Pensando di fare una cosa moderna e intelligente, e di trovare una scorciatoia chiamiamola intellettuale per uscire dai pasticci in cui si è cacciato, Matteo Salvini ha mescolato e sciorinato crema fino a montare l’idea di un nuovo soggetto politico simile al Partito Repubblicano americano.
La cosa fa già ridere così, ma in realtà è ancora più stravagante di quanto appaia. Salvini probabilmente non lo sa, e chi gli regge i microfoni e i taccuini neppure, ma oggi il Partito repubblicano è un partito più sovranista, più illiberale, più populista della Lega di Salvini.
Prendere a modello il Partito repubblicano americano di oggi equivale a dire che per mostrarsi più seri e credibili e presentabili sia necessario ispirarsi al Partito nazional fascista (o per il Pd di Enrico Letta dichiarare di ispirarsi al partito venezuelano di Maduro).
Sequestrato da una cricca di delinquenti abituali e agitato da una massa di dietrologi e di fuori di testa, oggi il glorioso Grand Old Party americano che fu di Abramo Lincoln e di Theodore Roosevelt, di Ronald Reagan e dei Bush, è esattamente questo: un partito cui non si riconoscono né l’ultimo presidente repubblicano, George W. Bush, né l’ultimo vicepresidente, Dick Cheney, e nemmeno i due candidati presidenziali che hanno preceduto Donald Trump, ovvero il compianto John McCain e Mitt Romney.
Al Senato, unico tra i repubblicani, Romney ha addirittura condannato per alto tradimento Trump, a causa dei magheggi russi, e non c’era ancora stato l’assalto alla democrazia americana incitato dal presidente sconfitto. Il 6 gennaio 2021 è stata la data dell’infamia della politica americana, il giorno in cui gli assalitori dotati di corna e istigati da Trump hanno provocato la morte di cinque persone, hanno assediato i parlamentari democratici e hanno inseguito nei corridoi di Capitol Hill il vicepresidente repubblicano Mike Pence con l’intento esplicito di impiccarlo, in quanto colpevole di non aver fermato la proclamazione del risultato elettorale sfavorevole a Trump.
Il Partito repubblicano americano è stato dirottato da Trump, allo stesso modo in cui i terroristi dirottano gli aerei, ed è stato trasformato in un mezzo di tentativi permanenti di eversione, di sciovinismo razzista, di antiscientismo militante e di tante altre cose di natura golpista decisamente più impresentabili rispetto alla media invero bassina della Lega di Salvini.
Non è tutto. Al contrario della Lega, che comunque ha un’ala mezza rispettabile costituita dagli amministratori locali meno fanfaroni rispetto a Salvini e ai suoi, il Partito repubblicano americano schiera governatori più squilibrati dei rappresentanti nazionali, più reazionari, più no vax, più eversori e già impegnati nel prossimo tentativo di colpo di stato alle elezioni del 2024.
Il Partito repubblicano americano, insomma, oggi è il partito ideale di chi vuole sovvertire l’ordine costituito, di chi diffonde fake news, di chi rifiuta i pilastri della democrazia liberale, di chi sragiona non tenendo conto dei dati di fatto, di chi vuole superare la società aperta, di chi rinnega il principio del libero scambio e della libera circolazione delle persone, delle merci e dei capitali, di chi tradisce l’atlantismo occidentale e semmai guarda a Putin o a Orbán e ai loro sistemi autoritari.
Queste non sono accuse dei liberal o della sinistra estrema, ma sono cose che dicono e scrivono gli intellettuali conservatori americani e gli ex leader di partito sconcertati dalla piega golpista presa dalla metastasi trumpiana.
Salvini magari voleva dire proprio questo, cioè magari aspira sul serio a diventare ancora più pericoloso di quanto abbia fatto credere alla console del Papeete, oppure banalmente non ha idea di quello che dice. In ogni caso, ne sta combinando un’altra. Qualcuno lo avverta.