Noi, i Presidenti del Movimento europeo in Francia, Germania e Italia, lanciamo un appello affinché il trentesimo anniversario della firma del Trattato di Maastricht sia colta come una opportunità per misurare il lungo percorso che abbiamo compiuto insieme da allora.
Le ambizioni della agenda europea della nuova coalizione in Germania, la presidenza francese del Consiglio dell’Unione europea, la firma del Trattato del Quirinale è la stabilità garantita in Italia dal tandem Mattarella-Draghi predispongono i nostri tre paesi a svolgere un ruolo motore per adattare la costruzione europea alla nuova situazione politica e geopolitica.
Il 7 febbraio 1992, esattamente trenta anni fa, fu firmato a Maastricht da dodici paesi europei il Trattato destinato a girare la pagina della Guerra Fredda, riaffermando il desiderio di una unione sempre più stretta fra i popoli d’Europa.
Come seconda importante tappa della costruzione europea dopo i trattati di Roma, il suo obiettivo era quello di andare al di là della dimensione economica del Mercato e darle una vocazione politica.
Fondando l’Unione su tre pilastri, la sua attuazione ha permesso di realizzare molti e concreti passi in avanti.
Tuttavia, anche se il Trattato di Maastricht ha gettato le basi dell’Europa di oggi, alcune importanti promesse attendono ancora une risposta per costruire il futuro dell’Europa.
Grazie al Trattato di Maastricht, è stato riconosciuto il concetto della cittadinanza europea facendo dell’Unione una comunità non solo di Stati ma di cittadine e di cittadini.
Ciononostante, dobbiamo ancora proseguire il cammino per democratizzare l’Unione e rafforzare la consapevolezza della cittadinanza attiva e dell’identità europea. Il lavoro del Consiglio, della Commissione ma anche del Parlamento europeo deve diventare più trasparente, il Parlamento europeo deve avere il diritto di iniziativa legislativa ed essere autorità legislativa e di bilancio per le spese e le entrate insieme al Consiglio su tutte le decisioni dell’Unione.
Il/la Presidente della Commissione deve essere scelto fra i leader indicati dai partiti europei che devono condurre nella campagna elettorale europea delle liste transnazionali di partito o di coalizione.
La Conferenza sul futuro dell’Europa può aprire la strada a questi progressi e rendere l’Europa capace di affrontare il suo futuro all’interno di un dialogo ampio e orientato verso risultati concreti con un alto grado di responsabilità e in un tempo adeguato ad assicurare la necessaria consapevolezza delle cittadine e dei cittadini.
L’Unione economica e monetaria e l’introduzione della moneta unica (l’Euro), rappresentano senza dubbio una delle più importanti realizzazioni rese possibili dal Trattato di Maastricht.
La media dell’inflazione è stata contenuta nei primi venti anni rafforzando e adattando il funzionamento dell’eurozona segnata dall’attivismo della Banca Centrale Europea in tempo di crisi, dalla realizzazione di piani finanziari per la ripresa e dai passi in avanti verso l’Unione bancaria.
Dei progressi appaiono ancora indispensabili per passare dal coordinamento delle politiche nazionali ad un metodo realmente comunitario abbandonando quello intergovernativo, per introdurre una capacità europea di investimenti comuni rafforzando le regole del bilancio europeo.
Si tratta di un fattore di successo per prevenire la divergenza fra le economie nazionali e per garantire a lungo termine una reale armonizzazione delle politiche economiche e monetarie nell’eurozona.
Questi progressi rappresenterebbero degli importanti passi in avanti dopo il piano di resilienza e ripresa del Next Generation Eu e la ragionevole flessibilità del Patto di Stabilità e Crescita dopo la crisi provocata dal Covid-19.
Il Trattato di Maastricht ha aperto la strada negli anni ai progressi dell’Europa sociale a cominciare dal Protocollo Sociale sulle condizioni del lavoro, la parità di genere, l’integrazione delle persone escluse dal mercato del lavoro e dalla sicurezza sociale.
Con il sostegno finanziario alla disoccupazione parziale durante la crisi pandemica (Sure), l’Unione europea ha mostrato che si può fare ancora di più nel settore sociale approfondire la sua azione rendendo concreti dei meccanismi di intervento.
Nonostante questi progressi, gli obiettivi del Trattato di Maastricht in termini di sicurezza collettiva non sono stati raggiunti mentre l’inadeguato equilibrio dei poteri fra l’Unione europea e gli Stati membri sta alimentando tensioni e inefficaci.
Specialmente nella politica estera e della sicurezza, il cui obiettivo è di consentire azioni comuni in materie globali, gli Europei si sono dotati troppo lentamente degli strumenti istituzionali a livello delle loro ambizioni.
L’attuale instabilità geopolitica chiama gli Europei ad essere più ambiziosi ed efficaci a breve e medio termine in un mondo che sarà altrimenti dominato dal duopolio Americano-Cinese. Ancor di più, la crisi russo-ucraina illustra ancora una volta l’assenza della sovranità e della deterrenza dell’Unione europea e dei suoi paesi membri in politica estera e la necessità il ruolo dell’Unione europea come attore globale a livello internazionale.
È inoltre necessario approfondire lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, che rappresentò un elemento importante del Trattato di Maastricht ma che deve ancora essere completato poiché esso è diventato ancora più importante in un mondo globalizzato.
In un settore che coinvolge l’attraversamento delle frontiere esterne dell’Unione europea e il rafforzamento del loro controllo così come la lotto al terrorismo e il governo dei flussi migratori, le posizioni degli Stati membri sono radicalmente divergenti e non c’è nessun accordo sul controllo delle frontiere esterne dello spazio Schengen.
Noi siamo favorevoli ad un’Europa che accoglie e che crea ponti opponendosi a nuovi muri, altri paesi membri sostengono invece un’Europa che esclude. La ricerca di un compromesso che rispetti i valori dell’Unione europea deve essere una delle priorità per gli anni a venire.
La messa in discussione da parte di alcuni Stati del principio di sussidiarietà e dunque delle competenze europee insieme al rispetto del primato del diritto europeo rappresentano una sfida esistenziale per l’Europa.
Con il Trattato di Maastricht si era certo affermato il principio di sussidiarietà e le competenze comunitarie erano state estese a nuove aree d’azione come l’educazione e la salute ma molte competenze sono rimaste nelle mani degli Stati membri.
Anche se l’area di competenza della legge europea è più limitata di quella delle leggi nazionali, alcuni stati membri hanno messo in dubbio il principio del primato del diritto dell’Unione aprendo un dibattito sulle fondamenta stessa dell’Unione europea, che ha giocato un ruolo importante nella Brexit e dal quale emerge la necessità di un chiarimento di identità sull’appartenenza all’Unione europea.
Concludendo, anche se le conseguenze e l’impatto del Trattato di Maastricht erano trenta anni fa all’altezza delle ambizioni degli Europei, molti obiettivi devono ancora essere realizzati. Le opinioni dei cittadini e gli orientamenti dei governi e delle forze politiche nei parlamenti nei nostri tre paesi devono sostenere la promozione dei nostri interessi e delle nostre ambizioni in un mondo molto più instabile di quanto lo era trenta anni fa dando agli Europei la capacità di influenzare il loro destino e di costruire il loro futuro.
La Conferenza sul futuro dell’Europa è una eccellente opportunità di unificarsi in questa prospettiva in vista delle elezioni europee del 26 maggio 2024.