«Cara Metsola, non ci deluda», scrive Natalia Aspesi su Repubblica, rivolgendosi a Roberta Metsola, eurodeputata maltese del Ppe neoeletta alla presidenza del Parlamento europeo.
Ma l’aspetto più controverso del suo profilo politico continua a essere la sua posizione sull’aborto, in modo particolare per il suo voto contrario alla risoluzione adottata dal Parlamento europeo lo scorso anno. «Da eurodeputata maltese, ho difeso una posizione nazionale. Ora che sono presidente del Parlamento europeo non voterò più su questo tema e difenderò all’esterno la posizione dell’istituzione da me guidata», dice in un’intervista a gruppo di media europei, tra cui La Stampa, l’esponente del partito nazionalista maltese (Ppe).
«Per me la situazione è chiara: a Malta c’è un contesto particolare, c’è un protocollo che noi tutti eurodeputati maltesi siamo costretti a seguire. Non bisogna votare provvedimenti che possano portare a un dibattito sull’aborto a Malta. Perché un dibattito su questo tema deve rimanere a livello nazionale. Ma adesso ho una responsabilità e per mantenere l’oggettività non voterò più su questi rapporti e su queste risoluzioni». E la sua posizione personale, dice, «è che voglio difendere l’uguaglianza tra i sessi. E lo farò sempre e ovunque».
Sulla questione immigrazione, poi, Metsola confida che «nei prossimi due anni e mezzo, come Parlamento, possiamo trovare un accordo. Stiamo negoziando e possiamo trovare una maggioranza. L’avevamo trovata anche cinque anni fa, ma poi tutto si è bloccato in Consiglio. In un tema dove teoricamente non c’è il diritto di veto, ma basterebbe la maggioranza qualificata».
Ma resta contraria alla proposta di alcuni Paesi che chiedono di finanziare i muri ai confini con i fondi Ue: «La mia posizione è stata chiara sin dal primo giorno. Per me la protezione della vita viene prima di tutto. Non possiamo avere una politica di migrazione che non dà valore alla vita, ma nemmeno lasciare soli ad affrontare una sfida enorme i Paesi di frontiera. Gli altri Stati non possono abbandonarli, pensando che non sia anche un problema loro. Aggiungo poi che essere un Paese di frontiera non riguarda solo il Sud Europa, ma per esempio anche la Lettonia e la Polonia con la Bielorussia. Nel 2015 era toccato alla Germania con i rifugiati siriani. Per questo penso che la nostra politica debba essere efficiente ed efficace. Ci sono molti strumenti, ma non dobbiamo mai dimenticare che si tratta di esseri umani. Che dietro a ogni corpo che troviamo in mare c’era una famiglia, una speranza, una vita, che ora è persa per sempre».
Sulle Ong che salvano i migranti nel Mediterraneo, spiega: «Ne ho parlato anche con molti colleghi italiani. Se tu vedi una nave che sta affondando, non soltanto hai il dovere di intervenire, ma non devi essere criminalizzato. Abbiamo fatto un viaggio in Sicilia con la commissione Libe e abbiamo visto il lavoro che fanno le guardie di frontiera. Penso inoltre si debba trovare un equilibrio negli accordi con i Paesi dai quali i migranti scappano: quelli che hanno ratificato gli accordi di Ginevra e quelli come la Libia che non lo hanno fatto. Bisogna fare una distinzione. Dobbiamo parlare con i Paesi di partenza e di transito e sbloccare i tanti nodi che restano. Altrimenti finiremo per discuterne per due anni e mezzo e alle prossime elezioni andremo dai cittadini a dire loro che non abbiamo trovato una soluzione. Non posso permettere che ciò accada, voglio lavorare con tutte le forze costruttive in questo Parlamento per trovare un accordo e spingerlo in Consiglio».
In sostegno di Metsola sono arrivati anche i voti degli eurodeputati della Lega. Ma se questo voto può essere un primo passo del Carroccio verso un ingresso nel Ppe o comunque un passo che allontana il partito di Salvini dalle posizioni più estremiste, Metsola dice di non saperlo: «Questa è una cosa che dovete chiedere ai gruppi politici che stanno facendo i negoziati. Io lavorerò con tutte le forze politiche costruttive pro-europeiste dell’Europarlamento».