Quello che solo pochi anni fa consideravamo novità oggi si è fatta consuetudine, che entra nelle nostre abitudini quotidiane come una delle tante notizie che leggiamo, su cui riflettiamo o da cui ci lasciamo solo sfiorare, rendendole così incapaci di fermare le nostre, spesso insensate, corse.
Così anche quest’anno, proprio sul finire, come d’altra parte si confà agli elementi che concorrono a formulare un bilancio, è arrivato l’elenco degli argomenti che abbiamo cercato maggiormente sul motore di ricerca più usato al mondo, Google. E altrettanto prevedibilmente abbiamo appreso che il trend più consolidato a livello globale riguarda la pandemia, e nello specifico la ricerca della risposta alla domanda delle domande: “come guarire?”. Anche circoscrivendo il perimetro di rilevazione al solo pubblico italiano, l’argomento Covid è stato certamente – e inevitabilmente – quello di maggiore interesse, e più specificatamente nell’affondo sui temi verticali del Green Pass e dei vaccini.
Altrettanto prevedibilmente abbiamo potuto constatare che lo sport, il calcio in particolare, si è confermato come l’argomento principe negli interessi dei nostri connazionali, cosicché “Serie A”, ”Europei” e “Champions League” sono state nell’ordine le parole dell’anno. Avrete letto anche che le persone che ci hanno interessato di più sono state Mario Draghi, Christian Eriksen e le giovani rockstar del gruppo Maneskin, ma anche i compianti Raffaella Carrà, Michele Merlo, Franco Battiato, Gino Strada e Carla Fracci.
L’imprevedibile – perlomeno per la comunicazione mainstream, che mi pare non vi abbia nemmeno accennato – arriva da domande come “qual è il mio scopo?”, che non sono certo né scontate, né popolari né tantomeno da pubblica piazza, ma che evidentemente sono diventate talmente urgenti, in un clima di crisi valoriale profonda come quello in cui siamo immersi, da lasciar ingenuamente credere che un motore di ricerca, come una novella e tecnologizzata bocca della verità, sappia indirizzarci alla corretta via.
Tuttavia, se ci limitassimo a rilevare la sola ingenuità ci perderemmo il dato più eclatante che dona il senso al momento storico e dunque al dato stesso: l’istanza di cercare il proprio scopo riporta il piano di discussione all’essere umano, alla sua necessità di trovare il proprio posto al centro del mondo. Un concetto espresso nel modo più esatto dall’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci.
Per arrivare a individuare il proprio purpose occorre agire ciascuno nella propria dimensione individuale con un lavoro incessante che deve cominciare con una domanda riguardo alla nostra identità: io chi sono? O meglio, chi voglio essere? Ma la formulazione più esatta per me rimane: quale versione migliore di me stesso voglio essere? Spetta solo a noi stessi decidere lo scopo della nostra vita, ciascuno per sé. Bisogna diffidare di chiunque venga a dirci cosa dobbiamo essere, come dobbiamo essere, perché lo dobbiamo essere.
Lo scopo di un uomo è avere successo, ma non nell’accezione comune del nostro tempo, che rimanda al lusso smargiasso e allo spreco. Succedere significa far accadere le cose: quindi una persona di successo è qualcuno che fa accadere qualcosa consapevolmente e volontariamente.
Negli ultimi anni mi sono impegnato molto per cercare di far accadere diverse cose e, nel farlo, ho capito che la differenza sta non tanto nel successo in sé, ma proprio nella consapevolezza che maturi quando scopri di poter far accadere qualcosa. Solo quando sono riuscito a fare bene per tutti mi sono sentito una persona di successo.
Alla fine, di tutta una vita rimarranno solo i successi, cioè solo ciò che concretamente è stato fatto accadere durante. Quell’idea che potremmo aver avuto, in realtà non l’avremo mai avuta se non l’avremo realizzata incarnandola in un progetto di vita. E così anche quei valori e quegli ideali a cui potremmo aver aspirato.