Pivot to greenL’Unione Europea è sempre più attenta al cambiamento climatico

Negli ultimi quarant’anni le vittime causate da eventi climatici estremi sono state oltre 130mila, ma mancano i registri nazionali per raccogliere e registrare i danni economici

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L’Agenzia europea dell’ambiente ha pubblicato un report sui danni causati dagli eventi climatici e meteorologici estremi. Il documento, che ha analizzato il periodo tra il 1980 e il 2020, stima che per questa causa sono morte tra le 85mila e le 138mila persone tra i paesi 27 paesi dell’Unione Europea. A livello economico, invece, le perdite legati a questi eventi sono comprese tra i 430 e 490 miliardi di euro, al valore del 2020. 

Il report fa parte della strategia europea di adattamento al cambiamento climatico “Forging a climate-resilient Europe”, compresa all’interno del Green Deal europeo: l’importante piano di lungo periodo con cui l’Unione Europea progetta di rendere meno inquinante il proprio sistema economico e produttivo. 

Avviata in Europa nello scorso febbraio, tra gli scopi della strategia c’è quello di incentivare in ciascuno stato membro la raccolta dei dati dei danni causati dal meteo e dal clima, specialmente da un punto di visto economico. Questa attività non è infatti diffusa a livello nazionale e l’Agenzia ambientale europea finora si è dovuta rivolgere a database di aziende private, come la Munich Re e la RiskLayer GmbH. Alcune risposte ci sono già state. La Germania ha avviato, tramite l’Agenzia federale dell’ambiente, la creazione del primo database dedicato esclusivamente ai danni legati al clima, che si concluderà nel 2023. Registri di questo tipo sono fondamentali per comprendere anche quanti dei beni che vengono danneggiati durante un evento meteo estremo sono coperti da assicurazione oppure no: una differenza che può sembrare minima, ma che risulta molto importante per definire politiche di sostegno efficaci.

I danni causati da disastri naturali non si manifestano tutti allo stesso modo, così nel report sono divisi in tre categorie a seconda dell’evento che gli ha originati: ci sono le perdite legate agli eventi meteorologici, come i temporali, quelli legati agli eventi idrologici, come le inondazioni, e infine quelli legati a eventi climatologici, come le siccità, le ondate di caldo e di freddo. Analizzare queste circostanze è rilevante anche sotto il profilo del cambiamento climatico poiché i suoi effetti aumentano la frequenza e l’intensità con cui si verificano eventi climatici o meteorologici estremi. Sono esclusi da questi i danni causati dai terremoti e dalle eruzioni vulcaniche, non essendo legate al cambiamento climatico.

Nel report si legge che gli eventi climatologici sono i più dannosi per l’uomo. Essi hanno causato quasi il 90 per cento delle morti legate a disastri naturali avvenute tra il 1980 e il 2020 . In particolar modo, sono le alte temperature a essere pericolose: l’ondata di caldo che colpì il continente europeo nel 2003 da sola ha provocato circa il 50 per cento delle morti. Quell’anno il caldo fu estremamente intenso e prolungato, provocò la morte di oltre 30 mila persone: particolarmente colpita fu la Francia, dove morirono 14 mila persone, come riportato anche dall’Institut national de la santé et de la recherche médicale. L’ondata di caldo del 2003 fu un dei principali disastri naturali in Europa.

Tuttavia, secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo), il numero di disastri legati a motivi ambientali è aumentato globalmente negli ultimi 50 anni e – almeno a livello europeo – ha causato danni sempre maggiori ma un numero di morti in diminuzione. Ne è un piccolo esempio l’ondata di caldo dell’estate 2021, in cui si sono registrate temperature record (come i 47 gradi a Lentini, nel siracusano) ma le conseguenze in termini di vittime non sono state paragonabili a quella del 2003.

Per quanto riguarda i danni economici, invece, sono gli eventi idrologici a essere i più nocivi: sul totale delle perdite, le inondazioni hanno causato circa il 40 per cento dei danni, mentre gli eventi meteorologici hanno provocato circa il 36 per cento dei danni. Guardando invece i danni sui beni o i prodotti coperti da una qualsiasi forma di assicurazione il rapporto tra le due categorie si modifica molto: circa il 60% delle perdite coperte da un’assicurazione è legato a eventi meteorologici, come ad esempio la gradine, mentre meno del 30 per cento riguarda eventi idrologici.

All’interno dell’Europa i tipi di danni climatici variano a seconda della nazione e l’Italia ha molto risentito dei problemi legati al clima. Nel periodo tra il 1980 e il 2020 le morti legati al clima sono state circa 20mila, mentre i danni economici si sono aggirati tra i 75 e i 90 miliardi di euro. Uno studio recente della Banca centrale europea indica come l’Italia abbia due diversi rischi climatici: Il nord Italia è fortemente esposto al pericolo di alluvione e gradine, mentre al sud la minaccia principale è rappresentato dalle ondate di caldo. 

Le istituzioni della comunità europea sono molto attente ai danni causati dal meteo e dal cambiamento climatico. Recentemente, per esempio, la Bce ha lanciato l’ultima fase degli stress test climatici sulle principali banche europee con cui monitora eventuali criticità per il settore bancario in caso di scenari climatici avversi. La Commissione europea invece sta portando avanti il processo di tassonomia energetica e mercoledì ha incluso nella sua proposta ufficiale il gas e l’energia nucleare tra le fonti di energia compatibili con il Green Deal.

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