La guerra è in pieno svolgimento e la pandemia non è finita, e che succede in Italia? Si affaccia il rischio di una crisi di governo. Sembra di essere in un film dei fratelli Marx, mirabile intreccio di comicità e surrealismo di tanti decenni fa, e invece siamo a inizio marzo 2022 a Roma, palazzo di Montecitorio, quarto piano, commissione Finanze.
Ventiquattr’ore dopo una storica risoluzione che ha unito maggioranza e opposizione nel segno degli aiuti all’Ucraina e della ripulsa dell’aggressione russa e che ha fornito un grande segnale all’opinione pubblica italiana ed europea, ecco che il governo Draghi, reso compatto proprio da quel voto, traballa, e sapete per che cosa? Per la riforma del catasto.
È come se una coppia divorziasse il giorno dopo il matrimonio perché si è rotto un bicchiere.
La sproporzione tra la tragicità del momento e l’accidente, direbbero i tomisti, è talmente enorme da suscitare il dubbio se in Parlamento non ci siano dei matti che giocano a fare casino come se la ricreazione non finisse mai, bombe o non bombe.
A dire la verità a drammatizzare è stata la sottosegretaria all’Economia, Maria Cecilia Guerra (Liberi e Uguali), che ha appunto evocato il rischio della crisi di governo sulla questione (importantissima, intendiamoci) della delega fiscale all’esame del Parlamento di cui la questione del catasto è uno dei perni.
È probabile che la Guerra, mentre in Europa infuria la guerra vera, abbia raccolto l’ira funesta del presidente del Consiglio prima di lanciare un alert così drammatico, e nel merito ha anche ragione.
Il problema infatti è che la Lega non resiste alla tentazione di punzecchiare, o peggio, il governo di cui fa parte e appena può si scatena nelle ovattate stanze delle commissioni parlamentari.
Riassumiamo in sintesi la questione. Draghi propose (art. 6) una nuova mappatura del catasto per poi procedere a una nuova valutazione fiscale degli immobili: è una di quelle cose che si sarebbero dovute fare da anni che non si è fatta perché ci sono sempre stati chiari interessi per bloccare questa riforma.
La Lega, sensibile a questi interessi, vorrebbe stralciare questa norma che per Draghi è fondamentale nell’ambito della riforma fiscale che – attenzione – è assolutamente decisiva per ottenere i fondi del Pnrr.
Per questo il presidente del Consiglio, che sa di essere in-so-sti-tui-bi-le, ha alzato la voce tramite la sottosegretaria, poi bissata dal ministro per i rapporti col Parlamento Federico D’Incà.
Draghi non è mai stato così forte ed è per questo che Salvini ha bisogno di far notare che la Lega esiste e lotta: ma non pare una grandissima strategia.
Ora, se è normale che Fratelli d’Italia, malgrado il significativo appoggio di martedì alla risoluzione pro-Ucraina, tenga fermo il suo ruolo di partito di opposizione, con Forza Italia che prova a mediare, c’è da sottolineare ancora una volta che è di nuovo la Lega a sabotare l’azione del governo, anche se alla fine non saboterà un bel niente perché il governo avrebbe comunque i numeri dalla sua parte anche senza Salvini.
Ma al di là di ogni considerazione politico-parlamentare, e scommettendo sul fatto che una soluzione si troverà, sembra lunare scrivere di questi problemi nel momento più grave della recente e meno recente storia mondiale. Con tutto il rispetto per il catasto.