La mediazione di Cina e TurchiaBiden valuta l’invio di sistemi anti-missile agli alleati europei

Ieri summit a quattro del presidente americano con Johnson, Macron e Scholz. La Germania si oppone all’embargo europeo sul petrolio russo. Parigi e Berlino oggi avranno un incontro con il leader cinese Xi Jinping. Giovedì bilaterale tra Kuleba e Lavrov in Turchia

(AP Photo/Emilio Morenatti)

Il Pentagono spinge sugli aiuti militari agli alleati europei della Nato. E così gli Stati Uniti hanno deciso di inviare altri 500 militari in Germania e Polonia, portando così a circa 100mila il totale complessivo dei soldati schierati. Inoltre, secondo quanto riporta la Cnn, la Casa Bianca starebbe valutando anche di consegnare ai partner dell’Alleanza Atlantica i missili Patriot o Thaad in grado di abbattere i razzi.

Ieri si è tenuto un vertice online a quattro tra il presidente americano Joe Biden, il premier inglese Boris Johnson, il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Ma non è venuta fuori una linea comune sull’embargo al petrolio e al gas russo, a causa della netta contrarietà della Germania. «L’energia in arrivo dalla Russia è essenziale per l’Europa», ha dichiarato Scholz. Che poi lo ha ripetuto a Biden.

Nella notte – come riporta il Corriere – è arrivato l’annuncio dall’Eliseo: Macron e Scholz oggi avranno un incontro con il leader cinese Xi Jinping. La Turchia invece ospiterà, giovedì, un bilaterale tra il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba e l’omologo russo Sergey Lavrov: si tratta del colloquio al più alto livello dall’inizio del conflitto.

Biden, intanto, si prepara a un cambio di passo. Il Segretario di Stato, Antony Blinken, sta cercando di convincere i governi di Polonia e Romania a inviare i caccia Mig-29 all’Ucraina per rispondere agli appelli di Volodymyr Zelensky. Biden ha invitato i tre leader europei ad appoggiare il piano. Ma solo il premier britannico Johnson avrebbe dato disponibilità. L’operazione esporrebbe infatti Polonia e Romania alle imprevedibili rappresaglie di Mosca.

Niente accordo anche sull’altro tema chiave, ovvero il blocco degli idrocarburi russi. I proventi di gas e petrolio coprono circa il 40% delle entrate federali di Mosca: è il denaro che consente di pagare anche i militari. Scholz ha spiegato a Biden che la Germania ha bisogno di mesi per ridurre la dipendenza dal gas russo. Al contrario degli Stati Uniti, che invece non dipendono dalle materie prime russe.

«L’Europa», si legge nel comunicato tedesco, «ha deliberatamente esentato dalle sanzioni le forniture di energia dalla Russia». Attualmente, si spiega, «non c’è altro modo per garantire l’approvvigionamento energetico». E poi si aggiunge: «I capi di Stato preparano anche ulteriori possibilità di sostegno umanitario all’Ucraina. E sono stati concordi nell’affermare che ogni sforzo diplomatico per il superamento della crisi meriti sostegno».

Toni diversi nel comunicato arrivato invece dalla Casa Bianca: «I leader hanno confermato la determinazione ad aumentare i costi dell’invasione per la Russia, sottolineando l’impegno a continuare la fornitura all’Ucraina di aiuti economici, umanitari e per la sicurezza». Repubblicani e democratici al Congresso hanno raggiunto una prima intesa per mettere al bando le importazioni di petrolio e di prodotti derivati dalla Russia. Il disegno di legge, che ora deve essere approvato da Camera e Senato, prevede la «sospensione» dei rapporti commerciali con la Russia. Sarebbe un duro colpo per l’economia putiniana, ma sostenibile per gli americani. Nel 2021 gli Stati Uniti hanno acquistato dalla Russia soprattutto materie prime per un valore di circa 30 miliardi di dollari. L’export americano, invece, ammonta a circa 8 miliardi.

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