Le conseguenze delle sanzioniLetta chiede di sospendere il ritorno al Patto di stabilità e propone Prodi come inviato Nato

Il segretario del Partito democratico dice: «Questa crisi azzopperà l’economia del 2022». E «per questo non possiamo immaginare di ritornare a quelle regole ferree». In più, «l’Europa deve far nascere un’Unione dell’energia»

Foto Cecilia Fabiano/ LaPresse

Secondo Enrico Letta, segretario del Partito democratico, per fermare l’invasione dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin serviranno le sanzioni «più letali per l’economia russa». Ma «devono arrivare da tutti i Paesi europei, non può esistere alcuna divisione, perché avallerebbe la propaganda diffusa da Mosca. Quel che Putin vuole far credere è che le misure che imporremo danneggeranno più il nostro Paese che la Russia e che quindi tanto vale lasciargli campo libero. Non è così», dice alla Stampa.

Quello che si sa al momento è che Germania, Italia, Ungheria e Cipro starebbero però bloccando la decisione di far uscire la Russia dal circuito finanziario Swift. «Conoscendo Draghi non credo ci saranno ambiguità di nessun tipo», assicura Letta.

«Quello che sta succedendo ridisegna la geografia mondiale del sovranismo e lo consegna esclusivamente ai Paesi autocratici. È vero che negli ultimi anni in democrazie come Italia, Francia, Germania, è cresciuta una certa attrazione per putinismo e trumpismo. Ma credo che l’aggressione all’Ucraina possa cancellare di colpo questo fenomeno. Putin ha sottovalutato l’effetto del suo gesto: i sovranisti, dopo aver perso Trump, perdono anche il presidente russo come punto di riferimento», spiega il segretario Pd. Anche perché «questa vicenda non si chiude oggi, durerà nel tempo: saranno gli atti conseguenti delle forze politiche a dire da che parte stanno. Mi aspetto che in aula, di fronte al presidente del Consiglio, ci sia un Parlamento per la prima volta unito, da destra a sinistra, nel rifiuto di Putin e nella difesa della democrazia, della libertà e dei valori europei. Siamo davanti a una riscoperta del valore della democrazia. Che dobbiamo preservare dagli atteggiamenti di chi in questi anni ha ammiccato al concetto dell’uomo forte, crollato di fronte ai bombardamenti e all’ingresso delle truppe russe in Ucraina».

Letta ammette che «c’è stato un ritardo nella risposta, in parte dovuto al fatto che la Russia è un grande Paese con cui l’Italia ha un’importante tradizione di scambi economici e culturali». È anche vero però che «Putin è cambiato: la vera svolta credo sia avvenuta negli ultimi mesi, dopo il rovinoso ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan. E per motivi interni russi che ancora non conosciamo: c’è una parte di mistero in questa vicenda, una vena di follia che non avevo mai visto nelle azioni di Putin».

Molto ha contato la fuga dall’Afghanistan. Perché, dice Letta, «ha dato al mondo l’idea che l’Occidente non fosse più in grado di mettere gli stivali sul terreno. Ma Biden si è preso una sorta di rivincita: bisogna però dare atto all’intelligence americana di aver funzionato. Hanno visto quel che stava per succedere e ci hanno messo in guardia». «La Russia ha avuto il sostegno attivo solo di Bielorussia e Pakistan e una reazione negativa del resto del mondo. Questo conta».

Per il ritiro, «giocheranno un ruolo fondamentale Cina e India. Se Putin ha davanti a sé solo l’occidente classico, è possibile tiri dritto. Se invece la Cina lo abbandona, come sarebbe suo interesse, non può farcela».

Ma quelle stesse sanzioni rischiano di ritorcersi contro di noi. «Dobbiamo prima di tutto pensare a cosa accadrebbe se Putin avesse mano libera», spiega Letta. Non si fermerebbe all’Ucraina, passerebbe ai Paesi baltici. Quel che vuole è una destabilizzazione del mondo. A essere in gioco, prima di ogni cosa, sono la democrazia e la libertà. E siccome questa vicenda è globale i Paesi europei devono pensare immediatamente ad allungare la scelta della sospensione del patto di stabilità europeo. Questa crisi azzopperà l’economia del 2022, che doveva essere di ripresa dopo il Covid. Per questo non possiamo immaginare di ritornare a quelle regole ferree. Dobbiamo mettere sanzioni durissime e sospendere il ritorno del patto di stabilità per poterle sostenere. In più, l’Europa deve far nascere un’Unione dell’energia» con l’obiettivo di essere indipendente dal gas russo.

Mentre si rischia una catastrofe umanitaria con milioni di profughi, Letta dice che «dovremo accoglierli perché democrazia e libertà sono valori non negoziabili. In questo caso dobbiamo dire: prima gli ucraini». E se Matteo Renzi propone l’ex cancelliera tedesca Angela Merkel come inviato speciale Nato e Ue, Letta risponde: «Sono assolutamente favorevole a tutto quel che Merkel potrà fare in futuro, è una risorsa importante e va usata. In Italia abbiamo anche un ex presidente della commissione europea che è una grande risorsa e sarebbe in grado di svolgere un compito del genere: Romano Prodi».

 

La versione di Prodi

Da presidente del Consiglio e della Commissione europea, Romano Prodi è fra i leader al mondo che più volte hanno avuto direttamente a che fare con Vladimir Putin. In un’intervista al Corriere, l’ex premier si concentra anche sulle conseguenze economiche della guerra e delle sanzioni che Europa e Stati Uniti stanno decidendo in queste ore.

«Questa guerra peserà sulla ripresa mondiale», dice. «È anche possibile un’accelerazione dell’inflazione e una più immediata reazione delle banche centrali, che già stavano programmando una stretta graduale».

Le sanzioni, spiega Prodi, «colpirebbero particolarmente il nostro Paese. In Europa, per essere esatti, colpirebbero soprattutto l’Italia e la Germania perché sono le economie che esportano più beni strumentali alla Russia». E «costerebbero invece molto meno agli Stati Uniti che le stanno chiedendo con forza, ma non hanno con la Russia gli stessi nostri rapporti di scambio».

Prodi spiega che «se pongono limiti molto forti all’esportazione di tecnologie per l’industria, sicuramente l’Italia e la Germania ne avrebbero un danno, ma bisogna capire se anche la Russia ne avrebbe un danno. Certo per noi la perdita non sarebbe solo temporanea, per la durata delle sanzioni, perché i nostri clienti russi ci sostituirebbero con prodotti cinesi che poi sarebbe molto difficile scalzare. Se si guardano i dati, l’intensificazione dei rapporti di scambio fra Russia e Cina già oggi è impressionante».

«Perderemmo qualcosa anche nei beni alimentari, anche se in questo caso non rischiamo una sostituzione di lungo periodo». Sull’energia, «il problema è ancora più serio, anche se da un paio di giorni la Russia sembra aver aumentato le forniture di gas che prima aveva lasciato scarseggiare. Questa scarsità ha già creato problemi notevolissimi. Poi è arrivata la strana decisione tedesca di bloccare la certificazione di Nord Stream 2».

Ore, dice Prodi, «gli Stati Uniti dovrebbero dimostrare solidarietà ai Paesi europei che compiono lo sforzo delle sanzioni». E «i modi di venire in aiuto sono tanti e certamente il gas liquefatto americano non aiuterebbe, se continuasse ad arrivare a cinque volte il prezzo di nove mesi fa».