Le due parole “energia” e “nucleare” messe insieme provocano in noi una certa diffidenza. In parte possiamo dire che sia una reazione fisiologica, e quindi comprensibile, visti gli incidenti avvenuti in passato alle centrali di Fukushima e, ancor prima, di Chernobyl. Allo stesso tempo, però, c’è chi crede che questa nostra diffidenza, oltre che comprensibile, sia anche irragionevole. E vale la pena sospendere il giudizio, non lanciarsi in giudizi sommari, per farsi un’idea senza preconcetti.
Il punto è che nel mondo si discute molto del fatto che l’energia nucleare possa essere un ottimo alleato per combattere il riscaldamento globale. Potrebbe esserlo perché, al momento, le tecnologie e gli investimenti nelle energie rinnovabili come l’eolico e il solare non sembrano sufficienti a diminuire (figuriamoci a interrompere del tutto) l’uso di combustibili fossili. L’uso del fossile, però, libera in atmosfera i gas responsabili dell’aumento delle temperature, che a sua volta mette a rischio gli ecosistemi, e la nostra stessa vita.
Ecco perché, secondo molti, per smettere subito di consumare petrolio e gas naturale, e mettere immediatamente un freno alla causa principale del riscaldamento globale (le emissioni), bisognerebbe affiancare le fonti rinnovabili con il nucleare. Va tenuto conto anche che in Italia il dibattito è puramente ipotetico, perché nel nostro paese non ci sono centrali nucleari, eppure in molti altri paesi – anche molto vicini al nostro, come la Francia – non solo le centrali nucleari ci sono ancora, ma se ne costruiscono di nuove.
In Francia ci sono circa 50 reattori attivi, ma la ricerca nel campo dell’ingegneria nucleare ha permesso di sviluppare progetti più piccoli e la cui costruzione e messa in funzione necessita di molto meno tempo rispetto al passato. Sono i cosiddetti “reattori modulari” ed è su questi che punta Parigi. Proprio perché in altri paesi il dibattito sul nucleare non è basato soltanto su ipotesi, è giusto porsi una domanda semplice: davvero chi investe sul nucleare inquina di meno? Prendiamo la Francia: l’energia del paese transalpino viene, per circa il 70%, proprio dal nucleare. Il 20% invece da fonti rinnovabili e il 10% da combustibili fossili. La Francia ha anche una popolazione più numerosa dell’Italia eppure, dicono i dati, emette molta meno CO2. Non solo, il governo parigino ha anche potuto annunciare che, già nel 2022, chiuderà tutte le centrali a carbone.
Del totale dell’energia utilizzata in Italia la percentuale di quella proveniente da fonti rinnovabili è di circa il 30%. Il che dovrebbe renderci orgogliosi, ma, visto che abbiamo scelto di non usufruire dell’energia nucleare, la realtà è che il restante 70% viene da fonti che mettono a rischio la salute del pianeta.
Se non investiamo e ci fidiamo del nucleare, ovviamente, è per delle ragioni. Bene, ma quali? La ragione principale è che abbiamo un certo timore del nucleare. L’incidente di Chernobyl del 1986, che ancora molti di noi ricordano in prima persona, terrorizzò un intero continente: ancora oggi articoli, documentari dai toni cupi e serie Tv dal vago sapore horror raccontano quella vicenda calcando la mano (anche con vere e proprie falsità) sulla paura che quell’incidente trasmise. Ma a distanza di decenni i dati sono i seguenti: le morti dirette causate dall’incidente di Chernobyl furono 31, quelle indirette non arrivano a 4 mila secondo le stime più credibili. Le morti causate dall’inquinamento atmosferico sono imparagonabili: circa un milione di morti all’anno, da qui al 2100.
Le micro-particelle presenti nell’aria a causa dell’inquinamento atmosferico hanno un peso determinante sull’incidenza di decine di malattie oncologiche, cardiovascolari e respiratorie. Sono le stime su questi disturbi a far presente che da qui alla fine del secolo ci saranno circa 83 milioni di morti dovuti alle emissioni di inquinanti in atmosfera. Secondo Daniel Bressler, uno degli scienziati ad aver collaborato a produrre queste stime, potremmo avere solo un decimo dei morti se solo riuscissimo a portare a zero le emissioni entro e non oltre il 2050.
Anche Bill Gates, il famoso imprenditore e miliardario statunitense, è convinto che il riscaldamento globale sia un problema che stiamo, collettivamente, sottovalutando. Ed è anche sicuro che il nucleare potrebbe dare un’importante mano a risolverlo. Gates difatti ha fondato un’azienda, TerraPower, proprio per finanziare la ricerca scientifica e costruire nuove centrali, più efficienti ed economiche che in passato.
Recentemente TerraPower ha anche comunicato che i lavori per la costruzione della sua prima centrale procedono spediti: è stato individuato il luogo in cui posizionarla, cioè Kemmerer, un paesino del Wyoming, che funzionerà soprattutto per la fase di ricerca e sviluppo. Il primo reattore servirà a mettere a punto la progettazione e la costruzione dei reattori che verranno. Un solo reattore, grazie anche a un sistema di stoccaggio, potrà produrre ben 500 megawatt, e sarà pronto già nel 2028.