Tratto dall’Accademia della Crusca
Un lettore ci chiede “delucidazioni” sull’uso di eclatante, mentre un altro domanda se l’aggettivo abbia o meno connotazione negativa; altri lettori ci sottopongono dubbi sulla legittimità dell’avverbio eclatantemente.
Risposta
L’aggettivo eclatante ‘che colpisce e suscita clamore’ è entrato in italiano negli anni Trenta-Quaranta dell’Ottocento come prestito adattato del francese éclatant ‘che colpisce l’orecchio o l’occhio’, participio presente di éclater ‘scoppiare’ (a sua volta di origine germanica, parallelo all’esito italiano schiattare).
Come molti altri francesismi dell’epoca si attirò immediatamente il biasimo dei puristi, che per censurarlo lo attestano nella scrittura ancor prima degli scriventi comuni: Francesco Del Buono lo include nel Vocabolario di voci e maniere erronee del 1845 definendolo “sozzo gallicismo da poco in qua introdotto nel senso di Splendido, Luminoso, Magnifico”; poco più tardi, nel 1858, Leopoldo Rodinò, nel Repertorio per la lingua italiana di voci non buone o male adoperate, lo bolla seccamente con “non si dice” insieme all’avverbio derivato eclatantemente. A differenza del verbo eclatare, entrato in italiano nello stesso periodo ma ben presto uscito dall’uso, l’aggettivo eclatante e l’avverbio eclatantemente (del tutto legittimo perché rispondente in pieno alle regole di formazione interne alla lingua italiana) si sono comunque imposti, nonostante le riserve ancora manifestate da Bruno Migliorini.
Nell’italiano contemporaneo eclatante è attestato con il significato di per sé neutro di ‘tale da suscitare meraviglia e clamore’, il cui valore positivo o negativo è dato dal sostantivo a cui si accompagna (una bellezza eclatante ‘che colpisce perché fuori dall’ordinario’ o una sconfitta eclatante ‘che desta stupore perché inaspettata e schiacciante’)