redistributiva, la riforma delle aliquote Irpef che sarebbe troppo sbilanciata a favore dei redditi medi. L’appuntamento a manifestare “Insieme per la giustizia” è in cinque città italiane. A Roma interverranno i leader di Cgil e Uil, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri. E poi sono previsti altri cortei a Milano, Bari, Cagliari e Palermo.
Landini riconosce che il governo ha varato una manovra «espansiva», ma «l’espansione non va verso chi più ne ha bisogno», attacca il leader della Cgil. «Motivazioni generiche e approssimative», replica il leader Cisl Luigi Sbarra.
E proprio ieri il ministero dell’Economia, quasi a voler smentire le ragioni dello sciopero, ha diffuso delle simulazioni secondo cui taglio dell’Irpef, decontribuzione e introduzione dell’assegno unico avrebbero un impatto maggiore sui redditi più bassi, con aumenti fino all’11,9%.
Secondo le proiezioni contenute nelle tabelle dei tecnici del Tesoro, un lavoratore dipendente con 10mila euro in dichiarazione e due figli, grazie all’incrocio delle tre misure contenute nella manovra e nel Family Act, avrà a disposizione l’anno prossimo 1.188 euro in più. L’aumento del reddito disponibile, in pratica, sarebbe di quasi cento euro al mese, circa il 12% in più. Una famiglia con due stipendi da lavoro dipendente da 15 mila euro, e due figli a carico, otterrà un’integrazione di 2.700 euro in 12 mesi. Un incremento del reddito pari al 9%.
L’accordo sul fisco che verrà recepito in legge di bilancio, unito al nuovo assegno unico per i figli, secondo i calcoli favorirebbe quindi i redditi familiari dai 10 ai 40mila euro. Al contrario di quanto sostengono i sindacati che hanno proclamato lo sciopero, man a mano che la classe di reddito sale, spiega La Stampa, il contributo in valori assoluti aumenta fino ai 50-60 mila euro per poi decrescere. Mentre l’incidenza del premio in busta paga si riduce gradualmente per i più ricchi.
Se si prende a riferimento una famiglia monoreddito con due figli e 90mila euro di reddito, il beneficio sarà di 1.600 euro: l’1,9%. Per quella con due stipendi e due ragazzi a carico, che supera i 100 mila euro, l’incremento toccherà i 1.500 euro: l’1,5% in più.
I calcoli sugli effetti delle misure in cantiere sono stati elaborati insieme all’emendamento alla manovra sul fisco, atteso oggi al Senato dopo l’ulteriore slittamento, per tracciare un quadro dell’impatto complessivo dei provvedimenti su sei profili diversi di nuclei familiari: single, monoreddito con coniuge a carico, monoreddito con uno o due figli, bi-reddito con uno o due figli.
Le quattro aliquote Irpef contenute nel disegno del governo prevedono questa progressione: il 23% fino a 15mila euro, il 25% per chi raggiunge i 28mila, il 35% fino a 50mila e il 43% per i redditi superiori. Nel provvedimento, ci sarà anche uno sgravio contributivo, ma solo per il 2022, dello 0,8% per le retribuzioni inferiori a 35mila euro. Mentre l’assegno unico, con il decreto legislativo del Family Act che ha unificato gli assegni familiari, le detrazioni Irpef e i bonus vari, garantisce un sussidio mensile che va dai 50 ai 175 euro per figlio a carico fino al compimento dei 21 anni d’età.