Il mondo ha mille problemi enormi, ma ce ne sono due più gravi degli altri. Due temi globali da risolvere. Uno è la CO², l’altro è la mancanza di cibo per tutti. Lisa Dyson e John Reed, ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT), hanno fondato una società che li risolve entrambi, creando carne dall’aria.
Detta così suona utopica, ma invece gli studi sono ormai ad un livello avanzato e dal 2004, data di inizio delle riflessioni su questo progetto, gli studi sono progrediti molto e pare che presto riusciremo a fare i primi assaggi.
La missione dell’azienda è di trasformare l’anidride carbonica in eccesso nell’atmosfera in proteine commestibili per l’uomo. Per farlo, la CO² catturata verrebbe utilizzata per alimentare i serbatoi di fermentazione dove proliferano i cosiddetti batteri idrogenotrofi. L’anidride carbonica agirebbe in aggiunta ai minerali, all’acqua, all’ossigeno e all’azoto, sintetizzando una farina ricca di proteine. Questa farina potrebbe quindi essere utilizzata per creare fonti di cibo come carni sintetiche, non richiedendo la macellazione di alcun animale. «La missione di Air Protein è rispondere ai cambiamenti climatici e alla carenza di cibo reinventando la sintesi alimentare», affermano i fondatori Lisa Dyson e John Reed sul sito web ufficiale dell’azienda. La coppia di ricercatori-imprenditori afferma di non emettere alcuna CO² durante il processo di creazione della propria farina proteica, proponendo al contempo un modello economico adattabile alla produzione su larga scala.
La carne d’aria viene prodotta attraverso un processo simile a come vengono prodotti la birra e lo yogurt e può essere creata in modo esponenzialmente più veloce rispetto alla produzione di carne tradizionale. La tecnologia è stata mutuata da un programma spaziale degli anni ‘70: allora gli scienziati della NASA hanno esplorato un modo per nutrire gli astronauti durante i lunghi viaggi nello spazio, trasformando gli elementi nell’aria respirata in proteine. Questo processo è stato accantonato e dimenticato all’epoca, per essere riscoperto dalla dottoressa Lisa Dyson e dal dottor John Reed e perfezionato dal team di Air Protein. In combinazione con la moderna tecnologia di produzione alimentare, quegli studi sono adesso preziosi.
Sebbene le carni a base vegetale e a base di colture siano più sostenibili rispetto all’allevamento tradizionale di carne bovina, questa tendenza si basa ancora su un volume significativo di ingredienti a base vegetale e sull’uso di terra e acqua pulita. Air Protein è il livello successivo nella carne alternativa. Non necessita di seminativi e utilizza significativamente meno acqua, e sarebbe quindi la carne più sostenibile.
La carne viene prodotta nelle “Air Farming” partendo con elementi presenti nell’aria, tra cui anidride carbonica, ossigeno e azoto fisso, energia rinnovabile e acqua. Quindi, proprio come lo yogurt, il vino o il formaggio, gli elementi dell’aria vengono aggiunti alle colture per nutrirsi e crescere. I ricercatori raccolgono e purificano le proteine dell’aria nel giro di pochi giorni e poi le spostano alla fase successiva di essiccazione per rimuovere l’acqua. Il risultato è una farina ricca di proteine con lo stesso profilo proteico delle proteine animali e più ricca di nutrienti e aminoacidi rispetto alle proteine di soia.
Utilizzando ingredienti della cucina, per dare sapori e consistenze, la farina Air Protein viene trasformata in prodotti “analoghi” alla carne di pollo, di manzo, di maiale e ai frutti di mare. Gli scienziati assicurano di poter realizzare filetti, carne macinata, salsiccia e polpette. Gli Air Farm di Air Protein possono operare praticamente ovunque: trasformare l’aria in carne è un processo infinitamente scalabile che può funzionare praticamente ovunque vivano le persone affamate.
Sembra oggettivamente troppo bello per essere vero, e alla domanda sul sito dell’azienda “quando potremo mangiare questa carne d’aria” la risposta “Come puoi immaginare, trasformare l’aria in carne su larga scala richiede tempo. Faremo annunci sui nostri progressi e sul calendario che ci aspetta” non è rassicurante. Ma anche il solo fatto che qualcuno ci stia provando è un messaggio non banale per la nostra alimentazione del futuro.