L’offensiva russa in Ucraina non sembra ammorbidirsi e in periodi come questi ogni piccolo aiuto può essere fondamentale. Sin da subito tutti i settori si sono mobilitati per sostenere i più bisognosi, quello del food non è stato da meno. L’esempio più recente è quello del presidente del Richemont Club Italia, Matteo Cunsolo, che ha consegnato sei quintali di biscotti in tre diversi campi profughi al confine tra Polonia e Ucraina. L’iniziativa di Cunsolo nasce sulla scia di un‘altra sua iniziativa di solidarietà: il pane in cassetta con i colori della bandiera ucraina, il blu e il giallo. Un atto simbolico, il cui intero ricavato sarà devoluto in beneficienza.
Matteo è un panificatore, ma in suo aiuto ha avuto l’operato di tutti i panificatori e pasticceri del suo club, provenienti da tutte le regioni d’Italia che oltre ai biscotti e altri prodotti da forno a lunga conservazione, hanno raccolto ogni qualcosa potesse servire ai bambini: generi di prima necessità, vestiti, medicinali e giocattoli. «Guardando le immagini al telegiornale ho visto che alla frontiera i volontari distribuivano una bevanda calda e del pane ai profughi. Ho pensato come rendermi utile» racconta. Del resto, chi di fronte ad immagini simili riuscirebbe a restare impassibile, sapendo di poter fare qualcosa? «Sappiamo che è solo una goccia nel mare, ma se ognuno contribuisce con la propria goccia si ottiene un oceano di solidarietà». Bene che genera altro bene. Infatti, non a caso, una volta messasi in moto la raccolta, altre associazioni hanno scelto di dare il loro contributo: è il caso dell’associazione commercianti di Chioggia, l’associazione artigiani di Chioggia e i panificatori chioggiotti.
Marco nel suo viaggio di ben 4.400 km non è rimasto da solo. Con lui c’erano Matteo, Marco Slavazza e Alois Maurizi. Proprio Alois ha saputo del viaggio per pura casualità, ma una volta venuto a conoscenza della spedizione benefica, non ha esitato un attimo: «sentivo che dovevo rendermi utile in qualche modo e offrire il mio aiuto, è stata un’esperienza che non dimenticherò mai». Nella stessa prospettiva si pone anche Slavazza, da un viaggio per raccontare cosa stesse succedendo ad una vera e propria missione, dove la narrazione si sposava con il proposito ancor più nobile dell’aiuto umanitario. «Non siamo super eroi abbiamo guidato dei mezzi per raggiungere un obiettivo: portare aiuti e sollievo ad una popolazione che sta vivendo il dramma della guerra» afferma con grande umiltà Slavazza.
Che cos’hanno in comune i tre volontari? Sono tutti e tre originari di Parabiago, comunità che ha subito risposto all’appello di Cunsolo: «Avevo chiesto di donare generi di prima necessità per i bambini. E fin da subito c’è stata grande solidarietà da parte di tutti: abbiamo raccolto giocattoli, indumenti, alimenti, pannolini per neonati, abbigliamento da destinare ai bambini. Anche la farmacia del paese ha offerto il suo prezioso contributo donando medicinali».