L’Addio L’Alto Adige perde Franz Haas, padre del Pinot Nero altoatesino

Un infarto ha portato via improvvisamente il noto produttore di vino, al timone di un’azienda a conduzione familiare giunta alla settima generazione, che con il suo lavoro ha segnato una svolta nell’enologia altoatesina

Il nome passa di padre in figlio da sette generazioni, insieme alla responsabilità e all’onore di guidare la cantina di famiglia: l’azienda Franz Haas, una delle più antiche e importanti dell’Alto Adige. Sette generazioni di Franz, una storia che inizia nel 1880 e che oggi si apre su una pagina nera. La scomparsa di Franz Haas VII, portato via da un infarto, lascia un vuoto infinito nell’azienda e nella famiglia. Una vita, la sua, dedicata al Pinot Nero, vitigno nobile e versatile, che Franz trattava con grande rispetto, con i piedi saldamente piantati nella tradizione, ma guardando al futuro con il gusto della sperimentazione e la curiosità di chi sa che non ci si deve mai fermare nell’andare verso il nuovo. Prove di coltivazione di nuovi cloni, di vinificazione, di affinamento, hanno tracciato il suo percorso professionale: sono ben 592 – si legge sul sito ufficiale dell’azienda – i Pinot Nero da lui vinificati. Una ricerca continua di perfezione, da raggiungere attraverso l’amore per il territorio, curando i vigneti in modo naturale, usando solo sostanze organiche, per ottenere non dei giardini perfetti ma una natura viva e attiva; i terreni si estendono tra i 400 e i 1150 metri di altitudine, tra i più elevati nella Regione, dando vita a una moltitudine di sfumature e di personalità diverse.

Ma la perfezione Franz Haas la ricercava anche nell’equilibrio con le persone che insieme a lui lavoravano, formando una squadra compatta e affiatata. «Dopo quarant’anni di domande e venti di sperimentazioni e confronti, ho fatto la mia scelta. Perché desidero che tutto il nostro lavoro, i giorni e le notti che dedichiamo al nostro prodotto, si concludano sempre con un vino all’altezza del nostro impegno e delle vostre aspettative. Questo è il mio cerchio perfetto, dalle viti fino all’ultimo giro di vite». La dichiarazione, riportata sul sito dell’azienda, riassume una filosofia, e racconta la piccola grande rivoluzione messa in opera da Haas scegliendo il tappo a vite. Una scelta che, insieme a tate altre, ha pagato in termini di qualità e di riconoscimenti: quelli dei clienti che quotidianamente scelgono i vini di Franz Haas, e quelli dei tanti premi vinti.

E ha anche dato modo a tanti colleghi, a tanti enologi e produttori, di seguire il suo esempio e di provare a cambiare gli schemi prefissati, imparando a lavorare il vino sapendo che cosa non fare, conoscendo a perfezione la tecnica e usandola per creare qualcosa di unico.

I giovanissimi professionisti del settore che l’hanno conosciuto, e che si ispirano ai suoi vini perfetti dal punto di vista tecnico e rispettosi del territorio in cui nascono, lo raccontano come un personaggio dal grande spessore umano, di grande umiltà e umanità, attento e curioso dei pareri e dei commenti di tutti, sempre in cerca di spunti e di condivisione. Un produttore che non ha mai aspirato a copiare stili altrui, ma che ha sempre cercato di fare vini eleganti e sinceri, profondamente altoatesini fin nelle intenzioni.

Andrea Moser, oggi Kellermeister di Cantina Kaltern, è stato uno dei suoi allievi: ha lavorato molti anni con Haas e si è formato grazie ai suoi insegnamenti. Oggi spiega a Gastronomika quanto questo incontro sia stato determinante per il suo lavoro e la sua crescita: «Franziskus Haas è stato il mio padre professionale e oggi sono profondamente addolorato per questa perdita, che impoverisce il mondo del vino e in special modo l’Alto Adige, la terra che questo grande interprete ha amato e ha trasformato nella patria italiana del Pinot Nero. Ho lavorato con lui per molti anni, e la sua visione e la sua coerenza saranno per sempre esempi fondamentali per me. L’immersione nel suo mondo ha segnato la mia visione enologica e il mio modo di interpretare il vino. Il lungo rapporto con Franziskus Haas ha gettato le basi e ha ampliato la mia esperienza di enologo, e mi ha dato la possibilità di crescere a livello umano. Non potrò mai dimenticarlo e spero che questa regione gli tributi il giusto riconoscimento. Un abbraccio, Franz».

 

Alois Lageder, collega e produttore, lo ricorda come un uomo dalla grande personalità: «Con Franziskus il mondo del vino dell’Alto Adige perde una delle sue figure più carismatiche. Grande impegno per la qualità, guerriero per la perfezione, mai soddisfatto e consapevole di poter sempre ancora migliorare, lungimirante e innovativo, con queste doti ha portato al successo la sua azienda e con ciò ha contribuito in prima persona ad accrescere il prestigio e l’Immagine dei vini dell’Alto Adige in tutto il mondo. È stato un collega che merita tutta la nostra stima e al quale siamo grati per i tanti stimoli che ci dato nella sua lunga carriera. Grazie Cesco».

Francesca Negri, giornalista del Corriere del Trentino e del Corriere dell’Alto Adige lo ricorda per la sua filosofia: «una sua frase mi aveva profondamente colpito “il Pinot Nero è un cavallo di razza che puoi domare ma mai possedere”. Una frase che descrive sì il vitigno, ma anche il suo modo di trattarlo. Mi colpiva la sua cura per le viti, vigna per vigna – aveva addirittura un medico delle vigne – e poi la sua filosofia in cantina. Quando uno entrava in cantina, sopra le botti, vedeva subito un acchiappasogni. Perché il vino, nel suo riposare, non fosse disturbato da brutti sogni o cattivi pensieri».

Anche questi sono passi, elementi che portano avanti nella ricerca della perfezione, una spinta per la quale Haas viene ricordato anche da Andreas Kofler, presidente del Consorzio Vini Alto Adige: «Haas era un pioniere della viticoltura altoatesina, mi contento di se stesso. Anche se vinceva un concorso, diceva che il vino non era perfetto. Non era mai soddisfatto, faceva prove su prove, anche e soprattutto sul Pinot Nero. Cercava in continuazione, e trovava: non si arrendeva mai. Ma era una persona semplice, mai sopra le righe, sempre diretto, sempre dedito al suo lavoro».

«Franz Haas era un produttore poliedrico: era un enologo ma nello stesso tempo un filosofo, un pensatore»  così lo ricorda Martin Foradori Hofstätter, alla guida dell’omomina tenuta di Tramin – Termeno -. «Un uomo anticonformista che ha contribuito a scrivere la storia della viticoltura altoatesina e a permetterle di arrivare dove è oggi. Il suo spirito di innovazione e il suo lavoro di ricerca sono un esempio. I suoi successi e il suo impegno per la promozione della cultura vinicola altoatesina rimarranno con noi e saranno un faro per le generazioni successive. Grazie, Franz!».

 

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